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Russia Turchia

Come e perché l’Ucraina sbraita contro Erdogan e Putin per il TurkStream

L'articolo di Giusy Caretto

Vladimir Putin e Recep Erdogan, il 20 novembre, hanno festeggiato la conclusione dei lavori del tratto offshore del gasdotto TurkStream, che porterà il gas russo direttamente ad Ankara bypassando l’Ucraina. E Kiev, proprio a causa della sua esclusione, dovrà iniziare a fare i conti con quanto verrà a mancare nelle casse dello Stato una volta che il progetto sarà avviato.

Intanto, Gazprom ha deciso quale sarà il percorso della seconda parte della seconda tratta: il gasdotto attraverserà l’Europa dell’Est.

IL PROGETTO

Partiamo dall’inizio. Il gasdotto, realizzato da South Stream Transport B.V. (consociata della russa Gazprom) prende avvio dalla regione russa di Krasnodar, attraversa il Mar Nero per approdare direttamente sulle coste turche. L’infrastruttura avrà una capacità, a regime, di 15,75 miliardi di metri cubi di gas ed entrerà in funzione, presumibilmente, nel 2019, dopo i dovuti test.

L’UCRAINA PERDE 500 MILA DOLLARI

L’esclusione di Kiev dal progetto russo, però, non è solo una questione territoriale e politica. Per l’Ucraina, infatti, tutto questo si tradurrebbe in un ammanco importante nelle casse dello Stato.  Con l’avvio dell’infrastruttura, infatti,  il pompaggio attraverso il sistema ucraino diminuirebbe di 12-13 miliardi di metri cubi l’anno. In denaro, Kiev, secondo le stima di Leonid Unigovsky, presidente del Consiglio di esperti sull’industria ed il mercato del gas naturale ucraino, perderà circa 500 mila dollari.

LA STIMA POTREBBE CRESCERE

Quella di Leonid Unigovsky è solo una stima parziale. Le linee del gasdotto TurkStream, infatti, saranno due. La prima farà arrivare il gas in Turchia, la seconda in Europa.

Proprio in queste ore, infatti, Gazprom, ha deciso quale sarà il percorso della seconda tratta del gasdotto:  attraverserà l’Europa dell’Est. Serbia, Ungheria e Slovacchia hanno già avviato delle gare d’appalto per le condotte, mentre l’operatore bulgaro, Bulgartransgaz, avvierà i lavori a dicembre.

Secondo quanto riferisce il quotidiano russo Kommersant,  le prime forniture di gas in Bulgaria e Serbia sono previste per il 2020, in Ungheria nel 2021, e in Slovacchia nella seconda metà del 2022. La tratta, inizialmente, verrà caricata solo parzialmente e raggiungerà il suo pieno carico nel 2022.

ITALIA FUORI DAI PROGETTI?

Resta, nonostante gli ultimi annunci, l’incognita Grecia. Come sarà rifornita Atene? Probabilmente attraverso la Bulgaria, ma questo significherebbe una deviazione durante il trasporto di gas. Mosca, molto probabilmente, ha anche un altro piano: trasportare il gas attraverso la Grecia e il Sud Italia.

Tutto, però, resta ancora segreto: il Cremlino ricorda ancora la triste esperienza di cancellazione di South Stream e potrebbe voler rimandare l’annuncio della rotta reale per ridurre il rischio di pressioni esterne sui paesi di transito.

UCRAINA CONTRO LA SECONDA LINEA

Indipendentemente dalla rotta, la seconda tratta, una volta avviata farà perdere ancora più denaro all’Ucraina: il pompaggio diminuirà ancora se Mosca dovesse riuscire a costruire il gasdotto.

Ed è per questo che “l’Ucraina deve dirigere gli sforzi per impedire la costruzione della seconda linea del TurkStream. Perché poi ridurrà ulteriormente il volume di pompaggio di gas attraverso l’Ucraina verso l’Europa. Ed è ancora possibile. C’è una proposta per attrarre partner stranieri – operatori europei del sistema di trasporto del gas- a partecipare alla gestione del sistema ucraino di trasporto del gas”, ha dichiarato Unigovsky.

Non sarà certo facile per Kiev. Senza un partner europeo, l’Ucraina troverà difficile concordare e costringere Gazprom a mantenere grandi quantità di gas attraverso il nostro sistema di trasporto del gas”, ha detto Unigovsky.

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