Nella prima metà del 2021 la società petrolchimica cinese Sinopec è tornata a produrre degli utili grazie alla ripresa economica dalla crisi del coronavirus, che ha fatto crescere la domanda di carburante e plastica in Cina.
In un comunicato diffuso domenica, Sinopec ha riportato un utile netto di 40 miliardi di yuan (6,2 miliardi di dollari) nel primo semestre del 2021, contro la perdita di 21,8 miliardi di yuan nello stesso periodo di un anno fa.
I DATI
Nel periodo gennaio-giugno la divisione di Sinopec dedicata ai prodotti chimici ha riportato un utile operativo di 13 miliardi di yuan, contro i 3 soltanto della prima metà del 2020. Gli investimenti sono ammontati a 57,9 miliardi di yuan, che la società intende portare a 109 nella seconda metà dell’anno.
La produzione di petrolio e gas è cresciuta del 4,2 per cento, arrivando a 235,3 milioni di barili di petrolio equivalente in tutto: più nello specifico, l’output di greggio è calato dell’1,5 per cento ma quello di gas naturale è aumentato del 13,7 per cento. Nella seconda metà del 2021 Sinopec punta a produrre 141 milioni di barili di greggio e 633,5 miliardi di piedi cubi di gas naturale.
L’ULTIMA SCOPERTA DI PETROLIO
Mercoledì scorso Sinopec, la più grande azienda di raffinazione petrolifera in tutta l’Asia, ha annunciato la scoperta di un nuovo giacimento contenente 100 milioni di tonnellate di greggio e gas nel bacino di Tarim, nella regione cinese dello Xinjiang. Non ha fornito però stime più precise sulle riserve del campo.
GLI INVESTIMENTI NELL’IDROGENO
Entro il 2025 Sinopec spenderà 30 miliardi di yuan (4,6 miliardi di dollari) nell’idrogeno: l’investimento rientra nella strategia della società per diventare la più grande produttrice di idrogeno in Cina e raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050 (dieci anni prima del target nazionale).
Per il 2025, negli obiettivi di Sinopec, l’azienda possiederà una capacità di idrogeno per il rifornimento dei veicoli di 200mila tonnellate all’anno. Ad oggi ha costruito venti stazioni di rifornimento per l’idrogeno, con altre sessanta in fase di realizzazione o di approvazione.
Vuole anche utilizzare l’idrogeno verde – quello cioè ricavato dall’elettricità rinnovabile – per alimentare i processi di raffinazione: tra il 2021 e il 2025 mira a produrne oltre 1 milione di tonnellate.
Sinopec è già una grande produttrice di idrogeno (circa 3 milioni di tonnellate all’anno), ma lo ricava da fonti di energia non rinnovabile.
UN PIANO PER LA CATTURA DEL CARBONIO
Per favorire il raggiungimento del target di neutralità carbonica al 2050, a luglio Sinopec ha annunciato l’inizio della costruzione di un progetto per la cattura, l’utilizzo e lo stoccaggio dell’anidride carbonica nell’est della Cina: sarà il più grande del paese.
Il progetto sarà localizzato nella provincia dello Shandong. Prevedrà prima la cattura della CO2 emessa dalla raffineria di Qilu durante il processo di produzione di idrogeno dal gas; e poi l’iniezione di questa CO2 in settantré pozzi petroliferi nel vicino campo di Shengli, così da stoccarla sottoterra ed evitarne l’immissione in atmosfera. La CO2 inoltre, mescolandosi al greggio contenuto nel giacimento, potrà favorire le attività di estrazione e permettere livelli di produzione più alti.
Il progetto dovrebbe entrare in servizio alla fine del 2021. Sinopec prevede di costruirne di nuovi in altre raffinerie.
I NUMERI DI PETROCHINA
La prima metà del 2021 è stata positiva anche per un’altra società petrolifera cinese, PetroChina (fa parte del gruppo CNPC). Grazie all’aumento dei prezzi del petrolio e alla ripresa della domanda di carburante, l’azienda ha riportato un profitto di 53 miliardi di yuan (8,1 miliardi di dollari): si tratta del miglior risultato mai registrato negli ultimi sette anni nel periodo gennaio-giugno.
Nel primo semestre del 2020 PetroChina aveva riportato una perdita di 30 miliardi di yuan: colpa, in quel caso, del crollo del valore del petrolio e dell’interruzione delle operazioni a causa della pandemia di coronavirus.
Da gennaio a giugno 2021 l’output di petrolio e di gas di PetroChina è diminuito dell’1,7 per cento, arrivando a 819,6 milioni di barili di petrolio equivalente. La produzione di greggio è calata del 6,8 per cento, ma quella di gas naturale è cresciuta del 5,1 per cento.