Mentre Arcelor Mittal sospende la decisione di spegnere l’altoforno 2 in attesa della sentenza del Tribunale di Milano, proseguono le inchieste di Milano e Taranto sull’ex Ilva.
Perquisizioni e sequestri negli uffici della multinazionale franco-indiana della Guardia di Finanza, che fa sapere sta collaborando. L’inchiesta della procura di Milano riguarda anche la distrazione di beni del fallimento e omessa dichiarazione dei redditi.
Il comune di Taranto si costituirà parte civile. L’inchiesta di Taranto verifica anche l’acquisto delle materie prime e la vendita dei prodotti finiti, nell’ipotesi di un depauperamento o meno del ramo d’azienda.
GLI INCONTRI DI MITTAL A ROMA
Ieri Aditya Mittal, il figlio del fondatore del gruppo Lakhsmi, ha incontrato al Ministero dello Sviluppo Economico il titolare del dicastero Stefano Patuanelli. L’incontro, in cui il giovane Mittal è stato accompagnato dall’amministratrice delegata Lucia Morselli, è stato uno degli atti di una giornata che ha visto un lavoro doppio: sia all’interno della équipe italiana che prova a dirimere il caso, sia nel rapporto con la politica – tanto che è stato fissato per venerdì prossimo alle 18,30 un incontro a Palazzo Chigi fra Conte, Patuanelli e i vertici del gruppo indiano – sia nel rapporto con la giustizia.
LA NOTA DI ARCELOR
Sul rapporto con la giustizia italiana, ieri ArcelorMittal ha emesso una nota: «A seguito della recente richiesta dei Commissari dell’Ilva al Tribunale di Milano volta all’ottenimento di provvedimenti provvisori relativi all’acciaieria di Taranto, AM InvestCo Italy prende atto e saluta con favore l’odierna decisione del Tribunale di non accogliere la richiesta di emettere un’ordinanza provvisoria senza prima aver sentito tutte le parti. L’udienza in Tribunale è fissata per il 27 novembre».
CHE COSA DICE IL GRUPPO
Questo passaggio giudiziario ha un preciso elemento di ricaduta, che potrebbe segnare un prima e un dopo nell’intera vicenda: «AM InvestCo seguirà l’invito del Tribunale a interrompere l’implementazione dell’ordinata e graduale sospensione delle operazioni in attesa della decisione del Tribunale. Tale processo è in linea con le migliori pratiche internazionali e non recherebbe alcun danno agli impianti e non comprometterebbe la loro futura operatività».
L’ANALISI DEL SOLE
Oggi il Sole 24 Ore ha scritto: Il meccanismo che si è creato ieri è stato quello di un lavoro composito all’interno della squadra di ArcelorMittal. Il punto essenziale, per la multinazionale, è costruire nei prossimi giorni una ipotesi di accordo che possa soddisfare tutte le controparti oppure stabilire che non ci sono più margini e che dunque occorre decidersi per una uscita definitiva. Il problema è che esiste un intersecarsi fra dimensione della giustizia e dimensione della politica che, adesso, va sciolto: trovando soluzioni concrete o constatando la sua insolubilità. E che, dunque, va affrontato fino alle estreme conseguenze di una uscita dal Paese e di una battaglia giudiziaria lunga, estenuante e pericolosa”.
LEGALI AL LAVORO
Di sicuro, quello di ieri a Roma – ha aggiunto il Sole – è stato per ArcelorMittal – prima che Mittal figlio e Morselli vedessero Patuanelli – un vero e proprio gabinetto di guerra (o di pace, a seconda dei punti di vista): Sono rimasti nelle retrovie il responsabile dell’M&A globale, Ondra Otradovec, e gli avvocati italiani che stanno seguendo l’intera vicenda: lo studio di GOP (Gianni Origoni Grippo), che segue il gruppo nei suoi interessi fin dall’inizio della questione italiana, e Cleary Gottlieb, più vicini nel rapporto fiduciario con Lucia Morselli”.
RUMORS DAL MISE
Al ministero dello Sviluppo economico, che fino a pochi mesi fa era guidato da Luigi Di Maio, c’è un interrogativo che attanaglia tutti gli altissimi dirigenti. Perché i tre commissari straordinari dell’ex Ilva – ovvero Corrado Carrubba, Piero Gnudi ed Enrico Laghi – hanno scelto lo studio legale Freshfields Bruckhaus Deringer per gestire il braccio di ferro con i vertici di Arcelor Mittal? Perché Carrubba, Gnudi e Laghi hanno individuato uno studio che, per quanto di respiro internazionale, non avrebbe un robusto dipartimento contenzioso di avvocati?, si bisbiglia nell’alta burocrazia del Mise.