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Balticconnector

Gas, cosa sappiamo del sabotaggio del Balticconnector

La Finlandia ha denunciato "attività esterne" responsabili del sabotaggio del gasdotto Balticconnector con l'Estonia. Tutti i dettagli

Un nuovo giallo che ha per protagonista un gasdotto agita le acque del Mar Baltico: potrebbe essere un nuovo caso Nord Stream, anche se le autorità, pur avanzando dubbi di un sabotaggio, per il momento tengono i sospetti ancora nel cassetto. Domenica 8 settembre, al mattino, le autorità finlandesi hanno chiuso le valvole del gasdotto Balticconnector che collega Finlandia ed Estonia. Motivo: una perdita e il timore che la fuoriuscita di gas potesse non essere arrestata.

Ora arrivano le prime conferme ufficiali sull’ipotesi di un sabotaggio. A darle è stato il primo ministro in persona, Petteri Orpo, in una conferenza stampa organizzata in tutta fretta per “importanti comunicazioni sulla sicurezza del paese”.

“ATTIVITÀ ESTERNE”

Il governo finlandese denuncia “attività esterne” come probabile causa del danneggiamento non solo del gasdotto sottomarino Balticconnector, ma anche di un cavo di telecomunicazioni che finora era rimasto fuori dai radar. Entrambi collegano la Finlandia e l’Estonia. Informando il parlamento nazionale, Orpo ha quindi spiegato che il gasdotto è danneggiato nelle acque economiche finlandesi, mentre l’interruzione del cavo di comunicazione probabilmente ha avuto luogo nella zona economica esclusiva dell’Estonia. Il premier ha aggiunto che, in base a ciò che sanno le autorità, la perdita “non è stata il risultato del normale utilizzo o di un cambiamento di pressione”.

Gli investigatori hanno anche identificato il luogo dell’interruzione, cosa che accelererà le indagini su quello che sembra configurarsi un nuovo giallo sui gasdotti baltici. “È probabile che i danni sia al gasdotto che al cavo di comunicazione siano il risultato di attività esterne”, ha certificato da parte sua il presidente della Repubblica Sauli Niinisto in una nota. “Ne ho parlato con il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg”, ha aggiunto Niinisto, “la Nato è pronta a fornire assistenza nelle indagini”. Anche questo è un elemento indicativo dei sospetti su un atto politico.

CHI NE GIOVA?

Chi se ne giova? Per ora ufficialmente non trapela alcuna indicazione. Tranne quella del quotidiano scandalistico Iltalehti, che cita una fonte di politica estera e di sicurezza secondo cui il governo e le forze di difesa finlandesi sospettano che la Russia abbia attaccato il gasdotto.

TUTTO SUL BALTICCONNECTOR

Il Balticconnector è lungo 77 chilometri e la sua chiusura rischia di produrre problemi all’approvvigionamento della regione baltica proprio alla vigilia dell’inverno. L’operatore finlandese Gasgrid ha infatti affermato che potrebbero volerci mesi o anche più per la sua riparazione. Questo gasdotto può esportare gas in entrambe le direzioni, a seconda di dove la domanda è maggiore. Al momento dell’incidente trasportava un volume di circa 30 GWh al giorno di gas dalla Finlandia all’Estonia, ha comunicato Gasgrid. Sia Gasgrid che l’operatore estone Elering hanno comunque rassicurato che i consumatori nei rispettivi Paesi continuano a ricevere gas da altre fonti.

Sul fronte delle indagini le bocche a Helsinki sono cucite, ma qualcosa trapela al riparo dai riflettori. “Il calo della pressione nell’oleodotto è stato piuttosto rapido, il che indicherebbe che non si tratta di una violazione di lieve entità. Ma la causa rimane poco chiara”, ha detto all’agenzia Reuters un funzionario dell’energia baltica a conoscenza della situazione sotto richiesta di anonimato. E anche l’agenzia Bloomberg, attraverso fonti proprie, rilancia l’indiscrezione di un sabotaggio. “L’indagine su una perdita dal gasdotto sottomarino tra la Finlandia e l’Estonia si svolge presupponendo che si sia trattato di un atto di distruzione deliberato, secondo persone a conoscenza della questione”, ha scritto Bloomberg.

Il gasdotto tra Inkoo in Finlandia e Paldiski in Estonia attraversa il Golfo di Finlandia, un braccio del Mar Baltico che si estende verso est nelle acque russe e termina nel porto di San Pietroburgo. La Russia ha interrotto la fornitura di gas alla Finlandia nel maggio 2022, circa una settimana dopo che il paese nordico aveva dichiarato che avrebbe presentato domanda di adesione alla Nato in risposta all’invasione russa dell’Ucraina. La regione ora dipende sempre più dai flussi di gas naturale liquefatto provenienti dagli Stati Uniti.

LA VULNERABILITÀ DELLE INFRASTRUTTURE SOTTOMARINE

L’episodio e le successive indagini hanno ravvivato le preoccupazioni sulla vulnerabilità delle infrastrutture sottomarine, già alte a seguito delle esplosioni sui vicini gasdotti Nord Stream dalla Russia alla Germania lo scorso anno. Da allora, in risposta, i paesi europei hanno intensificato la difesa delle infrastrutture. I membri della Nato hanno aumentato il monitoraggio delle risorse energetiche utilizzando satelliti, aerei, navi e sottomarini, con i siti nel Mare del Nord e nel Mar Baltico considerati tra i più sensibili. Ma il timore è che questo nuovo episodio evidenzi come vi siano ancora molti buchi nella rete di sorveglianza.

L’EUROPA È A RISCHIO GAS?

“Quando si tratta di gas, l’Europa si prepara ad affrontare un inverno sicuro. Tuttavia, ciò dipende dall’integrità del suo gasdotto e dell’infrastruttura Gnl”, ha detto Simone Tagliapietra, membro senior del think tank Bruegel a Bruxelles, sulla piattaforma di social media X, “sabotaggi o interruzioni potrebbero avere gravi conseguenze”. È la stessa posizione espressa da Klaus Müller, direttore della tedesca Bundesnetzagentur, l’Agenzia federale delle reti: con gli impianti di stoccaggio riempiti già oltre il 97% si può prospettare un inverno tranquillo, anche perché quest’anno molti paesi europei – la Germania fra questi – può far conto sui nuovi rigassificatori, realizzati a tempo di record sulle coste settentrionali. Ma oltre alla speranza di un inverno non troppo rigido, ci si deve augurare che la situazione internazionale non peggiori (e il nuovo incendio in Medio Oriente non lascia presagire molto di buono), che la Russia non tolga completamente i rifornimenti a quei paesi che ancora ricevono gas e petrolio da Mosca e che le infrastrutture energetiche esistenti siano preservate. Anche in quest’ultimo caso, fosse confermato un sabotaggio al Balticconnector, si tratterebbe di un ulteriore fattore di stabilità messo in discussione.

Il Balticconnector è entrato in esercizio poco più di tre anni fa e collega il nuovo terminale di importazione di Gnl in Finlandia con l’Estonia. I paesi baltici e la Finlandia hanno ridotto la dipendenza dal gas russo ancor prima di tagliare le importazioni dal loro vicino orientale, e ora dipendono sempre più dal gas naturale liquefatto, principalmente dagli Stati Uniti.

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