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Gas

Come sostituire il gas russo. Report Cdp

L’Italia deve far fronte all’eventualità di reperire in modo alternativo i circa 30 miliardi di metri cubi annui di gas russo, in caso di un'interruzione delle forniture. Secondo l'ufficio studi di Cdp, si possono individuare tre vie percorribili. Ecco quali

“L’Italia, con quasi tre quarti dell’energia importata, è tra i Paesi più dipendenti dall’estero, con un valore superiore alla media UE (57%). Il nostro approvvigionamento inoltre presenta una forte concentrazione in un numero limitato di Paesi caratterizzati da elevati profili di rischio geopolitico”. Lo scrive Cassa depositi e prestiti nel rapporto Sicurezza energetica: quali prospettive oltre l’emergenza?, dedicato alle ripercussioni energetiche della guerra in Ucraina e agli scenari futuri.

I PROBLEMI DEL SISTEMA ITALIANO

“Le forniture dall’estero” ricevute dall’Italia, si legge, “sono assicurate da cinque gasdotti con sei punti di ingresso nella rete nazionale e da tre terminali di rigassificazione che complessivamente garantiscono una capacità nominale di importazione pari a circa 130 miliardi di metri cubi all’anno. Sebbene il tasso di utilizzo delle infrastrutture negli ultimi anni risulti inferiore al 60%, nelle più recenti simulazioni sulla sicurezza degli approvvigionamenti il nostro Paese risulta vicino alla soglia critica di inadeguatezza”.

“Fenomeni come le caratteristiche tecniche degli impianti, il progressivo esaurimento dei giacimenti di alcune aree strategiche e le difficoltà legate al pieno esercizio di alcuni contratti di fornitura”, spiega CDP, “hanno influenzato negativamente il sistema italiano”.

Il rapporto invita allora l’Italia a perseguire una strategia “che miri contemporaneamente ad arginare l’emergenza nel breve periodo e investire sullo sviluppo di sicurezza energetica nel medio-lungo periodo in chiave sostenibile”.

COSA FARE PER SOSTITUIRE IL GAS RUSSO

L’Italia deve far fronte all’eventualità di reperire in modo alternativo i circa 30 miliardi di metri cubi annui di gas russo, in caso di un’interruzione delle forniture. Secondo Cdp, “si possono individuare tre vie percorribili, adeguate e commisurate a tale obiettivo”:

  1. pieno sfruttamento della capacità di stoccaggio nel brevissimo periodo;
  2. potenziamento della capacità di trasporto del TAP e incremento dell’effettivo utilizzo dei metanodotti esistenti del Nord Africa;
  3. rafforzamento della capacità di rigassificazione, per consentire una rimodulazione delle importazioni di gas verso il GNL nel breve-medio periodo.

UN PROBLEMA STRUTTURALE

“La dipendenza dall’estero per la copertura dei fabbisogni e il relativo impatto sulla bolletta energetica, tuttavia, sono temi di natura strutturale che affondano le radici nelle logiche geopolitiche ed economiche delineatesi intorno agli anni 70”, si legge. E questo perché “storicamente, l’Europa nel suo complesso si approvvigiona di materie prime energetiche da Regioni e Paesi limitrofi come Russia, Medio Oriente e Nord Africa, ma anche dagli Stati Uniti, secondo Paese per export di combustibili fossili verso la UE”.

In particolare, l’Italia, principalmente a causa della scarsa dotazione di risorse naturali, registra una dipendenza dall’estero tra le più elevate in Europa, con quasi i tre quarti delle materie prime energetiche provenienti da Paesi terzi (73% a fronte di una media UE del 57%).

Nel corso degli anni la dipendenza italiana è diminuita gradualmente per effetto dei progressi in materia di efficienza energetica e grazie allo sviluppo della generazione elettrica da fonti rinnovabili, rimanendo tuttavia ancora su un livello “che rende vulnerabile la nostra economia”, secondo CDP.

Gas naturale e petrolio, infatti, “incidono ancora per il 65% sui consumi finali di energia e l’Italia importa il 96% del primo e oltre il 90% del secondo. In questo contesto, il dibattito nazionale in materia di politica energetica si è focalizzato principalmente sul progressivo abbandono delle fonti fossili e sulla necessità di imprimere un’accelerazione alla crescita delle rinnovabili”.

IL VALORE STRATEGICO DELLE INFRASTRUTTURE PER IL GAS

Nel documento di CDP si legge che “le infrastrutture oggi utilizzate per il gas sono particolarmente strategiche perché già si prestano ad un utilizzo in mix con altri vettori – quali idrogeno e biogas – e con investimenti mirati all’adeguamento tecnologico potrebbero diventare le reti del futuro”.

UN SISTEMA INADEGUATO?

“L’analisi delle infrastrutture di approvvigionamento esistenti evidenzia”, avverte CDP, “come l’Italia risulti vicina alla soglia critica di inadeguatezza. Il sistema, infatti, incontrerebbe serie difficoltà a soddisfare la domanda massima giornaliera di gas nel caso in cui dovesse interrompersi totalmente il flusso in corrispondenza del principale punto di ingresso sulla rete nazionale, il metanodotto che trasporta il gas russo”.

“Sebbene a livello europeo la sicurezza energetica preveda un meccanismo di solidarietà – che, nel caso italiano, si traduce nella possibilità in caso di situazioni emergenziali di svolgere il ruolo di richiedente o prestatore nei confronti di Francia, Germania (attraverso la Svizzera), Austria e Slovenia – le tensioni sul fronte russo e l’ipotesi di interruzione delle forniture rappresenterebbe un problema per la maggior parte dei Paesi coinvolti”, viene precisato.

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