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Stati Uniti Petrolio

Tutte le novità fra le società dello shale Usa

Rimarranno solo tre o quattro produttori shale indipendenti come Pioneer-Parsley, EOG Resources Inc., ConocoPhillips” e "forse" Hess Corp.

Che l’industria shale statunitense sia stata colpita duramente dalla crisi innescata prima dalla guerra dei prezzi del petrolio e poi dagli effetti della pandemia non ci sono dubbi: lo testimoniano il calo della domanda ma anche i fallimenti di molte società indipendenti del settore.

L’ANALISI DI RYSTAD ENERGY

“La produzione di light tight oil in Nord America è stata duramente colpita quest’anno a causa del drammatico calo dei prezzi del petrolio causato dall’eccesso di offerta globale e dalla distruzione della domanda. Si prevede che i livelli di attività e la produzione mostreranno un notevole calo nel 2020, che probabilmente continuerà anche nel 2021”. È la previsione di Rystad Energy.

Inoltre, molti produttori in Nord America “sono stati costretti a ridurre i volumi di produzione oltre a prendersi ferie e ridurre il numero di piattaforme e personale – ha aggiunto Rystad Energy -. Le interruzioni della produzione e i flussi limitati su altri pozzi hanno raggiunto il picco a maggio 2020 con molti operatori che hanno iniziato a produrre volumi ridotti da giugno a causa del miglioramento dei prezzi del petrolio. Prevediamo che la maggior parte delle riduzioni siano terminata a fine di agosto 2020. La produzione di petrolio è quindi aumentata durante i mesi estivi a seguito delle riattivazioni chiuse e dei livelli più elevati di completamento dei pozzi già perforati”.

LE PREVISIONI

“Tuttavia, i nuovi livelli di attività di perforazione rimangono bassi e prevediamo che la produzione di petrolio mostrerà nuovamente un calo nel quarto trimestre del 2020. Pertanto, la produzione complessiva di light tight oil in Nord America dovrebbe scendere a 8,2 milioni di barili al giorno quest’anno e scendere ulteriormente a 7.7 milioni di barili al giorno nel 2021” a causa del fatto che i produttori “sono pronti a mantenere bassi i livelli di attività in un contesto di mercato incerto e un focus sulla disciplina del capitale. Con il miglioramento dei prezzi del petrolio nel medio termine, si stima che l’attività e la produzione di petrolio in Nord America aumenteranno di nuovo, raggiungendo i 13,6 milioni di barili al giorno entro il 2030”, ha concluso la società di consulenza norvegese.

FUSIONI IN ATTO

Questa situazione sta però portando a un consolidamento delle aziende del settore: basta dare uno sguardo alle recenti operazioni di ConocoPhillips che ha accettato di pagare 9,7 miliardi di dollari per Concho Resources, il cui prezzo delle azioni è stato dimezzato nel 2020. E l’operazione tra Pioneer e Parsley Energy, le cui azioni sono state anch’esse dimezzate nel 2020.

“La serie di fusioni che hanno rimodellato l’industria dello shale oil negli Stati Uniti ha subito un’accelerazione quando Pioneer Natural Resources Co. ha accettato di acquistare Parsley Energy Inc. per 4,5 miliardi di dollari in azioni, creando uno dei maggiori produttori nel bacino del Permiano – sottolinea Bloomberg -. L’accordo è arrivato il giorno dopo che ConocoPhillips ha annunciato l’acquisizione da 9,7 miliardi di dollari di Concho Resources Inc. e sottolinea l’opinione che le compagnie petrolifere devono essere grandi per sopravvivere in un nuovo mondo dilaniato dalla pandemia e troppo rifornito di greggio. All’inizio di questo mese Chevron Corp. aveva completato l’acquisizione di Noble Energy mentre Devon Energy aveva accettato di fondersi con l’azienda di perforazioni shale WPX alla fine di settembre”.

NE RIMARRANNO POCHE

Insomma, il settore è in piena modalità “fusione” in risposta ai prezzi del petrolio che sono bloccati a circa 40 dollari al barile negli ultimi mesi dopo che la pandemia di Covid-19 ha colpito la domanda globale. Il colpo più grave, come sottolinea sempre Bloomberg, è per l’industriale shale americana “appesantita da debiti massicci, risultato di anni di espansione vertiginosa che hanno reso l’America il più grande produttore di greggio, ma hanno anche deluso gli investitori con scarsi rendimenti”. Probabilmente rimarranno solo tre o quattro produttori indipendenti, come ha chiarito l’amministratore delegato di Pioneer Scott Sheffield in una teleconferenza con gli analisti, secondo quanto riportato dal quotidiano americano: “I veri sopravvissuti saranno Pioneer-Parsley, EOG Resources Inc., ConocoPhillips” e “forse” Hess Corp.

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