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Non solo Isab: le nuove sanzioni Usa obbligano Lukoil a vendere le raffinerie in Europa

A seguito delle nuove sanzioni degli Stati Uniti, Lukoil - la seconda compagnia petrolifera più grande della Russia - si sta muovendo per vendere i suoi impianti in Europa e in Medioriente. La società era proprietaria della Isab, la raffineria più grande d'Italia. Tutti i dettagli.

Lukoil, la seconda compagnia petrolifera più grande in Russia, ha intenzione di “vendere i suoi asset internazionali” a seguito dell’introduzione “di misure restrittive contro la società e le sue sussidiarie da parte di alcuni stati”, si legge in un comunicato pubblicato lunedì 27 ottobre. Il riferimento è alle sanzioni imposte qualche giorno prima dagli Stati Uniti su Lukoil – appunto -, ma anche su Rosneft e le relative sussidiarie.

“Esortiamo i nostri alleati a unirsi a noi e ad aderire a queste sanzioni”, aveva dichiarato il segretario del Tesoro Scott Bessent. Anche il Regno Unito, lo scorso 16 ottobre, aveva sanzionato Rosneft e Lukoil.

LE NUOVE SANZIONI AMERICANE

Rosneft e Lukoil sono, nell’ordine, le due maggiori compagnie petrolifere della Russia: Rosneft è controllata dallo stato mentre Lukoil è privata, ma – per via del sistema economico e politico russo – è comunque influenzata dal Cremlino e allineata ai suoi interessi.

Le sanzioni americane hanno l’obiettivo di ridurre le entrate economiche di Mosca, che si fondano proprio sulla vendita di idrocarburi all’estero, e ostacolare il finanziamento della guerra all’Ucraina. Difficilmente il paese annullerà l’invasione, ma – come ha scritto il Financial Times – l’annuncio di Lukoil è la dimostrazione che le nuove restrizioni di Washington sul settore energetico russo stanno avendo delle conseguenze.

IL PRECEDENTE ITALIANO: IL CASO DI ISAB

A proposito di asset all’estero, Lukoil possedeva la raffineria Isab di Priolo Gargallo, la più grande d’Italia: vale da sola un quinto della capacità di raffinazione nazionale e soddisfa il 20 per cento della domanda elettrica della Sicilia. Nel 2023 la vendette alla società di private equity cipriota Goi Energy in un’operazione praticamente obbligata, dato che le sanzioni su Mosca non permettevano a Isab né di importare il petrolio russo, né di ottenere dalle banche il credito necessario ad acquistare greggi di altra provenienza.

LE RAFFINERIE DI LUKOIL NELL’EST EUROPA, E NON SOLO

Lukoil possiede diversi impianti e proprietà in Europa, ma anche in Africa (Egitto e Nigeria) e in Asia (Azerbaigian, Kazakistan, Emirati Arabi Uniti e Iraq).

Sul territorio europeo, nello specifico, Lukoil possiede due raffinerie in Bulgaria e in Romania più una partecipazione del 45 per cento in un terzo sito nei Paesi Bassi. Inoltre, dispone di una rete di strutture di stoccaggio e di stazioni di servizio tra la Bulgaria, la Romania, la Croazia, la Serbia, il Montenegro e la Macedonia del nord.

IL PROBLEMA CON LA RAFFINERIADI BURGAS

Tra tutte, l’infrastruttura più “critica” è la raffineria di Burgas, dalla capacità giornaliera di 190.000 barili, l’unico sito del genere in tutta la Bulgaria. Per Lukoil, la cessione di questo impianto è complicata dalle nuove restrizioni introdotte dal governo bulgaro dopo le sanzioni americane: in sostanza, la società russa avrà bisogno dell’approvazione dello stato prima di poter vendere la raffineria di Burgas.

I TEMPI

I tempi sono stretti, dato che Lukoil dovrà vendere i suoi asset europei entro il 21 novembre prossimo: da quella data, il dipartimento del Tesoro inizierà a considerare le transazioni della società come violazioni delle sanzioni.

QUANTO VALGONO GLI ASSET EUROPEI DI LUKOIL

Stando alla società di intermediazione finanziaria russa Bcs, le proprietà europee di Lukoil rappresentano all’incirca il 5 per cento dei suoi utili prima degli interessi, delle imposte, del deprezzamento e dell’ammortamento (Ebitda o margine operativo lordo). Il valore è in calo rispetto all’11 per cento registrato prima dell’invasione dell’Ucraina.

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