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Africa Petrolio

Tutti gli effetti dell’impennata del petrolio

L’analisi dell’economista Fedele De Novellis, responsabile di Congiuntura Ref, sulle conseguenze della crescita dei prezzi del petrolio e della prospettiva di incremento dei tassi Usa La decelerazione dell’economia mondiale si innesta su un contesto complesso per i mercati finanziari. Per il momento la chiave di lettura prevalente è stata che la decelerazione ha interessato più…

La decelerazione dell’economia mondiale si innesta su un contesto complesso per i mercati finanziari. Per il momento la chiave di lettura prevalente è stata che la decelerazione ha interessato più le economie dell’area euro che gli Usa. L’ipotesi è che la Fed alzerà i tassi almeno altre due volte quest’anno, per poi continuare l’anno prossimo. Questo ha portato i tassi a lunga americani a registrare un’ulteriore leggera risalita, con un aumento del differenziale rispetto a quelli delle altre maggiori economie, soprattutto dell’area euro. A seguito di ciò, il dollaro ha invertito la tendenza, e ha iniziato a rafforzarsi da alcune settimane. Uno degli snodi più importanti della fase attuale è che l’aumento dei tassi americani potrebbe avere conseguenze negative diffuse a livello globale. Negli ultimi anni il basso livello dei tassi d’interesse Usa ha difatti spinto gli investitori a ricercare rendimenti positivi attraverso gli acquisti di attività finanziarie più rischiose.

Adesso, l’aumento dei tassi d’interesse Usa e il ritorno dei capitali sul dollaro penalizzerebbe simmetricamente le attività che hanno più beneficiato della politica della Fed. Primi tentennamenti sono già evidenti nei paesi emergenti. Il punto è che il compito della Fed è reso più complesso dalle scelte del nuovo Presidente. I tagli alle imposte con il conseguente allargamento del deficit pubblico mettono maggiori pressioni sui tassi d’interesse. A ciò si aggiunge la minaccia di barriere commerciali, che potrebbe contribuire ad aumentare l’incertezza degli investitori internazionali, determinando una frenata degli investimenti delle imprese multinazionali. Terzo, il peggioramento del quadro della politica estera che, fra l’altro, dopo la rottura dell’accordo con l’Iran ha già provocato rialzi significativi delle quotazioni del petrolio. L’aumento dei prezzi del greggio è stato significativo.

Nel giro di pochi giorni le quotazioni, che già erano in una fase di crescita, hanno registrato nuovi rialzi, giungendo a sfiorare la soglia degli 80 dollari al barile. L’aumento potrebbe anche accentuarsi nel corso delle prossime settimane, e questo potrebbe avere conseguenze sul quadro dell’inflazione internazionale. Il tema del prezzo del petrolio, che sinora è rimasto ai margini del dibattito sugli scenari economici dei prossimi mesi, potrebbe quindi acquisire un ruolo centrale qualora la crescita delle quotazioni dovesse protrarsi ulteriormente. Di per sé oscillazioni dei prezzi energetici hanno effetti di carattere transitorio sull’andamento dell’inflazione, e sui tassi di crescita dell’economia, e non dovrebbero modificare il comportamento delle banche centrali. È però anche evidente che la Fed sta gestendo un passaggio particolare, e una ripresa dell’inflazione potrebbe essere un ulteriore incoraggiamento ad accelerare nella fase di aumento dei tassi d’interesse. L’impatto dell’aumento del prezzo del petrolio sull’attività economica sarebbe allora ulteriormente accentuato, visto che agli effetti di off erta legati all’aumento delle quotazioni si sovrapporrebbero quelli di domanda legati ai maggiori tassi d’interesse.

(estratto dall’ultimo report Ref-Congiuntura)

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