Il clamore intorno alle Ong green che, secondo l’inchiesta del quotidiano olandese De Telegraaf, hanno ricevuto segretamente finanziamenti dall’Unione europea, che li avrebbe presi “da un fondo per sussidi climatici e ambientali da miliardi di euro” per finanziare una “lobby ombra”, erano già noti poiché elencati in un documento dell’Agenzia esecutiva europea per il clima, l’infrastruttura e l’ambiente (Cinea), pubblicato a novembre da Politico.
Il quotidiano statunitense, tra l’altro, ne aveva scritto perché in quei giorni la Commissione europea, in un cambio di rotta meno green (a seguito anche delle pressioni del Ppe), aveva comunicato alle Ong ambientaliste che il denaro che ricevevano dai fondi verdi dell’Ue non poteva più essere utilizzato per attività di advocacy e lobbying.
IL FONDO DA MILIARDI DI EURO
Il “fondo da miliardi di euro” citato da De Telegraaf è il programma Life, che stanzia 5,4 miliardi di euro di finanziamenti tra il 2021 e il 2027. Come si legge sul sito che gli è stato dedicato, “è lo strumento di finanziamento dell’Ue per l’ambiente e l’azione per il clima”. Stando alle informazioni pubblicate, i soggetti che possono candidarsi per ricevere sovvenzioni sono: soggetti giuridici pubblici o privati registrati nell’Ue o in un Paese o territorio d’oltremare a essa collegato; Paesi terzi associati al programma Life; oppure soggetti giuridici creato in base al diritto dell’Unione o di un’organizzazione internazionale.
LE ONG “INCRIMINATE” NEL GREEN-GATE
La “lobby ombra” identificata da De Telegraaf sarebbero un insieme di Ong, alcune delle quali molto note. Le organizzazioni selezionate per il finanziamento nel 2024, e che dunque avrebbero beneficiato degli stanziamento del progetto Life, sono indicate in un documento redatto da Cinea, che è responsabile del progetto Green deal. Per ognuna di esse viene anche esplicitata la cifra ricevuta dal programma europeo.
RUBINETTI CHIUSI
A fine novembre, però, come ha scritto Politico, “la Commissione europea ha comunicato alle Ong ambientaliste che il denaro che ricevono dai fondi verdi dell’Ue non può più essere utilizzato per attività di advocacy e lobbying”, secondo tre lettere visionate dal quotidiano.
Le lettere, inviate da Cinea, si riferiscono alle sovvenzioni del fondo Life e, secondo una di queste, “le attività di lobbying attivo rivolte ai funzionari e alle istituzioni dell’Ue, precedentemente considerate accettabili, non saranno più ammissibili ai finanziamenti”. Queste includono “l’organizzazione di incontri o la fornitura di materiale di advocacy” a specifiche istituzioni o funzionari dell’Ue, o “l’identificazione di specifici membri o funzionari di un’istituzione per valutare o descrivere le loro posizioni, o per discutere specifici contenuti o risultati politici”, afferma la lettera, che aggiunge che tali attività “possono comportare un rischio di reputazione per l’Unione”.
Le Ong finanziate dal programma Life, prosegue Politico riportando le parole del documento, potranno comunque svolgere attività di comunicazione meno incisive, come la produzione di “policy briefs o altri documenti di ricerca” e l’organizzazione di “workshop, conferenze, corsi di formazione o campagne di sensibilizzazione”.
Infine, la lettera precisa che “le organizzazioni non profit che ricevono sovvenzioni dal programma Life devono rivedere i loro flussi di lavoro per l’anno 2024 e rimuovere tutte le attività che potrebbero essere considerate come lobbying”.
CAMBIO DI ROTTA
Il quotidiano statunitense osserva poi che tale decisione rappresenta “un forte cambiamento di politica da parte della Commissione, in quanto originariamente [Life] era stato pensato come un mezzo per fornire un equilibrio agli interessi delle lobby aziendali. Inoltre, avrebbe gravi conseguenze sul funzionamento di alcuni gruppi verdi che dipendono in larga misura dai fondi europei per le loro attività”.
Questo, secondo Politico, è il risultato delle crescenti pressioni sulla Commissione affinché riveda le sue politiche ambientali. Durante la campagna elettorale per le ultime elezioni europee, infatti, il Ppe ha chiesto “maggiore responsabilità e trasparenza per le Ong, in particolare per quelle che accedono ai finanziamenti dell’Ue”. Ma, a quanto pare, anche altri partiti avrebbero espresso preoccupazione per il potere di lobbying delle Ong green.