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Marocco

Il Marocco può diventare un hub energetico per l’Europa?

Secondo la Bbc, il Marocco ha il potenziale adatto a diventare un hub di energia rinnovabile per l'Europa. Ma non mancano gli scetticismi.

Il Marocco potrebbe diventare un fondamentale hub energetico per l’Europa capace di soddisfare ad esempio il l’8% del fabbisogno della Gran Bretagna e il 4% di quello di Germania e Italia, È lo scenario tratteggiato in un approfondito articolo della Bbc che descrive gli sforzi del settore pubblico e privato di Rabat per incrementare la produzione di energia rinnovabile in un Paese che già oggi dispone del parco solare più grande al mondo.

Un potenziale straordinario

Se c’è una persona convinta che il Marocco possa diventare un hub energetico per l’Europa quella è Moundir Zniber, imprenditore attivo da quindici anni nel campo delle rinnovabili con la sua società Gaia Energy.

“Le risorse che abbiamo qui”, ha dichiarato Zniber alla Bbc, “potrebbero rappresentare una delle grandi risposte alla domanda europea. (…) Penso che il Marocco costituisca la miglior opportunità per il continente europeo di emanciparsi dalla sua dipendenza dal gas russo. (…) Il Marocco ha davvero tra le migliori risorse solari ed eoliche del mondo. Non abbiamo petrolio, non abbiamo gas naturale, ma abbiamo un potenziale che è semplicemente straordinario”.

Il piano del Marocco per le rinnovabili

Il governo marocchino nutre l’ambizione di generare il 52% della sua elettricità da fonti rinnovabili entro il 2030, con l’obiettivo di esportarla in Europa attraverso cavi sottomarini.

Ma il Paese nordafricano dovrà lavorare molto prima di raggiungere questo traguardo considerando che oggi dipende ancora dalle importazioni per il 92% del suo fabbisogno energetico, gran parte del quale soddisfatto attraverso combustibili fossili.

Nel 2012 solo il 12,4% della produzione di elettricità del Marocco era basata sull’energia eolica e il 4,4% da quella solare. Niente a che vedere dunque con la quota dell’80,5% derivante dalla triade carbone, gas, petrolio.

Eppure il Paese sta facendo passi da gigante per quanto concerne la generazione di energia rinnovabile grazie a progetti come il colossale complesso Noor-Ouarzazate che, attivo dal 2016, rappresenta il più grande parco di pannelli solari al mondo.

Il Marocco soddisferà parte della domanda europea?

Il già citato Zniber è del parere che le società private marocchine come la sua Gaia Energy debbano ora impegnarsi a esportare in Europa l’energia solare ed eolica ed anche idrogeno verde.

L’obiettivo di Gaia Energy in particolare è di sviluppare progetti che possano condurre a una produzione tale da soddisfare fino al 4% delle necessità di elettricità di Germania e Italia. I piani della società sull’idrogeno verde sono ancora più ambiziosi perché puntano a venire incontro al 25% della domanda europea.

Per sostenere i progetti del Marocco, la Banca Mondiale ha provveduto a stanziare fondi per svariati milioni di dollari, anche con l’obiettivo di ridurre, come dichiara l’economista dell’Istituto di Washington di Moez Cherif, “la forte volatilità dei prezzi dei carburanti fossili”.

Secondo lo stesso Cherif lo sviluppo di questo settore arrecherà effetti benefici a un’economia come quella marocchina piagata da un tasso di disoccupazione dell’11,2% creando circa 28.000 posti di lavoro all’anno.

A detta dell’economista inoltre la transizione verde in corso in Marocco permetterà al Paese “di posizionarsi come un hub industriale per gli investimenti nelle esportazioni di prodotti industriali verdi”, con particolare riguardo ad un’industria energivora come quella dell’automotive.

Anche gli investimenti privati faranno la loro parte: si segnala ad esempio quella della startup energetica britannica Xlinks, il cui progetto di costruire un cavo elettrico sottomarino che colleghi il Marocco alla Gran Bretagna punta a far sì che di qui al 2030 l’8% della domanda di elettricità di Londra sia soddisfatta dall’energia solare ed eolica marocchina.

Anche altri Paesi europei hanno manifestato concreto interesse verso le opportunità fornite dal Marocco: ad esempio, nel contesto della COP27 di Sharm el-Sheikh, dello scorso novembre, Rabat ha firmato un Memorandum of understanding con i governi di Berlino, Parigi e Lisbona, con l’obiettivo di accelerare, rendendolo più agevole, il trasporto transfrontaliero dell’energia.

Gli obiettivi del governo

Intervistata dalla Bbc, la Ministra marocchina per la transizione energetica e lo sviluppo sostenibile Leila Benali è costretta ad ammettere i ritardi incontrati dai progetti del suo Paese nello sviluppo del settore delle rinnovabili, ritardi che lei attribuisce a fattori globali avversi come la pandemia e la dislocazione delle catene di produzione e del valore “che hanno influenzato”, dichiara la ministra, “l’energia rinnovabile”.

Rabat tuttavia si prefigge, sottolinea la ministra, di fare la sua parte affinché vi sia al più presto un cambio di passo. Tra le azioni che si metteranno in campo vi sarà un taglio drastico della burocrazia che permetterà ad esempio di velocizzare gli acquisti di proprietà su cui impiantare pannelli e turbine.

La strategia dell’esecutivo è in particolare imperniata su tre pilastri: incrementare la produzione di rinnovabili, migliorare la produzione in termini di efficienza e perseguire l’integrazione nei mercati energetici internazionali.

Interno o esterno: il dilemma del Marocco

Per un Paese che a tutt’oggi importa dall’estero la stragrande maggioranza della sua energia questa proiezione esterna può apparire velleitaria. Sono in molti a credere che la vera priorità sia anzitutto soddisfare la domanda proveniente dal mercato interno.

Benali condivide questa posizione, sottolineando come il suo governo si impegnerà a far sì che tutti i marocchini abbiano al più presto accesso all’energia verse “al più basso costo possibile”.

La ministra tuttavia è allo stesso tempo consapevole della “storica opportunità” di integrare il Marocco nel mercato europeo dell’energia. È perseguendo questa strada, rimarca Benali, che si potranno ad esempio attirare gli investimenti internazionali necessari per far raggiungere al settore marocchino delle rinnovabili la dimensione ideale.

L’economista della Banca Mondiale Cherif è convinto che non esista nessun aut aut. “Idealmente si dovrebbero fare entrambe le cose”, rileva riferendosi all’aumento della produzione per il consumo interno e a quello per l’export”.

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