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Perché è rottura tra Cina e Usa sul clima

In vista delle prossime elezioni Joe Biden ha promesso infatti un mix di nuove politiche internazionali sul clima che vanno oltre la semplice adesione all’accordo di Parigi che coinvolgono anche la Cina Il ministero degli Esteri cinese sta accusando l’amministrazione Trump di “grande regressione” sul clima e di essere una sorta di “piantagrane” dal punto…

Il ministero degli Esteri cinese sta accusando l’amministrazione Trump di “grande regressione” sul clima e di essere una sorta di “piantagrane” dal punto di vista ambientale. L’insolita dichiarazione proveniente della Cina allarga la frattura tra i due maggiori emettitori di carbonio del mondo sullo sfondo di uno sforzo globale per il clima da un lato e l’effetto della pandemia sulle emissioni dall’altro che però risibile per poter dare dei risultati nel lungo termine. Malgrado l’analisi di Carbon Brief abbia fornito una stima provvisoria secondo cui le emissioni globali di CO2 probabilmente diminuiranno di oltre il 4% rispetto ai livelli del 2019.

LINEA DI ATTACCO INTELLIGENTE DI PECHINO

Secondo Bethany Allen-Ebrahimian di Axios quella cinese “è una linea d’attacco piuttosto intelligente per Pechino, che sembra aver capito che un mondo sempre più diffidente nei confronti della Cina accoglierebbe ancora con favore la sua leadership climatica, soprattutto se si considera l’abbandono della questione da parte degli Stati Uniti sotto la presidenza Trump”.

Secondo la nota del ministero degli esteri cinese, gli Stati Uniti sono la più grande fonte ‘cumulativa’ di gas serra della storia. E in effetti si tratta di una verità anche se la Cina ha superato gli Stati Uniti come il più grande inquinatore del mondo circa 15 anni fa e il divario è aumentato da allora. Pechino ha criticato, in particolare, la decisione di Trump di abbandonare l’accordo di Parigi e le mosse dell’amministrazione Usa per annullare le regole sulle emissioni dell’era Obama.

ACCUSE CINESI IN REPLICA A QUELLE USA

Le accuse della Cina nascono a seguito la dichiarazione del Dipartimento di Stato Usa del 25 settembre scorso che hanno attaccato la Cina per la massiccia crescita delle emissioni di questo secolo, il suo record di inquinamento marino e di disboscamento.

Le parole del Dipartimento di Stato, a loro volta, erano arrivate a distanza di tre giorni dall’annuncio a sorpresa della Cina di voler puntare su un percorso di “neutralità carbonica” entro il 2060 e di arrivre a un picco di emissioni di CO2 prima del 2030.

IL NODO DELLE ELEZIONI

Naturalmente è difficile distogliere l’attenzione dalle elezioni di fronte a questi attacchi. L’esperto di diplomazia climatica Andrew Light ha ammesso su Axios che la Cina sta cercando di passare come un leader anche in un mondo in cui gli Stati Uniti stanno riprendendo a fare grandi passi. “Mi sembra che stiano cercando di anticipare una possibile vittoria di Biden e di ribaltare le posizioni di Trump sul clima e sull’ambiente nazionale e internazionale”, ha detto Light, che è stato assistente senior per il clima del Dipartimento di Stato dell’ex presidente Obama.

COSA VUOLE FARE BIDEN CON LA CINA

In vista delle prossime elezioni Joe Biden ha promesso infatti un mix di nuove politiche internazionali sul clima che vanno oltre la semplice adesione all’accordo di Parigi. Quando si tratta specificamente della Cina, le sue proposte intendono aumentare la pressione sulla Cina per rendere la sua Belt e Road Initiative sulle infrastrutture più rispettosa del clima; ma anche incoraggiare i futuri accordi Usa-Cina sulla CO2 rendendoli “condizionati all’eliminazione da parte della Cina di ingiustificati sussidi all’esportazione di carbone e di altre tecnologie ad alte emissioni”.

Un portavoce del Dipartimento di Stato, in una dichiarazione in risposta al nuovo attacco della Cina, ha detto che gli Stati Uniti hanno “da tempo hanno riconosciuto il pessimo primato ambientale della Cina e hanno invitato la Cina a migliorare la sua posizione in vari forum internazionali – si legge su Axios -. Noi continuiamo a chiedere alla Cina di non limitarsi a fare vuote promesse e a rilasciare dichiarazioni, ma di investire effettivamente nel miglioramento della qualità della propria aria, dell’acqua e del suolo”.

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