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Energia

Perché Bruxelles ci ricorda il ritardo sui piani per l’efficienza energetica

Che cosa scrive la Commissione europea sui piani per l’efficienza energetica. Il corsivo di Nunzio Ingiusto   Non una letterina natalizia, ma una messa in mora. L’Italia ha due mesi di tempo per varare le norme sulle prestazioni energetiche nell’edilizia. La Commissione europea – che sulle infrazioni alle procedure non va per il sottile –…

 

Non una letterina natalizia, ma una messa in mora. L’Italia ha due mesi di tempo per varare le norme sulle prestazioni energetiche nell’edilizia.

La Commissione europea – che sulle infrazioni alle procedure non va per il sottile – ha ricordato al governo di “non aver presentato le strategie nazionali di ristrutturazione a lungo termine”.

Non è una buona notizia, non solo rispetto alla declamata svolta verde del governo giallorosso, ma soprattutto per la credibilità del premier.

L’altro giorno nell’intervista a Repubblica, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha messo il capitolo della crescita energetica degli immobili tra le priorità del Piano italiano del Recovery Fund: “Abbiamo un vasto programma di efficientamento energetico, messa in sicurezza degli edifici pubblici, a partire da scuole e ospedali, cui sarà dedicato quasi il 10% delle risorse del Piano”.

Una previsione, che al contrario avrebbe dovuto avere a sostegno già un Piano. Il monito di Bruxelles è arrivato anche a Belgio, Bulgaria, Croazia, Grecia, Ungheria, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Slovenia, Romania.

Ma non è la condivisione tra ritardatari che può alleggerire le responsabilità dei singoli. La Commissione scrive che c’è una direttiva europea sulle prestazioni energetiche nell’edilizia e “gli Stati membri erano tenuti a presentare alla Commissione le loro strategie di ristrutturazione a lungo termine entro il 10 marzo 2020”.

È vero, i governi erano impegnati a combattere la pandemia, ma i vertici europei hanno buona memoria per ricordare che dal Covid si esce anche con una visione green vincente. La pianificazione per ammodernare gli edifici a lungo termine è un elemento chiave della direttiva, che stabilisce i passaggi per decarbonizzare il parco immobiliare esistente. Tutto al massimo entro quel 2050 su cui la Commissione non dà tregua.

“Si tratta di un aspetto importante in quanto il settore edilizio dell’UE è il principale consumatore di energia in Europa ed è responsabile del 36 % delle emissioni di gas a effetto serra prodotte dall’energia nell’Ue”, si legge nella lettera. Roma deve rispondere. I 14 Stati che hanno presentato i piani nazionali sono oggi sulla lavagna dei bravi. Tutti gli altri su quella dei cattivi. Italia, cerca di uscirne presto.

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