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Perché Shell produrrà biocarburanti invece di raffinare petrolio

Shell ha annunciato un progetto per un grande impianto di biocarburanti nei Paesi Bassi. La società punta sui combustibili "sostenibili" e riduce il numero delle sue raffinerie di petrolio. Tutti i dettagli.

 

La società petrolifera nederlandese Royal Dutch Shell ha annunciato oggi di voler costruire nei Paesi Bassi un impianto per i biocarburanti, ossia quei combustibili ricavati da piante e oli vegetali (come la canna da zucchero e la palma da olio).

I DETTAGLI SULLA STRUTTURA

La struttura – il cui costo non è stato rivelato – sorgerà nel complesso energetico-chimico di Shell a Rotterdam, nell’Olanda meridionale, e avrà una capacità annua di 820mila tonnellate di diesel rinnovabile. Nel sito è presente anche una raffineria di petrolio, quella di Pernis.

La produzione nell’impianto dovrebbe iniziare nel 2024.

UN SEGNO DEI TEMPI

L’investimento rappresenta un segno dei tempi che cambiano: una società tradizionalmente focalizzata sulle fonti fossili sta riducendo il numero delle sue raffinerie di petrolio per concentrarsi sui combustibili a basse emissioni di gas serra, coerentemente con gli obiettivi climatici della comunità internazionale e con la maggiore attenzione degli investitori alla sostenibilità ambientale.

Shell si è impegnata ad azzerare le proprie emissioni nette di carbonio entro il 2050.

BIOCARBURANTI E CATTURA DELLA CO2

Quello di Shell a Rotterdam sarà uno dei più grandi impianti per i biocombustibili di tutta l’Europa: vi si produrrà soprattutto carburante sostenibile per l’aviazione, ma anche diesel rinnovabile ottenuto dagli scarti (grassi animali, oli da cucina esausti). Le emissioni di carbonio generate dalla struttura durante il processo verranno “catturate” con delle apposite tecnologie e stoccate all’interno di giacimenti esauriti di gas nel fondale del mare del Nord.

I PIANI DI SHELL SULLE RAFFINERIE TRADIZIONALI

Shell sta riducendo il numero delle raffinerie di petrolio in suo possesso – a ottobre 2020 erano quattordici in tutto – per concentrarsi su una manciata di complessi energetici e chimici. Nei piani della società c’è il dimezzamento dei livelli produttivi di carburanti tradizionali entro il 2030 e l’aumento della produzione di carburanti a basse emissioni per il trasporto su strada e quello aereo.

Entro il 2025, le raffinerie di petrolio ancora in mano a Shell saranno sei. Ma anche questi stabilimenti non saranno immuni a cambiamenti significativi: per esempio, alla raffineria di Pulau Bukom, a Singapore, la capacità di trattamento del greggio verrà dimezzata (a novembre era di 500mila barili al giorno), con il focus che passerà dai derivati del petrolio ai biocombustibili. L’obiettivo dichiarato della società è di puntare su una produzione che sia “resiliente alla transizione energetica”.

IL PROGETTO CON LANZAJET

Ad aprile Shell ha investito in LanzaJet, azienda americana che produce carburante sostenibile per l’aviazione (abbreviato in SAF), con l’intento di favorire la commercializzazione della sua tecnologia per i carburanti alcohol-to-jet.

LanzaJet sta costruendo un impianto alcohol-to-jet in Georgia, negli Stati Uniti, capace di produrre dieci milioni di galloni all’anno di SAF a partire dal 2022. La tecnologia dell’azienda consente di produrre carburante per l’aviazione utilizzando qualsiasi fonte di etanolo sostenibile, come ad esempio quello realizzato dagli scarti agricoli. LanzaJet dice che riuscirà a produrre carburante composto fino al 90 per cento da SAF, e da diesel rinnovabile (HVO) per il restante 10 per cento. Il SAF verrà mescolato con il carburante tradizionale per l’aviazione fino al 50 per cento.

Tra gli investitori di LanzaJet c’è anche la compagnia aerea britannica British Airways.

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