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Africa Petrolio

Shell, Total ed Eni: ecco le compagnie più attente all’ambiente

Big Oil e cambiamenti climatici: ecco perchè solo Shell, Total ed Eni sono in linea con gli accordi di Parigi

La maggior parte delle compagnie europee di petrolio, gas e carbone non è sulla buona strada per limitare il riscaldamento globale entro i 2 gradi, secondo il rapporto Transition Pathway Initiative (Tpi) che monitora i money manager che supervisionano più di 22 mila miliardi di dollari di asset e transazioni. Il TPI è un programma globale con sede presso la London School of Economics, che valuta i rischi climatici e la preparazione delle aziende ad un’economia a basse emissioni di carbonio.

COMPAGNIE SOTTO PRESSIONE

Le compagnie energetiche e minerarie sono sempre più sotto pressione sia da parte dei gruppi ambientalisti sia da parte dei loro stessi investitori che chiedono di allineare i modelli di business all’accordo di Parigi sul clima e dimostrare che stanno prendendo provvedimenti per ridurre le loro emissioni.

SOLO 7 AZIENDE HANNO OBIETTIVI DI RIDUZIONE DELLE EMISSIONI

Solo 7 delle 59 aziende studiate – Royal Dutch Shell, Repsol, Total, Eni, Glencore, Anglo American ed Equinor – hanno fissato obiettivi di riduzione delle emissioni in linea con gli impegni presi nell’accordo di Parigi, secondo il rapporto della Transition Pathway Initiative.

SHELL, TOTAL ED ENI IN LINEA CON GLI ACCORDI DI PARIGI

Tuttavia, anche gli impegni di Parigi, secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, lasceranno comunque il mondo riscaldarsi fino a 3,2 gradi. Solo tre compagnie petrolifere e del gas studiate – Shell, Total ed Eni – si stanno avvicinando a un percorso di 2 gradi Celsius “ma hanno ancora bisogno di ulteriori misure da valutare per allinearsi a questo benchmark”, ha detto Tpi in una nota.

“Stiamo assistendo a una direzione di marcia che sta andando verso la decarbonizzazione che è davvero positiva – ha detto Bill Hartnett, direttore della stewardship di Aberdeen Standard Investments in un’intervista a Bloomberg -. Tuttavia il diavolo si nasconde nei dettagli”.

COSA FA BP

Le emissioni della BP sono in costante diminuzione stando alle stime che comprendono i prossimi tre decenni. Tuttavia, ci si aspetta che rimangano al di sopra di quanto necessario per rispettare l’accordo di Parigi, nonostante l’azienda abbia rivelato ulteriori dettagli sui suoi obiettivi climatici il mese scorso. BP ha dichiarato a Bloomberg di non aver visto il rapporto completo e di non sapere se l’analisi di TPI riflettesse o meno la sua nuova strategia annunciata ad agosto e settembre. La major ha affermato di ritenere che le sue ambizioni di raggiungere lo zero netto nelle emissioni di Co2 la collochino su un percorso coerente con gli obiettivi di Parigi, si legge su Bloomberg.

BP mira ad eliminare tutte le emissioni nette di gas serra entro il 2050. Tuttavia l’azienda non è allineata a nessuno dei benchmark di Parigi perché il suo obiettivo climatico non copre i prodotti commercializzati, secondo Valentin Jahn, ricercatore associato per TPI, parte del team di specialisti del Grantham Research Institute on Climate Change della London School of Economics. Secondo Valentin, nel 2019, questi prodotti costituivano più della metà della sua energia venduta all’estero.

COSA FANNO GLENCORE, ANGLO AMERICAN, EQUINOR E REPSOL

Glencore ha affermato che a febbraio avrebbe ridotto le cosiddette emissioni Scope 3 – quelle generate dai propri consumatori – del 30% nei prossimi 15 anni. Anglo American ha annunciato di essere impegnata a rispondere al cambiamento climatico e di voler essere neutrale dal punto di vista delle emissioni di carbonio entro il 2040.

Equinor ha sottolineato che quest’anno eliminerà le emissioni dalle sue operazioni globali entro il 2030 e ridurrà l’intensità di carbonio dei suoi prodotti di almeno la metà entro il 2050. “Riteniamo che le misure dimostrino che la nostra azienda sta agendo in linea con le ambizioni di Parigi e che i nostri piani sono più ambiziosi rispetto alla maggior parte degli altri”, ha dichiarato un portavoce di Equinor a Bloomberg.

Repsol ha dichiarato di essere fermamente impegnata a diventare una “società a emissioni zero” e che “continuerà a impegnarsi con TPI per dimostrare i progressi in questo senso”.

PER ENI VALUTAZIONE DI ALTO LIVELLO

“Siamo lieti di vedere che TPI, nel suo ultimo rapporto, ha dato all’Eni una valutazione di alto livello – ha detto un portavoce dell’Eni a Bloomberg -. Nel percorso per mantenere l’aumento della temperatura a 2 gradi o meno, riteniamo che il modo migliore per le aziende di allinearsi a tale obiettivo sia quello di fissare obiettivi di emissioni assolute”.

TOTAL

Total ha chiarito di voler sostenere gli obiettivi dell’accordo di Parigi e che la sua ambizione è di essere carbon-neutral entro il 2050. La società francese ha affermato di aver già ridotto l’intensità media della Co2 dei prodotti energetici che vende del 6% dal 2015.

DIVISIONE TRANSATLANTICA

La ricerca evidenzia anche il crescente divario tra l’approccio delle aziende europee e nordamericane verso la mitigazione dei cambiamenti climatici. Nessuno dei due giganti petroliferi statunitensi, Exxon Mobil Corp. e Chevron Corp., ha obiettivi di taglio alle emissioni globali. Al contrario, la Exxon Mobil ha addirittura pianificato di aumentarle in quantità tale da emettere la stessa Co2 della produzione greca, come dimostra un’analisi dei documenti interni esaminati da Bloomberg.

“C’è stato un certo movimento, con sette aziende europee ora allineate agli impegni di Parigi, e Shell, Total ed Eni che si stanno avvicinando al raggiungimento del benchmark dei 2 gradi – ha detto Adam Matthews, co-presidente di TPI -. Ma i colossi americani dei combustibili fossili non hanno ancora intrapreso azioni significative per ridurre le loro emissioni e il divario con i loro omologhi europei è netto”.

I PROGRESSI DELLE UTILITIES

Le utilities pubbliche stanno facendo maggiori progressi nella riduzione delle emissioni rispetto ai produttori di petrolio, gas e carbone. Secondo TPI, 39 delle 66 aziende analizzate sono già allineate con gli impegni di Parigi, mentre un terzo è sulla buona strada per mantenere il riscaldamento globale sotto i 2 gradi entro il 2050.

“Il settore dell’elettricità è fortemente regolamentato per quanto riguarda le sue emissioni in alcune regioni come l’Ue – ha detto il professor Simon Dietz, uno degli autori del rapporto -. Più in generale, le tecnologie necessarie per la decarbonizzazione della produzione di energia elettrica sono già presenti e spesso sono competitive in termini di costi rispetto ai combustibili fossili, quindi il modello di core business non è a rischio”.

(Estratto di un articolo pubblicato su Energia Oltre, qui la versione integrale)

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