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Legge Ripristino Ecosistemi

Tutti gli intrighi sulla legge europea per il ripristino degli ecosistemi

C’è chi la difende a spada tratta e chi non vede l’ora di far saltare tutto. Fatti, polemiche, approfondimenti e retroscena sulla proposta di legge della Commissione Ue per il ripristino degli ecosistemi.

 

Dopo giorni di dibattito, ieri la commissione Ambiente (Envi) del Parlamento europeo non è riuscita a trovare una maggioranza a sostegno della proposta di legge della Commissione europea per il ripristino degli ecosistemi, sulla quale l’Italia, rappresentata dal ministro Gilberto Pichetto Fratin, si è schierata contro nel corso del Consiglio Affari Energia dell’Ue del 20 giugno.

Come Start aveva scritto, già negli scorsi giorni si era capito che la strada sarebbe stata tutta in salita. Ora, non resta che l’ultimo e decisivo voto del Parlamento europeo in seduta plenaria che si riunirà a Strasburgo dal 10 al 13 luglio.

IL VOTO

Sulla proposta per il ripristino degli ecosistemi, la commissione Ambiente (Envi) del Parlamento Ue ha portato a casa un pareggio: 44 voti a favore, 44 contrari e 0 astenuti. Il che equivale a una bocciatura. Nonostante ore di dibattito su centinaia di emendamenti e diversi voti, Envi non è riuscita a trovare una maggioranza, sancendo così il rigetto del testo a cui si era giunti con il Consiglio Affari Energia dell’Ue.

COSA SUCCEDE ORA

L’ultima parola spetterà comunque al Parlamento europeo che voterà in sessione plenaria a luglio una proposta di risoluzione formulata appunto da Envi, che è la commissione competente. L’emiciclo poi avrà la possibilità di presentare emendamenti.

Non è ancora finita perché, come spiega Eunews, nei giorni scorsi, gli eurodeputati della commissione Envi avevano bocciato una mozione sostenuta dal Partito popolare europeo (Ppe) per affossare la legge e questo ha fatto sì che il provvedimento possa continuare il suo iter verso il Parlamento Ue.

PERCHÉ IL PPE È SUPER CONTRARIO

Dietro al totale rifiuto da parte del Ppe per la proposta di legge, secondo il partito più consistente del Parlamento Ue (177 seggi), ci sarebbero da difendere gli interessi di agricoltori e pescatori europei perché, a loro dire, oltre a danneggiare queste categorie, gli obiettivi del testo discusso interromperanno le catene di approvvigionamento, diminuiranno la produzione alimentare e faranno salire i prezzi, mettendo a rischio la sicurezza dell’Ue.

Inoltre, sempre per il Ppe, l’esecutivo europeo non ha presentato una chiara e pragmatica valutazione d’impatto della legge.

GLI INTRIGHI DIETRO IL NO DELLA MAGGIORANZA URSULA (CHE NON ESISTE PIÙ)

Tuttavia, nei corridoi europei e non solo si vocifera che si tratti in realtà di “una mossa politica in vista delle elezioni europee del 2024, per trovare consenso nell’elettorato agricolo” o di “un tentativo di delegittimare l’attuale presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, che fa parte della famiglia politica del Ppe e potrebbe ricandidarsi per un secondo mandato ed è la principale artefice del Patto verde per l’Europa, cardine della sua legislatura”.

Riferendosi al voto di ieri, il quotidiano La Verità di Maurizio Belpietro parla infatti di una maggioranza Ursula ormai “sfaldata”: “Come dimostrano i numeri, una metà abbondante del Ppe guidato da Manfred Weber si è allineata al gruppo di destra, Ecr, e a pezzi di Renew Ue, vicino a Emmanuel Macron”. Secondo Claudio Antonelli del quotidiano fondato e diretto da Maurizio Belpietro, non si tratta di un evento “sporadico” dato che già il 16 giugno “la medesima commissione (tra l’altro quella politicamente più estremista dal punto di vista del green) aveva stoppato, sempre con 44 voti contro 44, numerosi emendamenti avanzati dai socialisti e da altri alleati”.

Sempre secondo La Verità, la motivazione alla contrarietà del Ppe alla legge per il ripristino degli ecosistemi è sia vera che strumentale: “Vera, perché i popolari adesso su queste leggi più estremiste sembrano aver aperto gli occhi e pensarla come la destra. Strumentale perché è il racconto perfetto per giustificare l’allontanamento dai Socialisti”.

L’ALTRA CAMPANA

Dall’altra parte, quella dei sostenitori del provvedimento, si ritiene invece che il Ppe stia mettendo in atto una chiara “manipolazione” da parte di Weber. Ad affermarlo è stato su Twitter l’eurodeputato di Renew Europe e presidente della commissione Envi, Pascal Canfin:

I gruppi progressisti, infatti, si legge su Eunews che cita Canfin, denunciano che “un terzo degli eurodeputati del Ppe che oggi ha votato in Envi non erano membri effettivi della commissione Ambiente, ma sostituti appartenenti alla CDU (Unione Cristiano-Democratica) della Germania e ¾ dei sostituti provenivano dalla commissione per l’agricoltura (Agri)” – dove il testo è stato bocciato a maggio.

Canfin, tuttavia, si dice ottimista perché un episodio simile “non può ripetersi in plenaria dove non si possono sostituire gli eurodeputati”.

 

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