C’è tensione tra l’Unione europea e gli Stati Uniti su un regolamento delle Nazioni Unite per la riduzione delle emissioni del trasporto marittimo: Bruxelles spinge per l’approvazione, mentre Washington è contraria e minaccia ritorsioni contro chi lo voterà. Questa divergenza di visioni tra potrebbe aumentare la distanza tra le parti e influire negativamente sui negoziati per l’accordo commerciale, dopo l’intesa di massima raggiunta lo scorso luglio.
IL CONTESTO, IN BREVE
Ad aprile l’Organizzazione marittima internazionale, un istituto delle Nazioni Unite dedicato alla navigazione, aveva approvato una bozza di regolamento per la riduzione delle emissioni di gas serra del trasporto marittimo, da adottare formalmente entro – appunto – ottobre.
La misura prevede una diminuzione graduale della quantità di gas serra che le navi possono emettere in relazione all’energia che consumano. L’obiettivo è la riduzione del 21 per cento (rispetto ai livelli del 2008) delle emissioni del settore dello shipping entro il 2030, e il loro azzeramento netto nel 2050.
Se il regolamento dell’Organizzazione marittima internazionale verrà approvato ed entrerà in vigore (nel 2027), andrà a istituire per la prima volta un prezzo globale al carbonio rilasciato dalle navi: dal 2029 le imbarcazioni saranno obbligate a pagare una tassa sulle emissioni, il che – perlomeno nelle intenzioni – fungerà da incentivo economico al passaggio a carburanti o a sistemi di alimentazione più “puliti”.
L’IMPORTANZA ECONOMICA, E L’IMPATTO CLIMATICO, DEL TRASPORTO MARITTIMO
Il trasporto marittimo è fondamentale per il commercio internazionale, dato che la stragrande maggioranza delle merci si muove proprio via nave. Il settore è responsabile all’incirca del 3 per cento delle emissioni umane di gas serra, grossomodo quanto l’aviazione, ed è difficile da decarbonizzare.
Ad oggi, infatti, mancano delle “tecnologie pulite” in grado di sostituire prontamente i combustibili fossili: le navi mercantili sono troppo grandi e pesanti per venire elettrificate; i carburanti low-carbon prodotti con l’elettricità, come l’ammoniaca e il metanolo, hanno ancora costi elevati e non possono appoggiarsi su una rete infrastrutturale adeguata; la propulsione nucleare, infine, viene applicata alle navi da guerra ma non a quelle portacontainer, dunque andrebbe prima definita una regolazione globale.
La soluzione più immediata per rimpicciolire l’impronta carbonica delle navi nel breve termine, dunque, è la sostituzione dell’olio combustibile con il gas liquefatto: si tratta comunque di un combustibile fossile, ma rispetto al bunker oil ha un’intensità emissiva inferiore.
LE POSIZIONI DELLA COMMISSIONE EUROPEA E DEL GOVERNO AMERICANO
La Commissione europea è favorevole al regolamento dell’Organizzazione marittima internazionale e ha invitato gli altri paesi a sostenerlo, definendolo “una pietra miliare significativa” per l’azione climatica.
Gli Stati Uniti, invece, sono contrari: hanno paragonato la normativa a una global carbon tax e ritengono che farà salire i costi del trasporto marittimo fino al 10 per cento. In un comunicato, i segretari di Stato, dell’Energia e dei Trasporti hanno dichiarato che Washington procederà “all’applicazione di misure correttive”, come il divieto di accsso ai porti americani, “nei confronti delle nazioni che sostengono questa esportazione neocoloniale delle normative climatiche globali, guidata dall’Europa”.