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Svolta green, cosa farà l’Europa?

Tutte le mosse (mancate) dell'Ue sulla svolta green. Il commento di Nunzio Ingiusto

Non ha inserito affatto la marcia veloce il Consiglio Ue nell’adozione del regolamento che crea un’unica definizione di business sostenibile.

A pochi giorni di distanza dall’approvazione del provvedimento più noto come tassonomia, il mondo delle imprese si interroga sul lungo percorso che dovrà portare i Paesi dell’Unione a sostenere le imprese green senza incomprensioni o trucchi finanziari. In pratica sulle regole per mettere tutti d’accordo su come e quando aiutare gli imprenditori sulla via dell’economia sostenibile.

Quanto stia a cuore agli europeisti – soprattutto dopo l’emergenza sanitaria – la transizione ad un economia verde, lo ripetono a giorni alterni i leader responsabili. Ma i tempi operativi per avere un abbattimento almeno del 40 per cento di emissioni nocive entro il 2030, si complicano. Il cammino verso l’omologazione prevede ancora due anni di passaggi politici. E nessuno oggi può dire se saranno due anni sereni, senza scossoni o cambi di leadership.

Il regolamento, già condiviso dai singoli Paesi, dovrà essere approvato dal Parlamento europeo in seconda lettura. Un primo passaggio è fissato entro fine anno. Un secondo nel 2022. Un tempo lungo di lavoro su sei obiettivi strategici: mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici; uso sostenibile e protezione delle acque e delle risorse marine; transizione verso un’economia circolare; prevenzione e riduzione dell’inquinamento; protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi.

Sono gli stessi obiettivi del Green new deal, pilastro politico della nuova Commissione. Tutti si aspettavano che marciassero velocemente, sulla spinta delle parole accorate di Ursula von der Leyen davanti al Parlamento. Così non è e la Presidente dovrebbe avvertire disagio.

L’epidemia da coronavirus ha complicato ogni cosa, è vero. Ma non è il caso di cogliere questa brutta, inattesa occasione per accelerare ancora di più un cambiamento così necessario?

Il new deal per cominciare a girare ha bisogno di 180 miliardi di euro di investimenti l’anno. Quando lì vedremo? Quando gli investitori potranno programmare i loro impieghi di denaro? Con i tempi lunghi l’economia green rischia di perdere attrazione. Si mina alla radice un baluardo della nuova Europa.

I Commissari europei hanno stabilito di validare i primi due obiettivi sostenibili entro il 2021 e gli altri quattro per la fine del 2022. Ma in questo percorso hanno previsto anche la possibile riduzione delle emissioni inquinanti al 50-55 % rispetto al 40% di cui dicevamo. È compatibile tutto questo con le esigenze e i tempi della finanza? Quali piani può fare un’impresa che deve cambiare gli impianti, negoziare forniture, mantenere gli occupati, ampliare le superfici produttive?

“Ci vuole più coraggio”, ha commentato Anna Fasano, presidente di Banca Etica. La finanza viaggia alla velocità del secondo, ha spiegato, e definire le tassonomie con ritardi fa perdere la possibilità di riconvertire le economie. Insomma, dove stiamo andando? Ma la Commissione europea vuole davvero un continente più sostenibile o sui tempi lunghi aleggia il fantasma dei “terribili banchieri”, spauracchio dei sovranisti? La buona politica saprà chiarire.

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