skip to Main Content

La via italiana per la politica energetica in Europa

Il post dell’avvocato Angela Lupo, blogger di Start Magazine

Parlare di politica energetica non sempre significa trattare (solo) di geopolitica.

D’altro canto, è noto come ogni singolo Paese, membro dell’UE, ha affrontato una propria questione energetica, all’interno del proprio territorio, secondo una propria Legislazione. Considerando l’Italia, verrebbe da chiedersi: qual è lo stato dell’arte della politica energetica nel nostro Paese? Tra le varie recenti pubblicazioni sulla questione energetica, va sicuramente segnalato il libro di Gianni Bessi “Gas Naturale L’energia di domani (2018, Edizioni Innovative Publishing), libro la cui prefazione è stata curata dal Prof. Giulio Sapelli.

Il tema affrontato da Gianni Bessi è proprio quello della transizione energetica – questione nota ormai dibattuta – questione che i vari Governi nazionali, e dunque anche il Governo italiano, dovranno affrontare.

Prima o poi avverrà il passaggio dalle fonti fossili a quelle rinnovabili, dal carbone, una fonte del passato, a quelle del futuro, le c.d. rinnovabili (idroelettrico, eolico, solare, geotermico e biomasse). Bessi incentra la tematica su una questione cruciale: la costruzione di una transizione verso le rinnovabili in modo da evitare di subire uno shock energetico determinato da una minore offerta di energia, conseguenza della decarbonizzazione. La transizione potrebbe perciò avvenire grazie all’utilizzo del gas naturale di cui è molto ricco il Mare Adriatico.

Tra le poche risorse energetiche scoperte nel territorio italiano, il gas naturale ha sicuramente un posto preminenente. E tutti noi cittadini dovremmo sentirci orgogliosi di avere una tale ricchezza. Le recenti polemiche inerenti l’attività estrattiva (a forza di slogan del tenore “Trivelle Si” o Trivelle No”) fanno emergere, tuttavia, una non autentica consapevolezza della questione energetica, una non diffusa conoscenza della reale portata di questa nostra risorsa energetica, il gas naturale per l’appunto. Proprio in uno scenario così articolato, è giocoforza passare immancabilmente dal considerare la questione energetica tout court al concepire l’importanza di promuovere una politica energetica di transizione ossia una politica di transizione energetica, lasciando a latere il sottile gioco di parole.

Ma cosa si dovrebbe chiedere ad un Governo per una buona politica di transizione energetica?

Alla luce di questa scoperta italiana (da tempo ormai consolidata), in ordine al ritrovamento di gas naturale nel Mar Adriatico, sarebbe opportuno per tutti, Governo e cittadini, prendere coscienza di alcuni elementi chiave: 1) la fattibilità, in Italia, di una concreta politica di transizione energetica, ponendo l’accento proprio sulle estrazioni di gas naturale; 2) la sostenibilità di tale politica energetica nazionale, nel rispetto dell’ambiente e della salute; 3) la considerazione della necessità di una politica energetica, a breve periodo, per salvaguardare la vita dei cittadini, delle Istituzioni, degli ospedali e per salvaguardare la sicurezza (si pensi alla funzionalità dei sistemi di intelligence) e la difesa del territorio italiano; 4) la conservazione del lavoro attraverso la salvaguardia e la tutela dei lavoratori dell’industria estrattiva; 5) il risparmio, da parte dei cittadini, delle imprese e delle Istituzioni, in ordine a consumi energetici; 6) la valorizzazione del comparto tecnologico italiano legato all’industria estrattiva e settori a latere.

Questo lo sforzo di “comprensione” che dovrebbe uniformare, da un lato, l’azione di Governo e, dall’altro, dare prova di consapevolezza della questione energetica, da parte dei cittadini, in fin dei conti fruitori di energia. Non polemiche tout court, dunque, ma comprensione delle dinamiche di approvvigionamento energetico nazionale per una migliore sostenibilità ambientale e una riduzione dei costi di energia.
All’interno di questa prospettiva, è d’obbligo altresì domandarsi: l’Unione degli Stati europei come si comporta e come si comporterà in futuro? Qual è lo stato dell’arte in Europa in ordine alla questione della transizione energetica? Esiste un’Idea Comune di Energia? E soprattutto, è possibile ipotizzare una comune ricerca e soluzione della questione energetica che possa soddisfare gli Stati membri dell’UE? Sarà mai possibile, in un futuro europeo, una “condivisione” di politiche energetiche, non solo in vista della transizione energetica, ma anche tenendo conto della peculiarità dei singoli Stati membri, dei territori e delle diverse geografie, nonché delle differenti risorse (anche in termini occupazionali e di ricerca tecnologica)? Quale futuro energetico potremmo aspettarci nel Continente europeo oltre le considerazioni (plausibili) della geopolitica? Ed infine, quale ruolo potrebbe svolgere l’Italia, all’interno dell’UE, grazie all’esperienza estrattiva, già in atto nel Mar Adriatico, per dare compimento ad “una via italiana alla politica energetica europea?”

Prendendo spunto dal libro di Gianni Bessi, “Gas Naturale L’energia di domani (2018, Edizioni Innovative Publishing), il prossimo 4 marzo avrà luogo a Milano, in Regione Lombardia, il terzo Seminario organizzato da #EuropeanSpeech (contenitore di Dialoghi sull’Europa), insieme a Maria Silvia Sacchi (Giornalista economica del Corriere della Sera), Paolo Carnevale (Direttore Esecutivo Fondazione Eni Enrico Mattei), Patrizia Rutigliano (EVP Relazioni Istituzionali e CSR Comunicazione SNAM), Carlo Borghetti (VicePresidente Consiglio Regionale della Lombardia).

Prendere coscienza del valore economico e strategico, per l’Italia, dell’industria estrattiva, servirebbe non solo a risolvere una questione cruciale di transizione energetica, valorizzando, nel contempo, l’occupazione e la relativa ricerca tecnologica. Prendere coscienza di una risorsa energetica esistente nel territorio italiano, servirebbe a realizzare l’idea, tanto cara, ad Enrico Mattei per cui “La cosa più importante per un Paese, e cioè l’indipendenza politica, non ha valore, non ha peso, se non c’è l’indipendenza economica”.

Il riferimento a “Paese” vale per l’Italia, ma anche per l’Europa: le sfide globali e tecnologiche (si pensi ad esempio alla tecnologia blockchain in uso per le piattaforme nel Mare del Nord) vanno di sicuro affrontate attraverso una comunione d’intenti. E l’Italia potrebbe essere una via verso la politica energetica comune in Europa. Se non ora, quando?

Back To Top