La prima azienda energetica a finire nella rete di sicurezza dello Stato sarà Uniper, importatore e distributore di gas fra i più grandi d’Europa e pericolosamente esposto sul mercato russo. Il governo tedesco ha elaborato un emendamento di legge che prevede la possibilità di una partecipazione diretta dello Stato in società energetiche in difficoltà per evitare un possibile collasso delle forniture e dell’industria del gas.
La notizia era già trapelata nei giorni scorsi, quando il ceo di Uniper, Klaus-Dieter Maubach, aveva lanciato un grido di allarme dopo che l’azienda aveva ritirato gli obiettivi di utili e profitti per l’esercizio 2022 per l’incertezza della situazione e aveva rivelato di colloqui in corso con il governo per la “definizione di misure di stabilizzazione”.
Il modello che verrà adottato è quello utilizzato per Lufthansa durante la crisi della pandemia, quando lo Stato erogò un prestito da 3 miliardi di euro attraverso la banca pubblica Kfw e vi fu il passaggio di una quota del 20% di Lufthansa al governo che entrò nel consiglio di sorveglianza con due posti e diritto di voto solo in casi eccezionali. Un meccanismo di aiuti complesso, basato sulla cosiddetta legge di accelerazione della stabilizzazione economica e sul fondo di stabilizzazione economica in essa contenuto, che permise alla compagnia aerea di attraversare le turbolenze economiche causate dalle prime ondate di Covid. E ora dovrà aiutare quelle società energetiche in difficoltà per i tagli ai rifornimenti dalla Russia, Uniper per prima. Le società importatrici di gas perdono centinaia di milioni di euro ogni giorno perché non possono trasferire ai loro clienti il forte aumento dei costi di approvvigionamento, dato che il gas che devono reperire altrove costa .
Secondo i piani, l’ingresso dello Stato sarà regolato da un nuovo paragrafo 29 della legge sulla sicurezza energetica. La Frankfurter Allgemeine Zeitung cita esplicitamente una bozza di un apposito emendamento proposto dai gruppi parlamentari della maggioranza di governo. La road map sarà veloce, come sta accadendo magicamente in tutti i settori coinvolti nella crisi energetica. La versione finale dovrà essere approvata dal Bundestag e dal Bundesrat, probabilmente già venerdì prossimo, in modo che le aziende colpite possano presto ricevere l’aiuto atteso.
Nel frattempo Olaf Scholz si muove su altri fronti di crisi collegati, come quello dell’inflazione. Da ieri la Germania ha rispolverato uno strumento utilizzato in altre fasi difficili del secolo scorso, “l’azione concertata”. Di fatto un tavolo di lavoro che riunisce esponenti del governo, imprenditori, sindacati, economisti, docenti universitari e il governatore della Bundesbank per dibattere in maniera informale la situazione determinata dal caro prezzi e le possibili soluzioni da adottare.
Il cancelliere ha definito l’inflazione una “bomba sociale”. “Quando i costi del riscaldamento aumentano improvvisamente di qualche centinaio di euro, è una somma che molte persone non sono in grado di permettersi”, aveva detto nella tradizionale intervista d’estate trasmessa nell’orario di maggior ascolto domenicale dalla tv pubblica Ard, “e ogni cittadino se ne accorge al supermercato, in altri negozi e alle stazioni di servizio”.
L’obiettivo del tavolo di concertazione con le parti sociali e il mondo accademico è quello di trovare una strada che permetta da un lato di attenuare l’impatto degli aumenti per i cittadini, dall’altro di evitare una pericolosa spirale salari-prezzi. Le prime avvisaglie ci sono già. Si avvicina l’autunno caldo delle trattative sindacali per i rinnovi dei contratti di lavoro e le pressioni per aumenti in busta paga sono già partite con i sindacati pronti a difendere per questa via il potere d’acquisto dei loro iscritti.
L’incontro di lunedì pomeriggio – il primo di una lunga serie che proseguirà nei prossimi mesi – non ha prodotto alcun risultato concreto, ma nessuna misura era attesa. Si è trattato di un primo scambio di idee, di fronte a una “sfida storica” come l’ha definita il cancelliere a beneficio dei titoli della stampa. Le parole e gli slogan utilizzati sono quelli dei tempi difficili, ma Scholz non vuol far passare l’idea che il governo sia in affanno. Misure nuove ci saranno, ma se ne riparlerà in autunno, per il momento è già stato fatto molto: “Non si può attuare un pacchetto da 30 miliardi di euro e allo stesso tempo discutere già del prossimo”, ha detto un po’ piccato.
Intanto c’è da registrare un altro dato, se non storico certamente indicativo dei tempi straordinari che si stanno vivendo. Per la prima volta dopo oltre 30 anni la Germania ha registrato un deficit della bilancia commerciale da 1 miliardo. È il dato del mese di maggio e la responsabilità è da attribuire ai prezzi dell’energia schizzati alle stelle. L’ultima volta che era accaduto correva l’anno 1991 e la Germania aveva appena festeggiato la riunificazione.