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Adattamento al climate change: quali sono i progetti di Snam

Oltre a gestire la rete nazionale di trasporto del gas, Snam lavora anche in ottica di adattamento al cambiamento climatico, puntando sull’innovazione per mitigare gli impatti degli eventi estremi sulla terraferma e in mare e per consolidare la resilienza dei territori.

Mentre il mondo continua a rincorrere obiettivi di decarbonizzazione – a volte sempre più ambiziosi –, la realtà impone un cambio di prospettiva: il cambiamento climatico non è più una minaccia futura, ma una condizione presente. Benché venga spesso sottovalutato, l’adattamento (immediato) ai cambiamenti climatici già prodottisi diventa dunque una priorità tanto quanto l’abbattimento delle emissioni di gas serra. E territori, ecosistemi, infrastrutture e imprese hanno bisogno di essere protetti da subito.

I DANNI DA CLIMA IN EUROPA E IN ITALIA

Secondo uno studio dell’European Environment Agency, infatti, gli eventi meteorologici e climatici estremi hanno causato perdite economiche nell’Unione europea per oltre 162 miliardi di euro solo tra il 2021 e il 2023. E poiché si prevede un ulteriore intensificarsi degli eventi estremi, “sembra improbabile”, si legge, “che le perdite economiche associate diminuiranno entro il 2030”: l’applicazione di misure di adattamento sarà cruciale, insomma.

In Italia – stando ai dati riportati nel rapporto Disastri e climate change, conto salato per l’Italia di Censis Confcooperative, pubblicato nel 2024 – negli ultimi quarant’anni i danni provocati dai disastri naturali e dai cambiamenti climatici sono ammontati a 210 miliardi di euro. Considerando un periodo più recente, dal 2017 al 2022, l’impatto economico è stato di 42,8 miliardi; solo nel 2022 i danni da meteo e clima hanno rappresentato lo 0,9 per cento del prodotto interno lordo, circa 17 miliardi di euro.

Lo studio di Censis Confcooperative segnala inoltre che gli eventi estremi – come alluvioni e frane: il nostro è un paese notoriamente fragile sotto il profilo idrogeologico – minacciano una piccola-media impresa italiana su quattro. L’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, aggiunge che il 94,5 per cento dei comuni italiani è a rischio frana, alluvione, erosione costiera o valanghe.

IL PIANO ECAP DELL’UNIONE EUROPEA

Per rafforzare la resilienza climatica e l’adattamento agli eventi estremi dell’Unione europea, lo scorso marzo la Commissione ha annunciato un piano di sostegno agli stati membri, l’Ecap (European Climate Adaptation Plan), che verrà presentato nella seconda metà del 2026.

Secondo Bruxelles, “il cambiamento climatico e gli eventi meteorologici estremi rappresentano una minaccia sempre più grave per la sicurezza economica europea. È necessario rafforzare la resilienza e la preparazione aggiornando regolarmente le valutazioni dei rischi climatici e migliorando la resilienza delle infrastrutture critiche attraverso la progettazione”.

IL RUOLO DELLE INFRASTRUTTURE

Nel nuovo scenario climatico, le infrastrutture critiche – reti energetiche, idriche, di trasporto, sanitarie e digitali – rappresentano non solo le fondamenta operative delle nostre economie, ma anche i punti più esposti e sensibili agli impatti degli eventi estremi. La loro tenuta strutturale e funzionale è oggi una priorità strategica per la sicurezza economica e sociale dell’Unione europea. Investire, dunque, nella resilienza delle infrastrutture non significa solo prevenire danni futuri, ma anche garantire continuità operativa, attrattività economica e coesione territoriale.

In tema di infrastrutture critiche, Snam, la società che gestisce la rete nazionale di trasporto del gas naturale, ha implementato una serie di tecnologie – come l’intelligenza artificiale, il cloud computing, la sensoristica smart, i “gemelli digitali”, la realtà aumentata e il calcolo avanzato – per rafforzare il monitoraggio, la gestione e la resilienza climatica del proprio sistema, con l’obiettivo di garantire la continuità del servizio di un’infrastruttura che si distribuisce lungo tutto il territorio nazionale, su terra, montagne e mare.

IL MONITORAGGIO METEO-MARINO A PANIGAGLIA E A RAVENNA

Ad esempio, Snam ha avviato una sperimentazione per la realizzazione di un osservatorio meteo-marino presso i propri impianti di rigassificazione a Panigaglia, a terra, e a Ravenna, in mare: il sistema permetterà di rendere più efficiente la pianificazione delle attività sulla base delle previsioni meteorologiche e marittime – vento, fulmini, onde, livello delle acque – in tempo reale. Nella sensoristica utilizzata sono incluse stazioni meteorologiche, radar, boe marine e strumenti per la rilevazione dei parametri atmosferici; i dati raccolti, poi, vengono centralizzati su una piattaforma unica che permette anche di generare dei bollettini previsionali.

Grazie al monitoraggio continuo garantito dai sensori, abbinati a una piattaforma di analisi e visualizzazione dati chiamata MeteoCast, la società potrà dunque tenere sotto controllo le operazioni di truck loading al rigassificatore di Panigaglia e garantire la continuità operativa della nave rigassificatrice (Fsru, in gergo) a Ravenna, in attesa della costruzione della nuova diga frangiflutti. Nel lungo termine, il sistema implementato nei due siti verrà esteso anche ad altri impianti.

LA TECNOLOGIA GEOGUARD

Oltre quello meteo-marino, Snam sta perfezionando anche il monitoraggio dei movimenti lenti del terreno attraverso una nuova tecnologia, Geoguard. Geoguard si basa sull’installazione di unità di monitoraggio in campo, le quali permettono di acquisire informazioni con frequenze nell’ordine di ore, dunque molto maggiori rispetto alla tecnologia satellitare Insar (nell’ordine di giorni o settimane).

In breve, la mappatura satellitare tramite Insar permette di individuare le aree maggiormente “sensibili”, sulle quali interverrà poi Geoguard attraverso un monitoraggio più specifico e frequente che garantisca l’integrità dell’impianto, a partire dai metanodotti che interessano aree a più alto rischio idrogeologico.

LA TUTELA DELLA BIODIVERSITÀ

Infine, Snam sfrutta la sua presenza capillare sul territorio nazionale per presidiare gli ecosistemi interessati dal passaggio di tubature o dalla presenza di impianti e cantieri, impegnandosi per tutelare la biodiversità. La perdita di biodiversità è uno dei fattori che influisce negativamente sulla capacità del nostro pianeta di “sequestrare” anidride carbonica dall’atmosfera.

Snam, peraltro, è stata la prima azienda nel suo settore ad aderire all’iniziativa globale Science Based Targets for Nature per la misurazione e la riduzione dell’impatto sugli ecosistemi, con l’obiettivo di raggiungere una condizione di net positive impact sulla natura entro il 2027. Il contributo ambientale non si limita a evitare i danni, ma prevede anche un impegno attivo per il miglioramento degli habitat naturale: ad esempio, consolidando gli alvei e le sponde dei fiumi sotto i quali passano i gasdotti, in modo da migliorarne le capacità di assorbire gli eventi meteorologici estremi.

A questo proposito, Snam sta lavorando allo sviluppo di una tecnologia laser scanner – già testata – per monitorare il ripristino della vegetazione dopo la conclusione dei lavori di scavo e interramento dei gasdotti. Attualmente questa tecnologia, che garantisce monitoraggi veloci e su superfici estese, rileva soprattutto parametri quantitativi (come l’altezza e il diametro delle piante, o la superficie dei ripristini di vegetazione), ma sono in corso degli approfondimenti affinché riesca a ricavare anche dati qualitativi (come lo stato di salute delle specie e il monitoraggio delle operazioni di contenimento delle specie invasive).

I rischi collegati al cambiamento climatico non sono ovviamente gli unici, e si aggiungono alle tante complessità operative che le imprese sono oggi chiamate ad affrontare, ed è proprio questo che spiega gli investimenti in tecnologie avanzate che rendono i sistemi, gli asset e i processi sempre più intelligenti, adattivi e sostenibili.

Nel solo arco di piano strategico che va dal 2025 al 2029, ad esempio, Snam intende investire circa 400 milioni di euro in questa direzione (anche se già dal 2000 il Gruppo ha digitalizzato il 100% dei suoi processi operativi principali). Una quota importante di tali investimenti, in particolare, è assorbita dallo sviluppo di SnamTEC, il programma di innovazione “proven” (cioè consolidata e market ready) che viene applicata direttamente alle attività di business. È attivo dal 2018, coinvolge oltre 2000 persone e si articola in oltre 50 progetti. Nel suo ambito è nata anche la Asset Control Room, una piattaforma digitale data driven per governare e monitorare l’intero parco infrastrutturale del Gruppo in modo integrato ed efficiente. Usabile su vari device, anche in mobilità, la Asset Control Room consente al personale di Snam di accedere, anche in realtà virtuale, ai modelli digitali degli asset gestiti dal Gruppo, vere e proprie copie delle infrastrutture fisiche esistenti.

Ad oggi sono già a sistema le “copie digitali” (digital twins, appunto) di 560 impianti, 2180 chilometri di gasdotti, oltre duemila punti di linea, due centrali di compressione e un terminale di rigassificazione. Ed entro la fine del 2025 verranno duplicati virtualmente migliaia di nuove infrastrutture. I digital twins consentono di avere facile accesso a dati, analisi e documenti, supportando così le attività e abilitando processi decisionali sempre più tempestivi ed efficaci, ma permettono anche di effettuare formazione e stress test con cui verificare, in totale sicurezza, la preparazione delle persone sul campo e l’adeguatezza degli impianti.

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