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Metano

Cosa fanno Snam, Total, Google e non solo contro le emissioni di metano

Il metano è uno dei maggiori contribuenti al riscaldamento globale. Ecco cosa sta facendo l'Unione europea per limitare le emissioni, quali sono i settori più critici e le iniziative delle aziende come Snam, Total e non solo

Dopo l’anidride carbonica, il gas serra che contribuisce maggiormente al riscaldamento globale è il metano, che possiede peraltro una maggiore capacità di “intrappolare” calore nell’atmosfera (di ventotto volte superiore nell’arco di un secolo, o di ottantaquattro volte nel giro di vent’anni); d’altra parte, ha un tempo di permanenza inferiore della CO2. L’abbattimento delle emissioni di metano viene ritenuto cruciale ai fini dell’azione per il clima, e infatti l’Unione europea si è dotata di una strategia in merito nell’ottobre 2020 che si inserisce nel più vasto piano per il raggiungimento della neutralità climatica al 2050.

Lo scorso novembre il Consiglio e il Parlamento europei hanno raggiunto un accordo per porre dei limiti alle emissioni di metano connesse alle importazioni di petrolio e gas naturale dal 2030: gli importatori di combustibili fossili da soggetti non rispettosi degli standard sul metano verranno multati. Quando si parla di petrolio e gas, le emissioni di metano sono legate principalmente alle fughe da tubature e infrastrutture varie, oppure alle pratiche di flaring venting (ossia la combustione o il rilascio intenzionali nell’atmosfera di gas indesiderati).

L’AGRICOLTURA È IL PRIMO SETTORE EUROPEO PER EMISSIONI DI METANO

Tuttavia, il primo settore europeo per emissioni di metano non è quello energetico ma quello agricolo. L’agricoltura vale il 54 per cento delle emissioni di metano dell’Unione europea, contro il 17 per cento dell’industria energetica. Grazie all’ammodernamento delle strutture, quest’ultimo comparto ha ridotto le proprie emissioni di metano di circa il 60 per cento dal 1990 a oggi, mentre l’agricoltura solo del 21 per cento.

IL RUOLO DEL GAS NATURALE

Il tema delle emissioni di metano si collega all’utilizzo di gas naturale, un combustibile fossile composto principalmente proprio da metano e utile alla transizione ecologica, sia come sostituto del carbone (maggiormente emissivo), sia come “ponte” verso un mix energetico dominato dalle fonti rinnovabili: le centrali a gas permettono infatti di compensare l’intermittenza dei parchi eolici e solari (che producono elettricità solo in presenza delle giuste condizioni meteo), offrendo un output continuativo che garantisce la stabilità della rete elettrica.

COSA FA L’OIL & GAS METHANE PARTNERSHIP 2.0

Nel 2020 è stata creata l’Oil & Gas Methane Partnership 2.0, un’iniziativa volta alla rendicontazione e alla mitigazione delle emissioni di metano, legata al Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP). Vi hanno aderito un centinaio di aziende attive nella produzione e nel trasporto di idrocarburi, tra le quali Shell, TotalEnergies, BP, QatarEnergy e le italiane Eni, Snam, Italgas, 2i Rete Gas e Unareti.

La partnership punta a ridurre del 45 per cento le emissioni di metano del settore oil & gas entro il 2025, e del 60-75 per cento entro il 2030. L’organizzazione assegna anche un riconoscimento alle aziende maggiormente trasparenti nel resoconto delle emissioni e ambiziose negli obiettivi di riduzione.

COSA FA SNAM

Snam – la società che gestisce la rete italiana dei gasdotti, partecipata da Cassa depositi e prestiti con il 31,4 per cento delle quote – ha ottenuto la certificazione gold standard dell’Oil & Gas Methane Partnership 2.0 nel 2021, 2022 e 2023.

Nel 2023 Snam ha raggiunto l’obiettivo di riduzione delle emissioni di metano del 55 per cento rispetto al 2015, anticipando i target dell’Oil & Gas Methane Partnership 2.0, e ha fissato un obiettivo di -64 per cento al 2027 e di -70 per cento al 2030. Il Global Methane Pledge, il patto internazionale lanciato nel 2021 alla COP26, prevede una riduzione collettiva delle emissioni di metano di almeno il 30 per cento entro il 2030, rispetto ai livelli del 2020.

Snam dichiara che le emissioni di metano della sua rete di trasporto sono pari allo 0,02 per cento del gas naturale immesso in rete. La società ha anche messo a punto un programma di innovazione industriale – chiamato SnamTEC – per migliorare il monitoraggio della propria rete attraverso le tecnologie di sensoristica e di intelligenza artificiale. Uno dei progetti di SnamTEC è dedicato proprio al monitoraggio via sensori delle emissioni di metano (Methane Detector); un altro programma, Leak Detection and Repair, è volto all’individuazione e alla riparazione delle perdite nelle infrastrutture.

IL SATELLITE METHANESAT E IL PROGETTO AUSEA DI TOTAL

A proposito di innovazione tecnologica, a inizio marzo è stato lanciato nello spazio, dalla California, il satellite MethaneSAT per il monitoraggio dall’orbita delle emissioni di metano dell’industria petrolifera. MethaneSAT è stato sviluppato dall’organizzazione ambientalista statunitense Environmental Defense Fund, l’Università di Harvard, l’agenzia spaziale della Nuova Zelanda e Google, che fornisce la struttura cloud per l’elaborazione dei dati raccolti dal satellite.

Pochi giorni fa la compagnia energetica francese TotalEnergies ha presentato la tecnologia AUSEA (Airborne Ultralight Spectrometer for Environmental Applications) per il tracciamento accurato delle emissioni di metano e anidride carbonica tramite un apposito sensore montato su un drone.

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