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Pregi e difetti del programma M5s-Pd. L’analisi di Panucci (Confindustria)

"Dire no pregiudizialmente alle attività di trivellazione è miope e dannoso", ha scritto tra l'altro Marcella Panucci, direttore generale di Confindustria, commentando il programma economico del governo Conte 2

 

“C’è una congiuntura favorevole alle riforme in Europa, testimoniata dalle aperture delle due Presidenti della Commissione Ue e della Bce, l’Italia può coglierla e svolgere un ruolo di primo piano nell’orientare le regole alla crescita e agli investimenti. La nomina a commissario europeo di Paolo Gentiloni è un segnale importante in questa direzione. Sarebbe un peccato mortale non giocare questa partita”.

Così Marcella Panucci, direttore generale di Confindustria, scrive su Huffington Post Italia, concludendo un commento dopo il giuramento del governo Conte 2 sostenuto da Movimento 5 Stelle e Partito democratico.

“Il nuovo governo ha l’occasione di mettere in campo nei prossimi anni un progetto serio che rilanci la crescita e, attraverso questa, combatta disoccupazione, a partire da quella drammatica dei giovani, disuguaglianze e povertà. Ma deve avere ambizione e non pregiudizi, ed essere credibile evitando promesse irrealizzabili”, sottolinea il direttore generale della confederazione presieduta da Vincenzo Boccia.

Quali sono i “pregiudizi” di cui parla Panucci? “Il programma risente di una visione ideologica su alcuni temi rilevanti – aggiunge il numero dell’associazione degli industriali italiani – A partire dalla questione della dotazione di impianti per l’economia circolare, funzionali sia al recupero di materia che di energia. Ignorare l’esigenza di rafforzare la capacità impiantistica se si vogliono davvero raggiungere questi obiettivi rischia di essere mera ipocrisia. In questo senso il primo banco di prova del nuovo Governo sarà la risoluzione del problema riguardante il blocco delle attività end of waste”.

Non solo, anche sul capitolo trivelle la Confindustria è molto critica: “Lo sviluppo delle fonti rinnovabili deve essere inserito in un mix di fonti energetiche tra le quali il gas – di cui il nostro Paese non è certo ricco ma che può sfruttare laddove disponibile per ridurre la nostra dipendenza dall’estero – continuerà a svolgere un ruolo importante di combustibile di transizione. Dire no pregiudizialmente alle attività di trivellazione è miope e dannoso rispetto a territori e settori produttivi che stanno già subendo importanti danni da decisioni poco avvedute del precedente governo”.

Entrando nel merito dei 29 punti, Panucci sottolinea che “è chiara la forte impronta sociale e ambientale che connoterà l’azione del nuovo governo. La focalizzazione sul lavoro è positiva, a partire dalla necessità di tagliare il cuneo fiscale per aumentare i salari dei lavoratori, intervento fortemente sollecitato sia dal mondo delle imprese che dei sindacati. Così come è bene aver collegato il salario minimo alla contrattazione collettiva stipulata dalle organizzazioni più rappresentative di imprese e lavoratori”.

In questo piano per il lavoro “mancano però due aspetti”, secondo il dg di Confindustria: “Interventi per aumentare la produttività, cruciale invece per la competitività del nostro sistema, e una forte azione per sostenere l’inclusione dei giovani nel mondo del lavoro. Questa è la vera emergenza, che va affrontata da un lato agevolando in modo significativo le imprese che assumano giovani a tempo indeterminato, dall’altro con un investimento deciso sull’istruzione e formazione per costruire quelle competenze di cui le imprese hanno bisogno ma che molto spesso non trovano”.

Positiva – secondo Panucci – “è anche l’intenzione di puntare sulle politiche ambientali attraverso un Green New Deal. Quella ambientale è la sfida del futuro, che l’industria italiana, tra le più sostenibili al mondo, ha già fatto propria, ma va affrontata in maniera progressiva e non regressiva, ovvero non solo attraverso vincoli e sanzioni, ma con politiche che accompagnino la transizione. Va tutelata la competitività delle imprese italiane, energivore e non, già penalizzate da un costo dell’energia più alto rispetto a quello dei principali competitor, se vogliamo evitare la moltiplicazione dei tavoli di crisi”.

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