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Rosneft

Che fine farà la russa Rosneft in Germania?

La Germania sta pensando di nazionalizzare Rosneft Deutschland, la sussidiaria tedesca della compagnia petrolifera russa. Tutti i dettagli

Berlino prova a chiudere il contenzioso con la Russia che riguarda la consorella tedesca di Rosneft, Rosneft Deutschland. Secondo quanto rivelato da Handelsblatt, e poi ripreso da quasi tutti i media tedeschi, il ministero dell’Industria guidato da Robert Habeck si sta preparando alla nazionalizzazione della compagnia petrolifera, al momento posta sotto amministrazione fiduciaria della Bundesnetzagentur, l’Agenzia federale delle reti con sede a Bonn.

Le fonti citate da Handelsblatt sono autorevoli, tanto che sebbene nessuna delle parti in causa abbia rilasciato dichiarazioni in merito, non è arrivata alcuna smentita. E secondo tali fonti, già nella giornata di lunedì 5 febbraio il gruppo russo Rosneft è stato formalmente consultato dai funzionari del ministero di Habeck. La consultazione dovrebbe precedere l’espropriazione e, sempre secondo quanto scrive il quotidiano economico, fa parte della procedura formale che il governo tedesco sta cercando di perseguire.

Rosneft Deutschland detiene fra l’altro la partecipazione di tre raffinerie in Germania: PCK di Schwedt in Brandeburgo (dove è in maggioranza), Bayernoil a Vohburg an der Donau in Baviera e Miro a Karlsruhe.

UN LIMBO CHE DURA DA MESI

Le fonti governative citate affermano inoltre che non è stata ancora presa una decisione. Tuttavia, il permanente prolungamento dell’attuale amministrazione fiduciaria non è più considerata da Berlino un mezzo appropriato, in quanto lo stesso governo federale si espone così all’accusa di esproprio strisciante. È quindi meglio trovare subito una soluzione trasparente, è stata la conclusione.

Questo passo del governo tedesco potrebbe porre fine a uno stato di limbo che dura da mesi. Rosneft Deutschland è interamente di proprietà del gruppo russo Rosneft, ma il ministero dell’Industria tedesco l’ha posta sotto amministrazione fiduciaria nel settembre 2022, nel pieno della crisi energetica determinata dall’attacco militare russo in Ucraina.

L’Agenzia federale delle reti (Bundesnetzagentur ) ha assunto il ruolo di fiduciario in conformità con la legge sulla sicurezza energetica (EnSiG). L’amministrazione fiduciaria ai sensi dell’EnSiG è valida per sei mesi e deve poi a ogni scadenza essere prorogata, cosa che è stata finora fatta prolungando proprio quel limbo di cui si parlava. La prossima proroga è prevista per marzo, tuttavia il governo tedesco intende chiarire la situazione entro quella data.

Sempre secondo le fonti governative, la procedura di consultazione dovrebbe concludersi il 10 marzo e l’esproprio potrebbe quindi avvenire immediatamente dopo.

Senza le successive misure statali, Rosneft Deutschland non sarebbe più in grado di adempiere al suo mandato di fornitura.

IL RUOLO CHIAVE NELLA RAFFINERIA PCK DI SCHWEDT

La società svolge un ruolo chiave nel settore delle raffinerie tedesche e, soprattutto, è l’azionista di maggioranza della raffineria PCK Schwedt nel Brandeburgo. Rosneft detiene il 54,17%, Shell il 37,5 ed Eni l’8,33%. Questo impianto è già balzato all’onore delle cronache nazionali e internazionali negli scorsi mesi: la sua produzione soddisfa il fabbisogno di gasolio, paraffina, benzina e diesel di gran parte della Germania orientale e della Polonia occidentale. Serve anche la capitale Berlino e il suo aeroporto internazionale Berlin-Brandeburg. È dunque un impianto strategico nel sistema dell’approvvigionamento energetico tedesco, oltre a impiegare 1.200 lavoratori e a essere di gran lunga la struttura industriale più importante dell’Uckermark, la sotto regione del Land Brandeburgo a ridosso del confine con la Polonia.

In passato, la PCK Schwedt si riforniva al cento per cento di petrolio grezzo proveniente dalla Russia attraverso l’oleodotto Druzhba. Da quando la fornitura è stata interrotta si è passati, molto faticosamente e dopo laboriose trattative, alle consegne di petrolio da navi cisterna attraverso i porti di Rostock (Germania) e Danzica (Polonia), entrambi sul Baltico, e di petrolio dal Kazakistan. Quest’ultimo può peraltro essere trasportato solo con il consenso dei russi per via delle costrizioni geografiche degli oleodotti.

IL RISIKO ATTORNO ALLA PROPRIETÀ DI PCK

La proprietà della raffineria brandeburghese è da tempo il campo di un piccolo risiko al tavolo delle grandi compagnie petrolifere, con il governo di Berlino nel ruolo di affannato mediatore. La posizione di Rosneft è in bilico: con l’amministrazione fiduciaria è rimasta il proprietario legale della partecipazione a PCK, ma è stata privata della sua capacità di esercitare il controllo. Ecco perché Habeck ha ora fretta di sciogliere il nodo.

Poco più di un mese fa il gruppo Shell ha annunciato la decisione di vendere la sua quota del 37,5% al gruppo britannico Prax e di prevedere di concludere l’accordo nella prima metà del 2024, in attesa dell’autorizzazione normativa e dei diritti di prelazione da parte dei comproprietari Rosneft e dell’italiana Eni, che possiede l’8,33% di PCK Schwedt. L’annuncio non è stato seguito da alcun dettaglio finanziario.

Da parte sua Shell aveva annunciato la vendita delle sue azioni già anni fa. Il gruppo austriaco Alcmene era stato a lungo considerato l’acquirente più probabile, ma l’acquisizione delle azioni Shell annunciata nel 2021 non si è poi concretizzata perché Rosneft aveva fatto valere un diritto di prelazione. Questa volta sono previsti diritti di prelazione per la vendita delle azioni Shell anche per l’altro azionista di minoranza Eni. Per questo nella nota di Shell vi era la sottolineatura che la conclusione della transazione è “soggetta ai diritti dei partner e alle approvazioni ufficiali”.

Tra gli interessati alla raffineria di Schwedt c’era anche la Polonia, il cui precedente governo è stato in trattativa con quello tedesco. I polacchi hanno sempre posto come condizione che Berlino costringesse Rosneft a uscire dalla proprietà. Solo in questo modo Varsavia avrebbe aperto la strada a investitori come la raffineria polacca PKN Orlen, che aveva appunto espresso interesse per una partecipazione di controllo. Se a marzo la Germania riuscirà a sbloccare il nodo Rosneft tanti giochi potranno riaprirsi e forse, dopo lunghi mesi, il destino della raffineria di Schwedt potrà apparire più chiaro.

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