Le smisurate ambizioni energetiche del presidente turco Erdogan e il suo gusto per le sfide geopolitiche lo hanno spinto a intraprendere colloqui con la Cina per la realizzazione di quella che dovrebbe diventare la terza centrale nucleare del Paese dopo quella di Akkuyu costruita dai russi e una seconda per la quale sono in corso le trattative con la stessa Mosca, ma anche con la Corea del Sud. Il Sultano frattanto medita di costruire assieme a Washington, Londra e Seoul dei piccoli reattori nucleari di nuova generazione. Ecco cosa scrivono in proposito i giornali del Medio Oriente.
Le dichiarazioni del ministro turco dell’energia
Sarebbero in uno stadio avanzato i colloqui fra Turchia e Cina per costruire una centrale nucleare nella Tracia orientale, al confine con Grecia e Bulgaria. Questo almeno è quanto ha riferito la settimana scorsa ai giornalisti il ministro turco dell’energia Alparslan Bayraktar, secondo il quale mancano pochi mesi alla firma dell’accordo finale.
Come segnale tangibile, Bayraktar ha detto che funzionari del governo cinese hanno appena visitato il sito dove è previsto l’impianto. Secondo quanto riportato da Middle East Eye, nella delegazione cinese c’erano tra gli altri He Yang, vice amministratore della National Energy Administration e Lu Haongzao, vicepresidente senior della State Power Investment Corporation.
“Siamo arrivati a un punto veramente importante (delle discussioni) che ci porterà a finalizzare (l’accordo) in pochi mesi” sono state le parole del ministro, che ha aggiunto: “saremo presto in grado di firmare un accordo con la Cina sul programma relativo all’energia nucleare”.
Frenesia nucleare
Come ricorda Al Monitor, quella che dovrebbe sorgere nella Tracia orientale sarebbe la terza centrale nucleare del Paese. Attraverso Rosatom, la Russia sta infatti costruendo un impianto ad Akkuyu, che diventerà operativo il prossimo anno, mentre sono in corso le trattative con la stessa Rosatom e con alcune aziende sudcoreane per realizzarne una seconda a Sinop, sul Mar Nero.
Ankara si è inoltre detta aperta all’idea di costruire assieme agli Usa, alla Gran Bretagna e alla Francia dei piccoli reattori modulari (SMR), ma il progetto è ancora allo stadio di ipotesi anche perché la Turchia ne pretende la costruzione e impieghi commerciali esclusivamente locali.
Come riporta il sito World Nuclear News, Bayraktar ha scritto su X che le discussioni sugli SMR stanno progredendo con l’obiettivo di costruirne almeno 16 e di aggiungere 5 GW di capacità entro il 2050.
Bayraktar ha detto che la Turchia punta ad ottenere in futuro dalle sue centrali almeno 20 GW anche per diversificare ulteriormente il suo mix energetico che – secondo i dati del think tank londinese Enber citati da Al Monitor – vedeva nel 2021 la Turchia generare energia nella misura del 33% dal gas, del 32% dal carbone, del 17% dall’idroelettrico e del 17% da altre fonti rinnovabili.
I lavori ad Akkuyu
Proseguono di gran lena frattanto i lavori di Rosatom ad Akkuyu nel contesto di un progetto da 4,3 miliardi di dollari di cui il 47% investiti dalla Turchia.
Migliaia di lavoratori, l’80% dei quali costituiti da manodopera locale, sono attualmente impegnati nella costruzione di un impianto che, quando entrerà a pieno regime, impiegherà circa 4.000 addetti, il 30% dei quali dovrebbero essere, secondo le intenzioni di Ankara, cittadini turchi.
A tal scopo, la Turchia ha recentemente inviato 317 giovani in Russia a studiare ingegneria nucleare, mentre sono previsti programmi di formazione e addestramento nelle Università e negli Istituti Superiori turchi.