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Edf

Chi critica e perché la Francia per la nazionalizzazione di Edf

La Francia si muove per nazionalizzare la società elettrica Edf. Fatti, commenti e critiche.

L’energia, il gas, la transizione ecologica sono argomenti caldi in tutto il mondo. In particolar modo in Occidente, qui da noi, dove la guerra russa in Ucraina ha fatto aprire gli occhi su errori del passato e rimedi per il presente e il futuro.

LE MOSSE DELL’ITALIA SULL’ENERGIA

La settimana che si chiude domani ha portato in dote nuovi elementi di questo dibattito. Per l’Italia, come raccontato qui, il viaggio del premier italiano Mario Draghi in Turchia e quella del Capo dello Stato Sergio Mattarella in Mozambico sono due pedine nuove nello scacchiere tricolore dei nuovi fornitori utili ad ammorbidire l’addio a Mosca. Un operato, quello del governo di Roma, che però continua ad essere malvisto dal Movimento 5 Stelle a guida Giuseppe Conte. Che ieri si è recato a Palazzo Chigi per far presente, tra le varie cose, lo scontento dei suoi su ambiente ed energia: “Abbiamo rappresentato al premier Draghi che noi non siamo qui per predicare la transizione ecologica di giorno e consentire nuove trivellazioni di notte”. Ma di motivi per riscontrare i concreti passi avanti nel percorso di indipendenza energetica ce ne sono. Da ultimo, la conferma dell’acquisto da parte di Snam della seconda nave rigassificatrice destinata a Ravenna per lavorare il Gnl nella Penisola.

COSA SUCCEDE IN FRANCIA

Se da noi il quadro può dirsi quantomeno vivace, tra successi e malcontenti, ben più intricata è la situazione in Francia. Dove ieri è giunta la notizia della nazionalizzazione del colosso energetico Edf. L’annuncio è arrivato per bocca del primo ministro Elisabeth Borne, facendo aumentare notevolmente le azioni della società.

COME VA EDF

Come ricordato ieri, il gruppo era controllato già per l’84% da Parigi e deve affrontare ritardi e sforamenti di budget per le nuove centrali nucleari in Francia e Gran Bretagna, oltre a problemi di corrosione in alcuni dei suoi vecchi reattori. La metà dei reattori presenti sul territorio transalpino, inoltre, attualmente sono inattivi.

Di più. Edf è stata anche danneggiata dalle regole del governo macroniano, che l’hanno costretta a vendere energia ai rivali a prezzi scontati, mentre i prezzi hanno raggiunto livelli record. Le perdite di produzione stimate ridurranno i profitti di 18,5 miliardi di euro e le vendite di energia scontate costeranno 10,2 miliardi di euro. Il debito è aumentato del 40% quest’anno, ad oltre 61 miliardi di euro.

L’opzione di nazionalizzare completamente EDF è stata segnalata dal presidente francese, Emmanuel Macron, a inizio 2022, con l’intenzione di rendere l’azienda energetica il pilastro principale di un massiccio investimento in nuovi reattori nucleari. A febbraio, dunque poco dopo, scrivevamo qui che lo stesso esecutivo poi riconfermato ad aprile voleva rilanciare i piani generali sul nucleare. Sei nuovi reattori nucleari di tipo EPR 2 “entro il 2028, con il primo reattore che sarà messo in servizio entro il 2035, aveva annunciato lo stesso inquilino dell’Eliseo.

Tornando a ieri, invece: Borne non ha specificato se la nazionalizzazione verrà effettuata tramite una normativa speciale o tramite l’acquisizione di azionisti di minoranza, né ha fornito una tempistica. Le azioni del gruppo subito dopo l’annuncio sono aumentate dal -5% fino al 9%.

Da ricordare c’è poi la questione legata alle previsioni degli analisti di JPMorgan. Che si attendevano la nazionalizzazione. A giugno, però, con la sconfitta parziale alle elezioni parlamentari per il partito di Macron erano scattati i dubbi sul rinnovamento di Edf.

EDF: NAZIONALIZZAZIONE E NUOVO CEO

Il passo in più segnalato oggi sulla vicenda, invece, riguarda l’amministratore delegato. O Ceo, che dir si voglia. Il (o la) nuovo incaricato verrà ricercato da subito.

Nell’attesa, però, le critiche sono già molte. “Credo profondamente nel futuro di EDF”, ha detto il Ministro dell’economia e delle finanze Bruno Le Maire in risposta agli attacchi. Secondo le voci contrarie, infatti, il governo sta nazionalizzando la società in un momento in cui è probabile che subisca perdite massicce, colpite da tetti ai prezzi dell’energia e anni di ritardi sulle nuove centrali nucleari in Francia e Gran Bretagna con sforamenti di bilancio per miliardi di euro.

Il ministro del bilancio francese Gabriel Attal ha detto poi che è troppo presto per dire quanto costerebbe la piena acquisizione. Che “dipenderà dalle azioni della società”.

LE CRITICHE DALLA SPAGNA

L’eco dei no alla mossa francese su Edf è arrivata in Spagna. Dove la vicepresidente del governo e ministra dell’Economia, Nadia Calvino, in alcune dichiarazioni ad “Onda Cero” ha detto che la decisione del governo francese di nazionalizzare Edf risponde alle “difficoltà” che la Francia ha nel campo del nucleare, una situazione che non è paragonabile a quella della Spagna dove esiste una “diversificazione delle fonti energetiche”.

Calvino ha ritenuto, inoltre, che la decisione di Parigi sia “interessante” per chi sostiene che
l’energia nucleare sia la soluzione. La ministra ha sottolineato che la Spagna ha diversificato le sue fonti ed è “fortemente impegnata” nelle rinnovabili. Questione di scelte, insomma, sembra dire la ministra.

L’OPPOSIZIONE DI LE PEN

Non poteva mancare la dichiarazione della destrorsa Marine Le Pen, fresca di doppia sconfitta alle elezioni francesi. Infatti, secondo la leader di RN, questo intervento ha come unico obiettivo “smantellare l’Edf, come esige l’Unione europea”. “Sarà una perdita molto importante sia dal punto di vista dell’indipendenza sia dal punto di vista finanziario per i francesi”, ha aggiunto.

GAS E NUCLEARE NELLA TASSONOMIA EUROPEA

Gli intrighi e le complicazioni non si fermano qui, per Macron. Perché ieri a Bruxelles è arrivato il sì del Parlamento europeo che ufficializza l’inserimento di gas e nucleare nella tassonomia. Cioè nel documento che etichetta gli investimenti come rispettosi del clima.

“Accogliamo con favore questa decisione. È in linea con il consenso scientifico internazionale”, ha dichiarato Erkki Maillard, vicepresidente senior di EDF per gli affari europei, in una dichiarazione rilasciata dopo il voto. Eppure, la tempesta perfetta sui mercati energetici europei è pronta ad abbattersi questa estate con il possibile stop alle centrali nucleari francesi, complice la siccità che non consentirebbe di raffreddare a dovere i reattori transalpini.

GLI ATTACCHI DI EUROPA VERDE A MACRON

Anche il gruppo Europa Verde non si è tirato indietro dal commentare la decisione di ieri. “L’esito nefasto del voto di ieri sulla tassonomia, che, grazie alla complicità delle destre e dei conservatori ha irresponsabilmente attribuito l’etichetta di sostenibilità al gas e al nucleare, ha avuto già i suoi effetti”. Questo, il commento non troppo velato di Eleonora Evi ed Angelo Bonelli, co-portavoce nazionali di Europa Verde a commento della notizia su Edf.

“Appare quanto meno sospetto che già oggi il governo francese si affretti a soccorrere un gruppo fortemente indebitato, invitandolo, per di più, a lanciare un nuovo programma di reattori nucleari”, hanno aggiunto già ieri. Secondo loro, insomma, si tratta di “una decisione pericolosa e insensata”. Ad essere presa di mira è proprio la costruzione del suo nuovo modello di reattore, attualmente in fase di installazione a Flamanville.

“E’ innegabile – hanno concluso Evi e Bonelli – che il pressing spietato di Macron per uccidere il Green Deal includendo il nucleare in tassonomia stia già dando i suoi frutti. Sarà una coincidenza che subito dopo la dichiarazione del governo transalpino i titoli Edf quotati alla borsa di Parigi hanno registrato un’improvvisa impennata, salendo di oltre il 5,5%, quando prima perdevano il 5%?”.

GLI AVVERTIMENTI DALL’UE

Infine, secondo un alto funzionario Ue in vista dell’Eurogruppo di lunedì a Bruxelles, “la situazione in campo energetico è cambiata “in modo così drammatico da richiedere di rivalutare le politiche di breve termine nel settore. Anche guardando al RePowerEu il tema è questo”.

“Il salvataggio pubblico dei grandi gruppi, rispetto ai salvataggi delle banche durante la crisi
finanziaria, in questo caso non avrebbe ripercussioni negative sulla reputazione politica. Penso solo che le persone apprezzerebbero di avere i mezzi per riscaldare le loro case in inverno”, ha spiegato. Il riferimento è a Edf ma anche a Uniper, in procinto di essere salvata dal default dal governo tedesco.

(Articolo pubblicato su Energia Oltre)

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