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Fossili

Petrolio, ecco come la Cina aiuta l’Iran

Che cosa succede tra Cina e Iran sul petrolio? L'articolo di Marco Orioles

 

A picco l’export petrolifero dell’Iran. Secondo i dati della società Kpler diffusi da Radio Fardanel mese di agosto l’Iran ha esportato solo 160 mila barili di petrolio al giorno, contro i 365 mila di luglio e, soprattutto, i 2,5 milioni dell’agosto dell’anno scorso. Di quei 160 mila barili venduti ad agosto, rivelano i dati Kpler, 105 mila sono andati alla Cina, 33 mila alla Siria (di cui l’Iran è l’unico fornitore, essendo Damasco sotto sanzioni Usa e Ue) e 22 mila alla Turchia.

I dati sull’import cinese svelati da Kpler rivestono particolare interesse in quanto Pechino non ha ancora diffuso dati ufficiali per il mese di agosto ed è nota la sua opposizione alle sanzioni Usa. Secondo gli ultimi dati ufficiali, la Cina tra maggio e luglio ha importato circa 233 mila barili al giorno; non è dato sapere, osserva Radio Farda, se Pechino abbia pagato il petrolio cash, o se gli importi dovuti vadano a compensare i debiti contratti dall’Iran con le cinesi SINOPEC e CNPC.

L’Iran stava esportando almeno un milione di barili al giorno nel mese di maggio, quando l’amministrazione Trump ha stretto la morsa delle sanzioni, cancellando le esenzioni concesse lo scorso inverno ad alcuni paesi cui è stato concesso di continuare temporaneamente ad importare greggio iraniano, sia pur in misura ridotta e solo allo scopo di dare loro il tempo di predisporre delle alternative per il proprio approvvigionamento. Lo scorso 4 settembre gli Usa hanno annunciato che non saranno più concesse esenzioni a nessuno.

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LNG russo per l’India. Con in mente l’obiettivo di triplicare gli scambi economici tra i rispettivi paesi che ammontano oggi a 11 miliardi di dollari, il presidente russo Vladimir Putin e il premier indiano Narendra Modi si sono incontrati mercoledì scorso al forum economico di Vladivostik dove hanno annunciato la sigla di vari accordi.

Per un paese come l’India che è il terzo consumatore e importatore di petrolio al mondo, le priorità sono sostanzialmente due: aumentare il peso del gas – incluso quello liquefatto (LNG) –  nel suo energy mix (oggi rappresenta il 15% del totale dei consumi) diminuendo quello del petrolio (Modi punta a ridurne le importazioni del 10% entro il 2022), e diversificare le forniture per mettersi al riparo dai rischi geopolitici.

Tra gli accordi firmati mercoledì, spiccano quelli tra l’indiana Petronet LNG e la russa Novatek per la fornitura di LNG e il varo di alcuni progetti congiunti, e quello con cui Coal India si è assicurata i diritti per sfruttare il carbone di alcune miniere nell’estremo oriente russo.

Tra i progetti indo-russi in cantiere c’è anche quello di Novatek e dell’indiana H-Energy Plan di dare vita ad una joint venture per portare in India, Bangladesh e altri mercati asiatici il LNG russo, e quello dell’indiana GAIL – che ha già un contratto ventennale con Gazprom – di acquisire delle quote di minoranza nel  progetto Actic LNG-2 guidato dalla stessa Novatek.

(estratto dal Taccuino estero di Policy Maker)

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