Donald Trump ha promesso di stimolare la produzione di idrocarburi (drill, baby, drill è uno dei suoi motti) e di affermare il “dominio energetico” degli Stati Uniti sui mercati dei combustibili fossili: petrolio, quindi, ma anche gas naturale liquefatto, o Gnl, di cui il paese è il maggiore esportatore al mondo. Il programma energetico del presidente, però, potrebbe venire penalizzato da un altro tassello della sua agenda economico-commerciale: più precisamente dalle tariffe sulle navi di costruzione cinese che attraccano nei porti americani, pensate per stimolare la cantieristica nazionale e contrastare il primato di Pechino.
LE TARIFFE SULLE NAVI CINESI PENALIZZANO L’INDUSTRIA AMERICANA DEL GNL
L’industria statunitense del gas liquefatto, rappresentata dall’American Petroleum Institute, ha fatto presente all’amministrazione Trump che il rispetto delle nuove norme sulle imbarcazioni causerebbe un forte aumento dei costi di trasporto del combustibile, mettendo le aziende americane in una posizione di svantaggio rispetto alla concorrenza estera.
Da ottobre le navi cinesi e costruite in Cina saranno soggette a una tassa di 50 dollari alla tonnellate all’ingresso nei porti statunitensi; la somma aumenterà di 30 dollari all’anno entro i tre anni successivi. Le navi costruite in Cina ma possedute da società non cinesi, invece, dovranno pagare 18 dollari alla tonnellata, più altri 5 dollari all’anno entro i tre anni successivi.
È POSSIBILE FARE A MENO DELLA CINA?
Il settore americano del gas liquefatto ha già ottenuto un’esenzione di tre anni dall’applicazione delle tariffe sulle navi cinesi. Ma l’American Petroleum Institute sostiene che per le aziende esportatrici è impossibile rispettare queste regole nei tempi previsti, considerato che oggi non ci sono imbarcazioni statunitensi adatte al trasporto del combustibile e che i cantieri nazionali non hanno capacità da destinare alla costruzione di queste navi. Secondo l’organizzazione, quindi, le tariffe sulle imbarcazioni cinesi non promuoveranno la energy dominance dell’America, ma al contrario potrebbero danneggiare la sua posizione nel mercato internazionale del gas liquefatto.
UN DANNO PER L’INDUSTRIA GASIFERA AMERICANA
Charlie Riedl, direttore del Center for Lng, un’altra associazione industriale, ha detto al Financial Times che le tariffe in questione rischiano di destabilizzare i contratti di fornitura stipulati dagli esportatori americani perché questi ultimi potrebbero dover scaricare l’aumento dei costi sugli acquirenti finali, i quali potrebbero di conseguenza rivolgersi ad altri venditori più convenienti: l’Australia e il Qatar, per esempio, potrebbero trarre vantaggio da uno scenario del genere.
QUANTO VALE L’EXPORT AMERICANO DI GNL
Il valore economico delle esportazioni americane di gas liquefatto ammonta a 34 miliardi di dollari l’anno. Nel 2024 gli Stati Uniti hanno esportato 11,9 miliardi di piedi cubi di gas liquefatto al giorno, un volume in grado di soddisfare il fabbisogno congiunto di Francia e Germania. Il settore conta di raddoppiare le esportazioni entro la fine del decennio.