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Jim Ratcliff

Chi sono i fondi di private equity che puntano al petrolio del mare del Nord

L'articolo di Giusy Caretto

Mentre i Big Oil abbandonano il campo, i privati credono ancora nel potenziale economico ed energetico del Mare del Nord. A crederci, in particolare, è Sir Jim Ratcliffe, già conosciuto per la sua audacia negli affari: il magnate britannico vuole azzardare l’acquisto di giacimenti di petrolio e gas nel Mare del Nord dal colosso americano ConocoPhillips per 3 miliardi di dollari.

Un accordo di questo tipo trasformerebbe la compagnia privata di Ratcliffe nella quinta più grande compagnia petrolifera e del gas nel Mare del Nord. Andiamo per gradi.

CHI E’ JIM RATCLIFFE

Jim Ratcliffe è il secondo uomo più ricco del Regno Unito: la rivista specializzata Forbes, nella sua classifica del 2018, lo posiziona, grazie ad n patrimonio personale di 16,4 miliardi di dollari, dietro la famiglia Hinduja.

Dopo essersi laureato nel 1974 in Ingegneria Chimica a Birmingham, Ratcliffe ha iniziato a lavorare per la Esso, ma il successo vero e proprio è arrivato quando ha fondato Ineos, un colosso della chimica (prima azienda privata inglese per grandezza e terza al mondo del settore).

L’AUDACIA DEGLI AFFARI DI JIM RATCLIFFE

Sir Jim Ratcliffe ha da sempre dimostrato un grande coraggio negli affari. Nel 2005, Ineos ha acquisto Inovyn, il ramo petrolchimico di BP, triplicando il giro d’affari della società privata fino a 30 miliardi di dollari. Tre anni dopo, nonostante la crisi finanziaria, Ratcliffe vinse una partita di poker ad alto rischio con 230 banche, rifinanziando 8,5 miliardi di dollari di debiti e sconfiggendo una cabala di hedge fund predatori, come si legge sul Sunday Times.

GLI AFFARI NEL MONDO DEL PETROLIO

Poco più di un anno fa, l’azienda del magnate britannico si è buttata a capofitto nel settore petrolio, acquistando per oltre 1 miliardo di dollari tutto il business di petrolio e gas di Dong Energy.

I COLLOQUI PER LA NUOVA ACQUISIZIONE

Il settore sembra appassionare Ratcliffe, che ora è pronta ad acquistare giacimenti di petrolio e gas nel Mare del Nord dal colosso americano ConocoPhillips per 3 miliardi di dollari. La società ha chiesto colloqui esclusivi, per le trattative, per tre mesi e qualcosa di definitivo dovrebbe essere deciso entro i primi giorni di dicembre.

I colloqui, ora, potrebbero prendere una piega diversa, dal momento che il Brent è sceso sotto i 60 dollari. Ratcliffe potrebbe utilizzare questa cosa per far scendere il prezzo dell’acquisizione, mentre altri concorrenti aspettano dietro le quinte quanto sta avvenendo.

PRIVATI ALL’ARREMBAGGIO

Ratcliffe, in realtà, è solo uno dei tanti. Cresce il numero di imprenditori e opportunisti per lo più privati, che si stanno interessando agli affari del Mare del Nord.

Mentre aziende come Shell e BP hanno venduto parte dei loro campi in quell’area geografica, spostando la loro attenzione su altre aree con più petrolio o verso le fonti rinnovabili o il gas di scisto, fondi di private equity hanno deciso di investire nel potenziale energetico di quelle acque. Ad oggi ad occuparsi di un quinto della produzione di fossili nel mare del Nord sono compagnie private (c’è stata una raffica di vendite tra il 2014 ed il 2016), mentre giganti quotati come Shell, BP ed Exxon hanno prodotto il 40% nel 2017, in calo rispetto al 65% del 2005.

Sempre più analisti ritengono che le major americane potrebbero uscire completamente dal bacino.

UN IMPATTO IMPORTANTE

Il cambio della guardia è destinato ad avere un grande impatto nel settore, settore su cui il Regno Unito fa affidamento per posti di lavoro, entrate fiscali, elettricità, benzina e riscaldamento, da quando BP ha scoperto il giacimento petrolifero degli anni Quaranta nel 1970 (ponendo le basi per il boom degli anni ’80).

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