Il governo degli Stati Uniti ha intenzione di acquisire una quota, fino al 10 per cento, di Lithium Americas, società mineraria canadese che sta sviluppando un grosso progetto estrattivo di litio in Nevada assieme alla casa automobilistica americana General Motors. Il litio è il principale metallo utilizzato nelle batterie che alimentano i veicoli elettrici e che permettono l’immagazzinamento dell’energia dei parchi eolici e solari: la tecnologia di batterie oggi più diffusa, appunto, è quella agli ioni di litio.
LA RAGIONE DELL’INVESTIMENTO PUBBLICO IN LITHIUM AMERICAS
Secondo Reuters, che da dato la notizia, dietro all’investimento pubblico in Lithium Americas ci sarebbe la volontà di Washington di rinegoziare i termini di un prestito da 2,2 miliardi di dollari che l’azienda ha ricevuto dal dipartimento dell’Energia per lo sviluppo della miniera di Thacker Pass. Il progetto in questione, dal valore di 2,9 miliardi di dollari, è stato approvato sul finire del primo mandato di Donald Trump; fu poi la successiva amministrazione di Joe Biden ad approvare il prestito, dalla durata di ventiquattro anni e con un tasso di interesse basato su quello dei Treasury, i titoli del Tesoro americani.
L’attuale amministrazione Trump teme che Lithium Americas possa non riuscire a ripagare il prestito per via dei bassi prezzi internazionali del litio; i prezzi sono bassi per via dell’eccesso produttivo della Cina, il paese che domina le filiere di questo metallo.
IL CAPITALISMO POLITICO DI TRUMP
È insolito che il governo degli Stati Uniti diventi azionista di un’azienda privata e quotata. L’ingresso nel capitale di Lithium Americas, comunque, non sarebbe una novità: recentemente, infatti, il governo americano è diventato azionista della società di microchip Intel (con il 9,9 per cento) e ha investito in Mp Materials, l’azienda mineraria che gestisce l’unica miniera di terre rare della nazione.
Queste manovre sembrerebbero suggerire un allontanamento di Washington dal suo modello tradizionale, basato sul libero mercato e sui vincoli esterni alle imprese (come i controlli alle esportazioni), e un avvicinamento al cosiddetto “capitalismo di stato” europeo (dove l’intervento diretto dello stato nell’economia è maggiore): o almeno per quanto riguarda i settori considerati rilevanti per la sicurezza nazionale.
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L’IMPORTANZA DI THACKER PASS
Quando aprirà, nel 2028, Thacker Pass dovrebbe diventare la più grande miniera di litio nell’emisfero occidentale (la più grande al mondo è invece quella di Greenbushes in Australia), con una produzione iniziale di 40.000 tonnellate di carbonato di litio all’anno: una quantità sufficiente, grossomodo, per quasi un milione di veicoli elettrici.
Dato che attualmente gli Stati Uniti producono meno di cinquemila tonnellate di litio, il progetto di Thacker Pass viene considerato fondamentale per il rafforzamento della filiera nazionale e per la riduzione della dipendenza dalla Cina: sono temi che mettono d’accordo i repubblicani e i democratici, e infatti l’iniziativa di Lithium Americas ha ricevuto il sostegno di entrambi i partiti.
La Cina è la terza maggiore produttrice di litio al mondo, dopo l’Australia e il Cile, ma esercita un’influenza fortissima sul segmento della raffinazione, con una quota del 75 per cento sul totale globale: la fase di raffinazione è quella più “critica” perché direttamente connessa all’utilizzo industriale del metallo.
COSA C’ENTRA GENERAL MOTORS
Lithium Americas ha sede a Vancouver, in Canada (un paese alleato e ben allineato agli Stati Uniti), e il suo valore di mercato ammonta all’incirca a 750 milioni di dollari. Dopo la pubblicazione della notizia sul possibile ingresso del governo americano nel capitale, le sue azioni sono cresciute dell’80 per cento, da 3 dollari a 5,5 dollari l’una.
L’azienda collabora con General Motors, che ha investito 625 milioni nel sito di Thacker Pass, ottenendone una quota del 38 per cento e il diritto di acquistare l’intera produzione della prima fase del progetto, più una parte della seconda fase, per vent’anni. Il litio di Thacker Pass, in sostanza, servirà ad alimentare la transizione alla mobilità elettrica della casa proprietaria dei marchi Chevrolet e Cadillac, tra gli altri.
Tuttavia, secondo Reuters, l’amministrazione Trump sta facendo pressioni su General Motors affinché rinunci alle sue quote di controllo sul progetto e le trasferisca a Washington.