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Uranio Stati Uniti

Perché gli Stati Uniti importano ancora uranio dalla Russia

Gli Stati Uniti hanno interrotto pressoché subito le forniture russe di gas e petrolio, ma nell’embargo non hanno incluso l’uranio. Ecco perché. Fatti, numeri e commenti

 

Non senza difficoltà, i Paesi Ue (Italia compresa) stanno facendo di tutto per interrompere qualsiasi rapporto commerciale con la Russia, soprattutto a proposito della dipendenza energetica di gas e petrolio.

Gli Stati Uniti anche. Anzi, hanno annunciato per primi l’embargo all’acquisto di idrocarburi e invitato gli alleati a seguire il loro esempio.

Tuttavia, c’è una fornitura a cui non possono proprio rinunciare: l’uranio.

LA DIPENDENZA USA DALL’URANIO RUSSO

Se smettere di acquistare gas e petrolio da Mosca è stato possibile grazie a una dipendenza molto più limitata rispetto a Paesi come l’Italia o la Germania, gli Stati Uniti stanno avendo i nostri stessi problemi per quanto riguarda l’uranio.

Secondo la US Energy Information Administration, l’Agenzia statistica e analitica del Dipartimento dell’energia statunitense, il Paese importa uranio per il 22% sia dal Canada che dal Kazakistan e per il 16% dalla Russia, seguita poi da Australia (11%), Uzbekistan (8%) e Namibia (5%). Il restante 14% proviene, invece, dagli stessi Usa e da altri 5 Paesi.

Ma dipendenza da Mosca a parte, non è meno rilevante la presenza tra i Paesi importatori di Kazakistan e Uzbekistan, che sono stretti alleati del Cremlino, e messi insieme forniscono agli Stati Uniti il 46% dell’uranio di cui ha bisogno. Quasi la metà.

Fonte: US Energy Information Administration

A COSA SERVE E DOVE SI TROVA L’URANIO

Nonostante l’uranio sia un metallo comune che si trova nelle rocce di tutto il mondo, l’85% di esso, secondo la World Nuclear Association, è prodotto in soli sei paesi: Russia, Kazakistan, Canada, Australia, Namibia e Niger.

La maggior parte dell’uranio importato, fa sapere la US Energy Information Administration, serve agli Stati Uniti come combustibile, è infatti il più usato dalle centrali nucleari per la fissione nucleare.

QUANTO SPENDONO LE CENTRALI NUCLEARI USA PER L’URANIO

Nel 2020, sempre secondo i dati dell’Agenzia del Dipartimento dell’energia, i proprietari e gli operatori dei reattori nucleari statunitensi hanno acquistato l’equivalente di circa 48,9 milioni di libbre di uranio.

QUANTA ELETTRICITÀ RICAVANO GLI USA DAL NUCLEARE

Inoltre, gli Stati Uniti ricavano dal nucleare circa il 19% della sua elettricità.

QUANTO COSTEREBBE AGLI USA RINUNCIARE ALL’URANIO DI PUTIN

Stando alla stima del Dipartimento dell’energia Usa, rinunciare all’uranio di Putin non sembra un’opzione fattibile, almeno nell’immediato.

L’industria americana infatti non solo ne è dipendente oggi ma, secondo quanto scritto dal New York Times, l’amministrazione Biden – per favorire la transizione energetica – ha intenzione di investire in un nuovo tipo di reattori nucleari che necessitano di un particolare tipo di uranio arricchito prodotto su scala commerciale solamente dalla Russia.

I calcoli hanno previsto che sostituire l’uranio russo potrebbe costare più di un miliardo di dollari.

PERCHÉ È DIFFICILE RIMPIAZZARE LA RUSSIA

Il principale collo di bottiglia nella catena di approvvigionamento, spiega The Verge, è nei processi di conversione e di arricchimento dell’uranio.

Per la fase di conversione, secondo il Nuclear Energy Institute, è possibile rivolgersi solo a Russia, Francia, Canada e Stati Uniti.

E per l’arricchimento soltanto a Russia, Stati Uniti e alcuni paesi dell’Europa occidentale.

Le ragioni di queste limitate capacità sono due: innanzitutto, l’uranio arricchito può essere usato non solo per l’energia nucleare ma anche per le armi nucleari e dunque non avere molti di questi impianti nel mondo è stato visto come una misura di sicurezza; e poi, il mercato per i servizi di conversione e arricchimento era considerato, almeno fino ad ora, saturo.

LA DELUSIONE UCRAINA

L’esclusione dell’uranio dalle sanzioni energetiche da parte degli Stati Uniti “è stata molto frustrante perché capiamo che questo fa parte della macchina da guerra russa”, ha detto a The Verge Kostiantyn Krynytskyi, capo del dipartimento energetico dell’organizzazione ambientale ucraina Ekodia.

Ekodia, riferisce l’articolo, è stato uno dei diversi gruppi locali e ambientali che hanno inviato una lettera a Biden e ai leader europei chiedendo loro di vietare il combustibile nucleare importato dalla Russia e di tagliare i legami con Rosatom, la compagnia statale russa creata da Putin nel 2007, che produce quasi il 20% del combustibile nucleare del mondo – fornendo quindi un importante flusso di entrate per Mosca proprio come accade per i combustibili fossili.

EXIT STRATEGY

“Non possiamo più tollerare questa dipendenza dal combustibile nucleare o il flusso di dollari statunitensi per gli acquisti di uranio che sostengono il regime di Putin. Gli Stati Uniti hanno ampie risorse di uranio e la capacità di produrle ai più alti standard globali”, è stato il commento di Scott Melbye, presidente della Uranium Producers of America e vicepresidente esecutivo della Uranium Energy Corp.

Una posizione condivisa sia da membri democratici che repubblicani. Entrambe le fazioni hanno infatti presentato due progetti di legge: uno proveniente dal repubblicano John Barrasso, rappresentante del Wyoming (dove, tra l’altro, si trovano molte miniere di uranio) e un altro bipartisan.

La volontà di isolare Mosca e smettere di finanziare la sua guerra in Ucraina resta dunque la priorità anche se non sarà facile mandare avanti l’attività di ben 90 reattori nucleari, il numero più alto al mondo detenuto proprio dagli Stati Uniti.

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