(Financial Times Europe, Malcolm Moore e Tom Wilson, 11 dicembre 2025)
Shell e BP hanno tentato una radicale svolta verde: Bernard Looney (BP) annunciò nel 2020 tagli drastici a oil&gas e azzeramento emissioni Scope 3 entro 2050; Shell sotto van Beurden lavorava da anni alla transizione. Entrambe le compagnie hanno poi drammaticamente ridimensionato i piani, chiuso o venduto divisioni rinnovabili e cancellato miliardi di dollari, tornando a privilegiare idrocarburi per ritorni più alti.
1. Sull’annuncio shock di Looney che colse di sorpresa anche i vertici BP:
«Il 12 febbraio 2020, nella seconda settimana da CEO, Bernard Looney dichiarò: “Dobbiamo cambiare, e cambiare profondamente”. Accelerò le attività clean energy, tagliò spese oil&gas e promise azzeramento non solo delle proprie emissioni ma anche di quelle Scope 3 prodotte dai clienti.»
2. Sulla reazione interna e di un competitor:
«Fu un approccio big bang: “Distruggerò il mio business attuale perché è condannato e costruirò un nuovo business sulle sue ceneri”, ricorda un ex dirigente. Un rivale pensò: “Siete finiti. L’unico modo per arrivare a zero è produrre zero”.»
3. Sulla resistenza interna al piano green di BP:
«“Era il finance guy che entrava e diceva: non so perché investiamo qui, i ritorni sono bassi”, ricorda un ex manager. La pressione finanziaria ha portato a ridimensionare drasticamente gli obiettivi rinnovabili.»
4. Sul confronto con Shell che aveva iniziato la transizione prima:
«Quando Looney annunciò i piani BP, Shell lavorava già da sei anni alla propria trasformazione sotto Ben van Beurden.»
5. Sull’epilogo comune: ridimensionamento e miliardi cancellati:
«Entrambe le compagnie hanno poi drammaticamente ridimensionato i piani green, chiuso o venduto unità rinnovabili e cancellato miliardi di dollari, tornando a privilegiare oil&gas per ritorni più elevati.»
(Estratto dalla newsletter di Giuseppe Liturri)



