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Tutte le mosse degli Stati Uniti per riportare il gas russo in Europa

Per favorire il raggiungimento di un accordo di pace tra la Russia e l'Ucraina, gli Stati Uniti starebbero valutando la possibilità di un ritorno del gas russo in Europa. Che cosa ha svelato Reuters. Fatti e approfondimenti nell'articolo di Energia Oltre

Con le relazioni energetiche tra Europa e Russia ai minimi storici, i funzionari di Washington e di Mosca hanno discusso della possibilità che gli Stati Uniti contribuiscano a rilanciare le vendite di gas russo al continente. È quanto hanno riferito otto fonti all’agenzia Reuters. L’Europa ha ridotto le sue importazioni di gas russo in seguito all’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca nel 2022, una mossa che ha portato la russa Gazprom a registrare una perdita di 7 miliardi di dollari l’anno successivo.

GLI STATI UNITI VALUTANO IL RITORNO DEL GAS RUSSO IN EUROPA

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sta spingendo per la pace in Ucraina, aumentando le prospettive di un disgelo nei legami del gas. Fonti vicine ai colloqui bilaterali hanno affermato che ritagliarsi un ruolo rinnovato per Mosca nel mercato del gas dell’Unione europea potrebbe contribuire a consolidare un accordo di pace con il presidente russo Vladimir Putin.

Sebbene gran parte dell’Europa abbia cercato delle forniture alternative, alcuni acquirenti sono rimasti e, secondo i funzionari del settore, una volta raggiunto un accordo di pace altri potrebbero tornare. Per quanto riguarda la Russia, nulla ha colpito la sua economia più duramente della perdita di gran parte del mercato europeo del gas, tre anni fa. Attualmente il combustibile di Mosca soddisfa il 19% della domanda europea, in calo rispetto al 40% precedente, ed è costituito principalmente da GNL e in parte trasportato attraverso la Turchia lungo il gasdotto TurkStream.

Secondo due fonti diplomatiche e una della Casa Bianca, il coinvolgimento di Washington nel ripristino delle vendite di gas potrebbe aiutare Mosca a superare l’opposizione politica in gran parte dell’Europa. Il coinvolgimento americano andrebbe anche a vantaggio degli stessi Stati Uniti, garantendo loro visibilità, e forse un certo controllo, sulla quantità di gas russo che viene restituito all’Europa.

I NEGOZIATI TRA USA WITKOFF E DMITRIEV

Dal 2022 l’Europa si è rivolta ad altri fornitori di gas, incluse le esportazioni statunitensi di GNL. L’inviato statunitense Steve Witkoff e l’inviato per gli investimenti di Putin, Kirill Dmitriev, “hanno discusso di gas nell’ambito dei colloqui di pace con l’Ucraina”, hanno affermato due delle otto fonti. Il portavoce di Witkoff ha rifiutato di commentare quando gli è stato chiesto se avesse discusso la questione delle esportazioni di gas russo verso l’Europa.

“Attualmente non ci sono discussioni in corso”, ha dichiarato il Fondo russo per gli investimenti diretti, guidato da Dmitriev. “Gazprom prenderebbe in considerazione la vendita di gas all’Europa, se un nuovo proprietario assumesse il controllo della rete del gas tra Russia ed Europa”, ha dichiarato ad aprile il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.

QUALI SONO I PAESI EUROPEI CHE RIVOGLIONO IL GAS RUSSO?

Sulla rotta che attraversa il Mar Baltico, Gazprom controlla i due gasdotti gemelli Nord Stream 1 e 2, supportati da società europee che ne detengono le quote. “Mosca è pronta a commerciare il suo combustibile e sa che alcuni Paesi europei vogliono ancora acquistarlo”, ha dichiarato Peskov in un’intervista alla testata francese Le Point, aggiungendo che “c’è un venditore di gas, ci sono potenziali acquirenti”. Tra i Paesi che continuano ad acquistare il gas di Mosca ci sono Ungheria e Slovacchia, che ricevono gas attraverso il gasdotto TurkStream. Belgio, Francia, Olanda e Spagna ricevono GNL dalla russa Novatek con contratti a lungo termine.

Per quanto riguarda le modalità di coinvolgimento degli americani, secondo cinque fonti i colloqui finora hanno discusso della possibilità che investitori statunitensi acquisiscano quote di partecipazione nel gasdotto Nord Stream che collega Russia e Germania, o nel gasdotto che attraversa l’Ucraina, o nella stessa Gazprom. Secondo le fonti, anche le aziende statunitensi potrebbero fungere da acquirenti, acquistando gas da Gazprom e trasportandolo in Europa, inclusa la Germania.

IL RUOLO DELLE AZIENDE AMERICANE IN GAZPROM

Due delle fonti hanno affermato che i colloqui diplomatici con potenziali investitori statunitensi hanno valutato anche l’idea di un acquirente statunitense che prenda il gas russo e lo esporti in Europa, come un modo per attenuare l’opposizione politica europea alla ripresa delle forniture.

BlackRock, Vanguard e Capital Group detengono ciascuna una partecipazione dell’1-2% in Gazprom. BlackRock, Vanguard, Gazprom e Capital Group hanno rifiutato di commentare.

L’UNIONE EUROPEA VUOLE AZZERARE LE IMPORTAZIONI DI GAS RUSSO

Mercoledì scorso la Commissione europea ha illustrato una roadmap per porre fine alle importazioni di energia russa, che prevede il divieto di importazione di gas russo sul mercato spot e nei contratti a lungo termine, dei piani nazionali per coordinare l’azione dei Paesi Ue e norme più rigide per le aziende.

Il piano prevede, per giugno, delle proposte legislative per abbattere anche le ultime forniture energetiche entro fine 2027, annuncia il divieto da fine 2025 delle importazioni di gas russo in tutti i contratti spot, nuovi ed esistenti, e da fine 2027 per i contratti a lungo termine.

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha espresso la sua opposizione al ritorno alle forniture energetiche russe. “Alcuni continuano a dire che dovremmo riaprire il rubinetto del gas e del petrolio russi. Sarebbe un errore di portata storica e non lo permetteremmo mai. La Russia ha dimostrato, più e più volte, di non essere un fornitore affidabile”

Il commissario europeo per l’Energia, Dan Jorgensen, ha affermato che l’Ue non vieterà i contratti tramite sanzioni – che richiederebbero l’unanimità tra i Paesi membri – ma tramite uno strumento che richiederebbe solo la maggioranza per essere approvato, senza fornire ulteriori dettagli. “Rientra nei quadri giuridici esistenti, ma a mia conoscenza l’Ue non ha mai adottato nulla di simile nei confronti di un Paese terzo come stiamo facendo ora. Riflette la complessità e la necessità della decisione che abbiamo preso”, ha spiegato Jorgensen.

(Articolo pubblicato su Energia Oltre)

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