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Sabotaggio Nord Stream

Nord Stream 2: mosse, contromosse e timori (in Germania)

Le ultime novità sul gasdotto Nord Stream 2 fra Usa e Germania nell'approfondimento di Pierluigi Mennitti 

Si arricchisce di tre nuovi paragrafi il capitolo dello scontro Usa-Germania su Nord Stream 2, il gasdotto sotto il Baltico che avrebbe già dovuto raddoppiare la capacità di trasporto del gas russo da Ust-Luga a Greifswald e che l’amministrazione Trump ha bloccato a 160 chilometri dal suo completamento attraverso una complessa serie di sanzioni. Una partita a scacchi dominata da mosse e contromosse. Le ultime: un nuovo affondo dagli Usa, l’intervento della Commissione Europea al fianco di Berlino e i primi dubbi sul completamento dell’opera espressi da un’azienda coinvolta nella sua realizzazione.

MINACCIA DI SANZIONI USA CONTRO UN PORTO DEL BALTICO

Le misure statunitensi hanno paralizzato l’attività delle aziende che cooperavano alla costruzione dell’opera, nello specifico l’impresa svizzero-olandese Allseas, titolare di navi specializzate nella posa dei tubi del gasdotto sul fondo del mare. Dopo mesi di blocco, a soppiantare il lavoro di Allseas sono arrivate in zona due navi russe, la Fortuna e l’Akademik Chersky, con il compito di completare quei 160 chilometri ancora mancanti, situati in gran parte nelle acque territoriali danesi e in minima parte in quelle tedesche. L’autorizzazione di Copenhagen ai lavori era arrivata dopo una lunga melina da parte delle autorità danesi.

La contromossa americana non è stata dettata dal presidente ma dal trio di senatori che guida l’agguerrita opposizione parlamentare bipartisan al progetto russo-tedesco: i repubblicani Ted Cruz, Tom Cotton e Ron Johnson e minaccia di danneggiare l’economia di una piccola cittadina tedesca di appena 10.000 abitanti: Sassnitz, nel Meclenburgo-Pomerania Anteriore. L’avvertimento non ammette fraintendimenti ed è diretto alla società che ne gestisce le attività portuali, la Fährhafen Sassnitz GmbH: se non cesserà di fornire materiali e sostegno logistico ai lavori per il Nord Stream 2, dovrà confrontarsi con misure che “distruggeranno la futura sopravvivenza finanziaria dell’azienda”. Così è scritto, nero su bianco, in un documento di tre paginette redatto dai senatori e visionato dal quotidiano tedesco Handelsblatt.

NAVI RUSSE NEL PARADISO TURISTICO DEI TEDESCHI

Finora Sassnitz era nota ai tedeschi per lo più per i suoi collegamenti passeggeri diretti con la Scandinavia e lo scorso anno era balzata all’onore delle cronache politiche per la controversa collaborazione a livello comunale di alcuni rappresentanti socialdemocratici con esponenti della destra nazionalista Afd (poi cessata). Situata sull’isola turistica di Rügen, il buen ritiro che i berlinesi hanno ritrovato dopo la caduta del Muro, Sassnitz è parte del complesso turistico che sfrutta il fascino otto-novecentesco delle località balneari sul Baltico. Ma rispetto ad altri centri come Binz o Sellin, più che al turismo deve la sua fortuna all’economia portuale. Quella passeggeri verso la Danimarca e Svezia e soprattutto quella industriale, concentrata nel porto di Mukran.

E alle banchine di Mukran hanno trovato ormeggio nei giorni scorsi le due navi Fortuna e Akademik Chersky, spedite da Putin a completare il lavoro del contestato gasdotto. I senatori Usa accusano la società di gestione di garantire stoccaggio e rifornimento di materiali per il Nord Stream 2, nonché servizi e ulteriori supporti, di alloggiare i tubi del gasdotto e di fornire assistenza e provviste alimentari alle due navi russe: “Gli approvvigionamenti forniti alla Fortuna e all’Akademik Chersky diventano sanzionabili nel momento in cui le due navi depositano anche un solo tubo del Nord Stream 2 sui fondali del mare”, scrivono i tre senatori, per i quali le sanzioni potrebbero legalmente colpire il porto, i dirigenti della società che gestisce la sua attività, gli azionisti e anche i lavoratori. La minaccia: il completo isolamento economico e finanziario dagli Usa, che comporterebbe il divieto per ogni impresa o singolo cittadino statunitense di svolgere attività di import-export con il porto di Sassnitz.

Si tratta di una questione di Stato e non di rapporti con privati, dal momento che la struttura portuale di Murkan appartiene per il 90% al comune di Sassnitz e per il 10% al Land del Meclenburgo-Pomerania Anteriore. La minaccia ha trovato molta risonanza sulle pagine estive dei quotidiani tedeschi. Il berlinese Tagesspiegel ha spedito sull’isola un inviato, a carpire l’umore degli abitanti e di uno stralunato sindaco, piombato di colpo al centro di uno scontro internazionale. Il titolo un po’ forzato: Sassnitz contro Golia.

LA COMMISSIONE UE RISPONDE CON UN PORTAVOCE

Ma a Berlino l’hanno presa meno alla leggera, intuendo l’ulteriore escalation nella partita a scacchi sulla pipeline russo-tedesca. E come avvenuto spesso nei mesi precedenti, il governo tedesco ha provato a giocare la carta dell’europeizzazione del tema, nonostante nell’Ue le posizioni sul progetto voluto da Putin e in Germania sostenuto con forza dall’ex cancelliere socialdemocratico Gerhard Schröder siano da sempre discordanti.

Se ai tempi di Jean-Claude Junker la posizione della Commissione sembrava tenere in maggior considerazione i dubbi dei paesi contrari, da quando è arrivata la tedesca Ursula von der Leyen si è notato un leggero spostamento sulla linea di Berlino. Ma nel pieno delle ferie estive, la risposta della Commissione è stata affidata a una portavoce della commissaria all’energia Kadri Simson che ha ribadito la contrarietà a sanzioni extraterritoriali nei confronti di imprese europee che operano dentro un quadro normativo di legalità. “L’obiettivo della Commissione è sempre stato quello di garantire che Nord Stream 2, una volta attuato, operi in modo trasparente e non discriminatorio, con un livello adeguato di controllo normativo, in linea con i principi chiave del diritto internazionale e dell’Ue in materia di energia”, ha poi aggiunto nella dichiarazione all’handelsblatt la portavoce, sottolineando il disappunto per il fatto che, contrariamente ad altri conflitti, in questo su Nord Stream 2 gli Usa agiscano evitando qualsiasi consultazione tra Washington e Bruxelles.

All’attacco molto politico di tre senatori, l’Ue ha contrapposto la risposta un po’ burocratica di una portavoce del commissario. Non è poi molto quello che Berlino è riuscita ad ottenere dalla Commissione von der Leyen. Al netto del periodo di ferie a Bruxelles, va ricordato che una posizione univoca dell’Ue sul Nord Stream 2 non esiste e che l’opposizione di Polonia, Paesi Baltici e altri Stati un tempo nell’orbita dell’Urss sarà difficilmente superabile. Tanto che, anche sulla stampa tedesca, non mancano critiche alla gestione tedesca del dossier Nord Stream 2: il berlinese Tagesspiegel ritiene, ad esempio, che sia stato un azzardo immaginare di buttarsi in un tale progetto senza preoccuparsi di avere le spalle coperte dai partner europei e soprattutto dagli Usa.

UNIPER AVVERTE: POSSIBILE FALLIMENTO DI NORD STREAM 2

Fatto è che per la prima volta un’azienda tedesca coinvolta nel progetto Nord Stream 2 palesa dubbi concreti sul successo dell’opera. Si tratta di Uniper, la società del settore energetico operativa dal 2016 dopo lo spin off da E. ON, che nel suo rapporto parziale sui primi sei mesi dell’anno scrive: “È aumentata la probabilità che la costruzione della pipeline subisca ritardi o non venga mai completata”. Nel rapporto si aggiunge che, in caso di blocco definitivo del gasdotto, l’azienda potrebbe dover svalutare il credito concesso per Nord Stream 2 e non realizzare gli interessi attivi previsti. Uniper è coinvolta nel finanziamento del gasdotto per 950 milioni di euro. Secondo la stessa azienda, la somma è stata già versata per intero.

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