Sono giorni di forti tensioni sulla linea Berlino-Helsinki per il caso Uniper. Gli sforzi per trovare una soluzione finanziaria ai problemi del colosso tedesco dell’energia non sono stati finora coronati da successo e anzi stanno provocando un braccio di ferro tra Germania e Finlandia.
Lo stato dell’arte è raccontato da due episodi. Ieri a Berlino, a domanda specifica, un portavoce del ministero dell’Economia ha burocraticamente risposto che “il governo tedesco sta conducendo intensi colloqui per dare sostegno all’azienda di servizi pubblici Uniper, ma non c’è una tempistica sulla rapidità con cui tali colloqui si concluderanno”. Da Helsinki, il governo di Sanna Marin aveva fatto sapere di non avere intenzione di “prendere in considerazione ulteriori sostegni finanziari di Fortum per sostenere Uniper”.
Fortum, società energetica finlandese, è il maggiore azionista di Uniper. Anch’essa di proprietà statale al 51%, è un’azienda strategica per il governo di Helsinki e contribuisce al bilancio statale con circa mezzo miliardo di euro di dividendi all’anno. Uniper ha già ricevuto una linea di credito di 2 miliardi di euro dalla banca statale tedesca KfW per proteggere il grado di investimento della società. E anche altri aiuti, secondo Helsinki, dovranno arrivare da Berlino.
Per provare ad appianare il contrasto, o forse solo per mettere in chiaro a quattr’occhi le posizioni divergenti, il ministro finlandese per la Gestione del patrimonio Tytti Tuppurainen arriverà oggi nella capitale tedesca. Non saranno colloqui facili, sempre ammesso che ci saranno. Proprio questa mattina i media tedeschi hanno dato la notizia che il ministro dell’Economia Robert Habeck, che assieme al cancelliere Olaf Scholz tiene le fila del dossier Uniper, è stato contagiato dal Covid.
Ma la questione è urgente. Uniper è in crisi da quando la Russia ha limitato le esportazioni di gas, costringendo l’azienda tedesca ad acquistare gas da altre fonti per servire i propri clienti, con perdite giornaliere che l’amministratore delegato Klaus-Dieter Maubach ha stimato in decine di milioni di euro. Le trattative con il governo tedesco per un intervento pubblico erano già in corso, quando il parlamento tedesco, lo scorso 8 luglio ha approvato la revisione della legge sulla sicurezza energetica che modifica le modalità con cui lo Stato può sostenere finanziariamente le società energetiche, con un’aggiunta introdotta all’ultimo minuto e definita colloquialmente “Lex Uniper”. Un minuto dopo la società ha ufficialmente richiesto un sostegno per la stabilizzazione. “La situazione per noi non è più sostenibile e per questo motivo abbiamo presentato la richiesta ufficiale di aiuti di Stato”, aveva dichiarato lo stesso Maubach in conferenza stampa a Düsseldorf, “il governo tedesco ha creato gli strumenti necessari a questo scopo, ora speriamo in una soluzione rapida”.
Le speranze di rapidità si sono però arenate sul bagnasciuga finlandese. In un’intervista all’agenzia di stampa nazionale Stt, Tuppurainen ha ricordato che Fortum ha già dato 8 miliardi di euro a Uniper all’inizio dell’anno attraverso accordi finanziari e che sarà difficile ottenere un sostegno maggiore: la responsabilità principale è del governo tedesco, ha sottolineato. Concetto che con molta probabilità ribadirà oggi a Berlino, sempre che l’incontro (in persona, in video o con altri rappresentanti tedeschi) sarà confermato.
Nel frattempo da Helsinki sono arrivate altre bordate. Il ministro dell’Economia Mika Lintilä ha ad esempio definito “incomprensibile” il fatto che la Germania persista nella sua politica antinucleare, confermando la chiusura a fine anno degli ultimi tre reattori atomici ancora in funzione, fino al punto di cedere alla ripresa dell’uso del carbone. Berlino potrebbe prolungare temporaneamente l’attività delle centrali, prima di chiedere che altri Paesi si facciano carico delle sue difficoltà.
Può apparire un’amara vendetta della storia che l’austera Germania debba ora sbattere il muso contro la caparbia austerità altrui, ma va ricordato che il precedente management di Fortum era stato di recente fortemente criticato in patria per aver investito in Uniper.
E a Helsinki le acque non sono tranquille. Nel corso della tradizionale tavola rotonda pubblica annuale che si è tenuta alla Suomi Areena, tutti i leader dei partiti di opposizione hanno raccomandato una posizione intransigente. “Il governo finlandese dovrebbe essere molto duro con la Germania”, ha detto Petteri Orpo, presidente di Coalizione nazionale, il principale partito di opposizione. E ha invitato con piglio populista la premier Marin a rientrare dalle vacanze e mettersi al lavoro sul dossier Uniper.
Un contatto telefonico fra Marin e Scholz c’è già stato lo scorso fine settimana, ha comunicato l’ufficio stampa della premier. Si può immaginare che nel braccio di ferro in corso Berlino metterà sul piatto il caloroso appoggio dato alla richiesta di adesione finlandese alla Nato, e chissà se questo basterà ad ammorbidire le resistenze. Proprio ieri la Frankfurter Allgemeine Zeitung, in un editoriale incentrato sul dibattito tedesco sul nucleare, parlava di credibilità europea della Germania e quasi vaticinava: “potrà capitare che un governo o l’altro ricordi alla Germania che potrebbe aiutarsi da sola, invece di dover fare affidamento su Stati che ama trattare con tanta condiscendenza”. Sta accadendo con la Finlandia sul caso Uniper.