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ArcelorMittal

La frontiera verde pensata da ArcelorMittal contro la Cina

L'articolo di Chiara Rossi

Produrre acciaio con meno carbone diminuendo le emissioni di Co2 si può. Ma serve il sostegno della politica. A dirlo è il principale produttore al mondo di acciaio ArcelorMittal.  Nel Media Day di Parigi i vertici della multinazionale franco-indiana hanno chiesto all’Unione europea l’introduzione di un “aggiustamento verde” alle frontiere per tutelare l’industria siderurgica europea. La mossa è rivolta in particolare alla Cina.

UNA FRONTIERA VERDE ALLE IMPORTAZIONI DI ACCIAIO

L’aggiustamento verde proposto dai vertici di ArcelorMittal prevede che le importazioni di acciaio in Europa dovrebbero soddisfare gli stessi standard applicati alle emissioni di CO2 dei produttori europei in base al sistema Ets. Inoltre, qualsiasi eventuale deficit di Co2 dovrebbe essere compensato dall’importatore. Per i vertici di ArcelorMittal, “questa misura incentiverebbe la riduzione effettiva delle emissioni di Co2” e al tempo stesso “impedirebbe l’erosione della competitività dell’industria europea dell’acciaio” che oggi sostiene costi dovuti alle misure ambientali che altri produttori mondiali non sostengono.

IL RIFERIMENTO AL CONCORRENTE CINESE

“Il sistema attuale non cambierà il modo in cui l’acciaio viene prodotto ma solo dove viene fabbricato l’acciaio. L’Europa continuerà ad aver bisogno di più acciaio che mai, ma la probabilità è che questo acciaio provenga da paesi che non hanno politiche climatiche comparabili” ha dichiarato Aditya Mittal, Presidente e Cfo di ArcelorMittal. Il riferimento non tanto velato è alla Cina dove le regole ambientali sono ben diverse dagli standard europei. “Ciò potrebbe consentire all’Europa di rivendicare che le emissioni della sua produzione si sono ridotte, ma sarebbe privo di significato se non si basa sulle emissioni di ciò che consuma”. Ecco perché è importante che l’Ue adotti “misure per prevenire la rilocalizzazione delle emissioni di C02 nei materiali scambiati a livello globale come l’acciaio”.

CONSEGUENZE ITALIANE

Il progetto di ridurre l’impatto ambientale ha una forte eco in Italia. La multinazionale franco-indiana dal primo novembre scorso gestisce infatti il gruppo Ilva, tra cui lo stabilimento siderurgico di Taranto. La questione ambientale è stata da sempre un nervo scoperto nella Regione e la proposta di Mittal rappresenta una mano tesa verso la popolazione locale e le istituzioni. Come sottolinea Foschini su Repubblica, con questa proposta Mittal “per la prima volta apre alla strada della decarbonizzazione chiesta da anni a gran voce dalle associazioni ambientaliste tarantine e dal Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano”.

LA REAZIONE DELLA REGIONE PUGLIA

“Certo, il progetto avrà tempi medio-lunghi di realizzazione e richiederà finanziamenti pubblici oltre quelli propri dell’impresa, ma la notizia è buona”. Ha commentato l’assessore allo Sviluppo economico della Regione Puglia, Cosimo Borraccino. “È sorprendente che a spingere per mettere al centro dell’agenda politica europea la riduzione delle emissioni di Co2 sia la multinazionale neo proprietaria della più grande fabbrica di acciaio del continente, che utilizza il carbone nel ciclo produttivo. Ma se questo avviene è perché anche il mondo della produzione ha compreso che serve un grande cambiamento tecnologico per rilanciare l’economia del vecchio continente e per costruire un futuro sostenibile”.

“Rimaniamo fortemente critici sull’operazione traghettata dal Governo per l’acquisizione di Ilva – ha osservato Borracino – ma va riconosciuto ad ArcelorMittal che su questo punto ha centrato il bersaglio e gliene diamo atto volentieri.”.

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