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Clima Trump

Paradosso Trump. I petrolieri vogliono che gli Usa rispettino accordo Parigi

Anche Exxon , una delle più grandi aziende petrolifere al mondo, ha chiesto a Donald Trump di rispettare gli accordi di Parigi e traghettare l’America verso una transizione energetica necessaria. Ma la battaglia sembra esser stata vana   Usa fuori dall’accordo di Parigi sul clima. Questa la decisione che, secondo la stampa americana, avrebbe preso…

Anche Exxon , una delle più grandi aziende petrolifere al mondo, ha chiesto a Donald Trump di rispettare gli accordi di Parigi e traghettare l’America verso una transizione energetica necessaria. Ma la battaglia sembra esser stata vana

 

Usa fuori dall’accordo di Parigi sul clima. Questa la decisione che, secondo la stampa americana, avrebbe preso Donald Trump, Presidente Usa, sempre diffidente verso la lotta al cambiamento climatico. La conferma ufficiale dovrebbe arrivare tra poche ore e, a dirla tutta, non sorprende più di tanto, dal momento che della questione ne aveva già abbondantemente parlato in campagna elettorale.

La prevedibile decisione, comunque, avrebbe diverse conseguenze: prima fra tutti l’avvicinarsi di Cina ed Europa, che insieme porteranno avanti gli impegni presi a Cop21, isolando gli Usa. Ad uscire sconfitte dalla vicenda anche le principali aziende petrolifere: Exxon ha chiesto più volte a Trump di rispettare gli accordi.

Trump verso l’uscita dagli accordi

TrumpAd affermare che gli Stati Uniti abbandoneranno l’accordo sul clima di Parigi è l’agenzia Axios, secondo cui Donald Trump avrebbe già preso le sue decisioni in materia clima e le avrebbe già comunicate ai suoi collaboratori più stretti. A curare i dettagli sull’uscita dall’accordo sarà un numero ristretto di persone, tra cui Scott Pruitt, l’amministratore dell’Epa, l’Agenzia di protezione ambientale.

Al momento, comunque gli uomini di Trump stanno valutando la formula con cui abbandonare l’intesa. Due i possibili scenari: scegliere di annunciare l’uscita degli Stati Uniti e avviare un processo che non si concluderebbe prima del novembre 2020. L’altra soluzione, più drastica, prevede che gli Stati Uniti escano dal trattato che sorregge l’accordo di Parigi, chiamato United Nations Framework Convention on Climate Change. Il processo di abbandono sarà lungo circa un anno.

Politiche ambientali Usa: rivoluzionate davvero?

L’abbandono dell’accordo di Parigi avrà certamente delle conseguenze circa la politiche climatiche degli Usa, ma queste in realtà non saranno poi stravolte così tanto. Ci sono sempre più aziende e Stati che hanno adottato misure che rispettano, in fase di produzione e non solo, l’ambiente. Si fa attenzione all’efficienza, alle rinnovabili e iniziano a diffondersi le auto elettriche. Dunque, il processo di transizione energetica che dovrebbe contribuire alla decarbonizzazione e alla lotta ai cambiamenti climatici è già iniziato. Fermarlo sarà davvero difficile.

Exxon e la battaglia (persa) per i cambiamenti climatici

Exxon Mobil Corp., azienda precedentemente guidata dall’attuale Segretario di Stato, Rex Tillerson si è sempre opposta alla volontà di Trump in tema di Cop21. “Sarebbe prudente che gli Stati Uniti restassero all’interno dell’accordo di Parigi per garantire un campo di gioco equilibrato per tutti, in modo che i mercati energetici restino il più possibile liberi e competitivi”, si legge in una lettere a firma Exxon inviata al consigliere per l’energia di Trump, David Banks.

Meno carbone, ma anche meno petrolio è la ricetta di Exxon per il futuro. Fonte di transazione verso un’energia più pulita potrebbe essere il gas naturale, di cui Exxon è il primo produttore negli Usa. Sarà proprio il gas, secondo il colosso energetico, a posizionare gli Usa in una situazione privilegiata in questa lotta ai cambiamenti climatici, confermando la competitività a livello internazionale del Paese.

Quella contro il cambiamenti climatico intrapresa da Exxon è una battaglia vera. Nelle scorse ora, infatti, ben il 63% degli azionisti di Exxon Mobil hanno votato per chiedere gli “stress test” sul clima. Il gruppo petrolifero si impegnerà a pubblicare ogni anno un’analisi dell’impatto che le regolamentazioni legate al cambiamento climatico posso avere sulle sue attività. I test dovrebbero anche analizzare a quali scenari l’azienda andrà incontro, visto il calo della domanda di petrolio che ne deriva dalle tecnologie emergenti e dalla diffusione delle automobili elettriche,che proprio l’accordo di Parigi dovrebbe incentivare.

Come scrive la Cnn si tratta di un risultato straordinario e inatteso: proprio lo scorso anno una proposta simile aveva raccolto solo il 38,1% dei voti. “Questa è una vittoria senza precedenti per gli investitori nella lotta al cambiamento climatico, che intendono assicurare una transizione graduale verso un’economia a basse emissioni di carbonio”, ha commentato Thomas DiNapoli del New York State Comptroller. Con questo “Exoon intende dimostrare che la preoccupazione verso i rischi dei cambiamenti climatici è giustificata”, ha detto DiNapoli.

“Gli azionisti di Exxon stanno finalmente riconoscendo che l’era del petrolio è quasi finita”, ha commentato Greenpeace.

Non solo Exxon

Tra i più grandi oppositori alle idee di Donald Trump in tema di ambiente, c’è anche la figlia prediletta del Tycoon, Ivanka Trump, che nelle scorse settimane ha deciso di schierarsi contro le decisioni paterne e dar vita ad una cordata di opinionisti e aziende energetiche che possano convincere il Presidente a cambiare idea sull’uscita degli Usa dall’accordo di Parigi (cosa su cui Trump dovrà decidere a breve).

“Le compagnie energetiche nazionali saranno competitive solo se gli Stati Uniti rispettano gli accordi di Parigi” ha scritto Cheniere Energy Inc., società del settore gas, in una lettera inviata alla Casa Bianca. L’accordo “è uno strumento utile per favorire la domanda di risorse energetiche americane e sostenere la continua crescita dell’industria”.

cambiamento climaticoAnche Royal Dutch Shell Plc e da BP Plc, due grandi aziende petrolifere, hanno detto di essere favorevoli all’accordo di Parigi e invitato Donald Trump a rispettare gli impegni presi da Barack Obama a Cop21.

“Sarà possibile fornire tutta l’energia di cui il mondo ha bisogno, pensando anche alla lotta ai Cambiamenti climatici”, ha assicurato BP.

La risposta a Trump della California

Intanto la California ha deciso di rispondere alle politiche di Donald Trump in materia di clima e ambiente approvando Bill SB 584, un provvedimento che dovrebbe portare lo Stato, entro il 2045, a soddisfare il 100% della domanda energetica con sole fonti rinnovabili.

L’attenzione verso l’energia pulita non è certo una novità: lo scorso anno, sono stati installati in California ben 5.096 MW fotovoltaici, un terzo della potenza solare connessa in rete negli Stati Uniti. La produzione elettrica annua coperta dal solare è pari al 13%: si tratta di numeri che la rendono al primo posto al mondo

Il provvedimento prevede anche la creazione di un articolato sistema di accumuli: lo Stato ha fissato un obiettivo minimo al 2020 pari a uno stoccaggio di 1.325 MW.

Cina ed Europa: sempre più vicine

Il ritiro di Trump, unisce sempre più Cina e Ue, che sull’accordo di Parigi  trovano un terreno comune su cui lavorare. “Pubblicheremo una dichiarazione comune sul cambiamento climatico, nella quale l’Ue e la Cina, come principali emettitori di CO2, prenderanno l’impegno a portare avanti l’accordo”, ha spiegato un funzionario dell’Unione europea nelle scorse ore.

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