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Petrolio

Quanto dipende il mondo dal petrolio russo?

Il petrolio russo è utile per alcuni e indispensabile per altri. L'agenzia di stampa Agi fa il punto sulla questione

 

L’idea di mettere al bando il petrolio russo ha fatto schizzare i corsi del greggio e diviso Stati Uniti ed Europa. Le sanzioni su questa materia prima devono essere un duro colpo per le finanze di Mosca, ma rappresentano anche un macigno per l’economia del Vecchio continente, che potrebbe avere problemi a sostituire l’oro nero in arrivo dalla Russia.

Meno tensione invece ci dovrebbe essere per la locomotiva a stelle e strisce, che si rifornisce per lo più da Canada e Messico, oltre a poter contare su un’ampia quota di produzione nazionale.

Se tutte le esportazioni di petrolio dalla Russia verso gli Stati Uniti e i Paesi europei venissero interrotte nelle raffinerie di tutto il mondo verrebbe a mancare il 5% delle forniture, mentre il totale dei prodotti raffinati subirebbe un taglio del 10%. Questa è la stima degli analisti interpellati dal Financial Times.

RUSSIA, PRIMO ESPORTATORE E TERZO PRODUTTORE MONDIALE

La Russia è il terzo produttore al mondo di petrolio con 11,3 milioni di barili al giorno, contro i 17,6 milioni degli Stati Uniti e 12 milioni dell’Arabia Saudita. Ma è anche il primo esportatore globale, con 7,8 milioni di barili al giorno a dicembre scorso, di cui 5 milioni di greggio e condensato e 2,85 milioni di prodotti petroliferi raffinati.

IL COSTO DELL’EMBARGO PER IL BILANCIO RUSSO

Nel 2019 le fonti energetiche hanno rappresentato il 59% delle esportazioni russe in valore, per un raffinato totale di 240 miliardi di dollari (dei quali 190 da petrolio greggio).

Un embargo occidentale sul petrolio russo costerebbe al bilancio di Mosca entrate per almeno 90 miliardi di dollari, anche nell’ipotesi di un prezzo medio al barile di un terzo meno caro di quello di oggi.

L’Europa, del resto, è di gran lunga la prima cliente del greggio russo, dato che compra più di metà dell’export totale. La stessa Cina, con ogni probabilità, non riuscirebbe a compensare per Mosca la scomparsa del mercato europeo.

VERSO L’EUROPA IL 60% DELL’EXPORT, COPRE IL 34% DELL’IMPORT

L’Europa assorbe circa il 60% delle esportazioni di petrolio russo. Si tratta di quasi 4,5 milioni di barili al giorno che riguardano il 34% dell’import totale, pari a 13,2 milioni di barili.

La classifica dei Paesi più dipendenti vede sul podio Lituania (83%), Finlandia (80%) e Slovacchia (74%).

Tra i mercati principali, spicca invece la Germania, che su 2.748 milioni di barili al giorno di import ne riceve 835.000 da Mosca, circa il 30%.

IN ITALIA DIPENDENZA AL 13%

L’Italia, nel 2021, ha comprato dalla Russia 204.000 barili di petrolio al giorno, il 13% del totale delle importazioni di greggio. Si tratta di un dato identico a quello francese e poco superiore all’11% di Spagna e Regno Unito. Nel complesso, segnalano i dati dell’Unione energie per la mobilità (Unem), l’anno scorso il nostro Pese si è rifornito da 22 produttori, con 72 diversi tipi di greggio.

CINA MAGGIOR ACQUIRENTE, USA INDIPENDENTI

A livello mondiale, la Cina è il singolo maggior acquirente di petrolio russo, con circa 1,6 milioni di barili al giorno. Praticamente indipendenti sono invece gli Stati Uniti. Secondo i dati dell’American Fuel and Petrochemical Manufacturers (Afpm), l’anno scorso gli Usa hanno importato in media 209.000 barili al giorno di greggio dalla Russia. Il livello è risultato in crescita rispetto agli anni precedenti, ma rappresenta appena il 3% dell’import totale di greggio a stelle e strisce, con il 61% che arriva dal Canada, il 10% dal Messico e il 6% dall’Arabia Saudita.

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