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Assicurazione

Le assicurazioni occidentali favoriscono il petrolio russo

Le compagnie occidentali continuano a fornire servizi di assicurazione alle petroliere che trasportano greggio russo, ma il price cap e la guerra in Ucraina rendono più complicata la copertura delle navi. Tutti i dettagli.

Nel mese di dicembre le compagnie assicurative occidentali hanno offerto copertura alle navi che trasportavano carichi di petrolio greggio russo destinati all’India, alla Cina e alla Turchia.

LA QUESTIONE DELL’ASSICURAZIONE DEL PETROLIO RUSSO

Stando a un’analisi del Financial Times, dal 5 dicembre scorso – il giorno in cui è entrato in vigore il tetto al prezzo del petrolio russo a 60 dollari al barile, imposto dal G7, dall’Unione europea e dall’Australia – circa un quarto delle spedizioni marittime di greggio russo sono state assicurate da compagnie occidentali, le più importanti sul mercato.

Il price cap prevede che le petroliere che trasportano greggio russo possano accedere ai servizi occidentali di assicurazione e di intermediazione solo se il carico è stato acquistato a un prezzo non superiore a 60 dollari al barile; in caso contrario, la copertura assicurativa delle imbarcazioni – fondamentale per il trasporto marittimo – viene proibita.

LA RISPOSTA DI MOSCA AL PRICE CAP

La Russia ha detto più volte di essere pronta a bloccare le forniture petrolifere ai soggetti che applicano il price cap. Martedì il presidente Vladimir Putin ha firmato un decreto che vieta la vendita di greggio e derivati russi attraverso contratti che “implicano direttamente o indirettamente un meccanismo di price cap“.

Il decreto entrerà in funzione il 1 febbraio 2023 e resterà in vigore per almeno cinque mesi. Il Cremlino, tuttavia, ha già definito delle esenzioni speciali per alcuni acquirenti che dovessero comunque decidere di rispettare il price cap: si tratta di una clausola formale volta a garantire la prosecuzione dell’interscambio con la Cina e con l’India, che dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina stanno acquistando grandi quantità di petrolio russo.

LE CONSEGUENZE

Il tetto del G7, comunque, non ha ancora avuto un impatto concreto per la Russia, dato che la sua principale varietà di greggio – l’Urals – si vende già a un prezzo inferiore a 60 dollari al barile. Rispetto al Brent, il riferimento petrolifero internazionale il cui valore si attesta attualmente sugli 85 dollari, l’Urals si scambia a 20-30 dollari di meno.

Tuttavia, il ministro delle Finanze russo Anton Siluanov ha detto che il calo delle entrate petrolifere dovuto al price cap e le grandi spese militari per la guerra all’Ucraina potrebbero avere l’effetto di ampliare il deficit di bilancio per il 2023, fissato al 2 per cento del PIL.

ALMENO 18 CARICHI ASSICURATI

Secondo il Financial Times, che ha analizzato i dati di Kpler, dal 5 al 25 dicembre almeno diciotto carichi di greggio russo sono stati trasportati da petroliere coperte da servizi assicurativi occidentali: vale a dire circa un quarto delle sessantatré navi tracciate da Kpler.

Almeno nove di quelle imbarcazioni si sono dirette in India; altre sei in Cina e una in Turchia, tutte assicurate da compagnie occidentali.

Quattro petroliere cariche di barili russi, e coperte da assicurazioni occidentali, erano inoltre destinate alla Bulgaria. Il paese è esentato dal divieto all’acquisto di petrolio dalla Russia imposto dall’Unione europea fino alla fine del 2024 per via della sua situazione di particolare dipendenza da Mosca: senza il greggio russo, infatti, le raffinerie bulgare non possono lavorare.

LE ESPORTAZIONI PETROLIFERE RUSSE A DICEMBRE

Nelle prime tre settimane di dicembre la Russia ha esportato via mare circa 50 milioni di barili di greggio, in diminuzione rispetto ai volumi (67 milioni di barili) delle prime tre settimane di novembre.

L’analista di Kpler Matthew Wright ha spiegato al Financial Times che il calo è dovuto “alla diminuzione delle esportazioni dalla Siberia orientale a causa delle condizioni meteorologiche e all’aumento dell’attività di raffinazione in Russia, che ha sottratto greggio alle esportazioni”.

IL PRICE CAP COMPLICA I SERVIZI DI ASSICURAZIONE

Il price cap del G7 non vieta alle compagnie occidentali di assicurare le petroliere che trasportano carichi russi, a patto che il prezzo di acquisto dei barili sia inferiore a 60 dollari (e, come visto, per l’Urals era già così), ma sta comunque rendendo più complicato agli spedizionieri l’accesso a questi servizi.

Alcune società di assicurazione, come The American Club, hanno detto che i propri riassicuratori intendono limitare l’esposizione al conflitto in Ucraina, temendo future sanzioni o complicazioni, e non vogliono pertanto rinnovare alcune coperture in scadenza il 1 gennaio.

Lo stesso sta accadendo sul mercato londinese: i rinnovi in scadenza entro la fine dell’anno sono ormai vicinissimi alla deadline, ma tra i riassicuratori c’è poca propensione a estendere l’assicurazione contro i rischi di guerra, ad esempio.

L’IMPATTO SUL PETROLIO KAZAKO

Questa ritrosia degli assicuratori potrebbe rendere più complicato il trasporto marittimo non solo del petrolio russo, ma anche di quello kazako. L’oleodotto Caspian Pipeline Consortium, infatti, muove il greggio dai giacimenti in Kazakistan (che non ha sbocchi sul mare) fino al porto di Novorossijsk, in Russia. Da qui il petrolio viene imbarcato sulle navi e spostato attraverso il mar Nero.

Dal 5 dicembre i dati di Kpler rivelano che il terminale del Caspian Pipeline Consortium ha gestito trentotto imbarcazioni, tutte coperte da assicuratori occidentali.

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