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Shell, l’addio alla ricerca in Piemonte e l’esultanza turbo-grillina

Shell ha rinunciato al permesso di ricerca per individuare la presenza di gas o petrolio in Piemonte. Fatti, commenti e analisi. L'articolo di Gianluca Zappa

Quella che per il Mise è quasi un’indiscrezione è invece una realtà. Anche perché la notizia è proprio nel Bollettino ufficiale del ministero dello Sviluppo economico.

Shell ha rinunciato al permesso di ricerca per individuare la presenza di gas o petrolio sul territorio da 462 chilometri quadrati che coinvolge 78 Comuni della province di Novara, Vercelli, Varese.

LA DECISIONE DI SHELL

Una decisione che ha fatto esultare il sottosegretario al Mise, Davide Crippa (M5S), nella retorica turbo-ambientalistica protogrillina: “Passi in avanti verso un’Italia Oil Free quindi, davanti ai quali Shell non ha evidentemente potuto far finta di nulla”, ha sentenziano l’esponente pentastellato.

IL POST DI CRIPPA (M5S)

Ecco un brano del post di Crippa pubblicato ieri sul suo profilo Facebook:

“Dal 2013 ad oggi abbiamo avuto modo in più di un’occasione di riportare i nostri dubbi riguardo il Progetto di ricerca Cascina Alberto che andavano a coincidere per, quanto la tecnologia estrattiva sarebbe stata differente, con diverse osservazioni già fatte per quanto riguarda i Progetti Cascina Graziosa e in specialmodo Carisio. Dall’impatto ambientale, alle ricadute sulle economie agricole/vinicole/casearie sono solo alcuni dei pericoli che qualunque progetto di ricerca idrocarburi pone nei confronti del territorio ospitante.

La Commissione tecnica della VIA del ministero dell’Ambiente, lo scorso dicembre aveva già inviato un parere negativo all’istanza, preannunciando quello che sarebbe stata un reale e totale cambio di rotta.

Con l’opera del precedente Governo, alla quale anche il Governo attuale intende dar seguito, infatti siamo stati attori di una svolta epocale nei confronti dell’approccio italiano alle richieste di estrazione, andando di fatto a sospendere buona parte dei procedimenti amministrativi, inclusi quelli di Valutazione di Impatto Ambientale, relativi al conferimento di nuovi permessi di prospezione o di ricerca e tutte le attività in essere di prospezione e ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi in essere, sia per aree in terraferma che in mare, in corso di esecuzione.

Con il DL Semplificazioni siamo inoltre ad andare a istituire il Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee, uno strumento condiviso con Regioni, Province, o Enti locali che ci consentirà di individuare le aree idonee dove gli operatori potranno svolgere le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale”.

LA POSIZIONE DI SHELL A LA STAMPA

Un portavoce della Shell alla Stampa di Novara ha dichiarato: “Shell Italia E&P S.p.A. (Shell) può confermare che la Società e il suo partner, Cabot Energy plc, hanno chiesto congiuntamente di recedere dalla licenza di esplorazione Cascina Alberto nel Nord Italia, operata da Shell. Il regolare processo di revisione del portafoglio di Shell ha determinato che la licenza non è più sufficientemente attrattiva nei confronti degli altri progetti nel nostro portafoglio di esplorazione globale. L’accettazione della richiesta di rilascio del permesso Cascina Alberto è subordinata all’approvazione delle autorità italiane, prevista per il quarto trimestre 2019. Shell rimane impegnata nell’Upstream Italiano con le joint ventures relative ai progetti di esplorazione e produzione Val d’Agri e Tempa Rossa entrambi nella regione Basilicata”.

IL COMMENTO DEGLI ADDETTI AI LAVORI

I progetti di esplorazione in Italia come ovunque sono valutati in un contesto di business più ampio rispetto a quello locale, valutazioni dove entrano in gioco diversi e molteplici fattori.

Peraltro – dice un addetto ai lavori che preferisce l’anonimato – nel caso specifico si tratta di un progetto per un’indagine geofisica, ossia sondaggi sul terreno a mo’ di una “ecografia”, il cui impatto ambientale sarebbe stato meno di zero non essendo previste in nessun modo tecniche di perforazione ma solo, appunto, l’utilizzo di geofoni che captano e registrano le onde del sottosuolo generate da una sorgente, utili a capire se vi sia una situazione di potenziale interesse”.

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