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Gas

L’hub italiano del gas sorgerà a Minerbio?

Fare di Minerbio, dove finisce il Transmed, un hub per il gas è un sogno: per realizzarlo serve più produzione nazionale. L’analisi di Davide Tabarelli, economista e presidente di Nomisma.

 

I tempi sono lunghi nell’energia, un po’ come i 2.200 chilometri del gasdotto che dal mezzo del Sahara algerino arriva a Minerbio, vicino a Bologna. Così oggi si ricorre alle visioni degli anni ’50 di Mattei nel definire la nostra nuova politica verso il Nord Africa. Era un partigiano bianco e fondò l’Eni nel 1953 e morì, per un attentato, nel 1962, ma in solo 9 anni definì obiettivi tuttora validi, in parte anche realizzati, come appunto il gasdotto Transmed, come lo chiamiamo noi, o la «linea Enrico Mattei», come preferiscono chiamarla gli algerini. In realtà lui non inventò molto, casomai rafforzò quanto gli italiani già prima, anche con la vecchia Agip, avevano fatto, ovvero rafforzare i rapporti con i paesi produttori, con una proverbiale attenzione alle persone.

L’ALGERIA SUPERA LA RUSSIA NELLE FORNITURE DI GAS ALL’ITALIA

L’aiuto che diede Mattei alla rivoluzione contro il colonialismo francese non se lo dimenticano ad Algeri, una vicinanza che, secondo alcune ipotesi, sarebbe all’origine dell’attentato a Mattei. Vi è da chiedersi cosa ne pensino oggi i francesi dell’attivismo dell’Italia. Intanto, nel 2022 il tubo è diventato il primo canale di fornitura di gas all’Italia, con 24 miliardi metri cubi, 3 in più dell’anno prima, e, in base agli accordi siglati, dovrebbe salire verso 30 miliardi nel 2026. La Russia nel 2021, prima della guerra, ci dava 29 miliardi, scesi a 11 nel 2022, mentre nel 2023, se continua come in questi giorni, durante i quali continuano ad arrivare volumi, saremo comunque a 5 miliardi.

In passato si sono sempre scambiati il primato, con l’Algeria che già nei primi anni 2000 era stata prima con 29 miliardi metri cubi, forte anche dell’allora recente espansione della capacità a 36 miliardi. Poi arrivò il gas dalla Libia, a cui il Trasmed ha dovuto fare spazio in Sicilia e, più di recente, il gas azero, via TAP, che immette sempre nel Trasmed più a nord. Oggi c’è una strozzatura per portare il gas dall’Algeria a nord, dove si concentrano i consumi, e dove, peraltro, arrivava il gas russo. Senza fare gli impianti in Italia, in particolare una nuova linea di trasporto sul versante adriatico, serve a poco avere più gas a sud.

ITALIA HUB DEL GAS (E DEL PETROLIO)?

Più moderno è il secondo obiettivo della visita in Algeria, quello di fare dell’Italia un hub, un’interconnessione, dell’energia per l’Europa, ma noi lo siamo già da 50 anni per la fonte ancora più importante dell’Europa, il petrolio. Con le nostre 6 raffinerie che si affacciano sul Mediterraneo, siamo uno dei centri più importanti al mondo per i prodotti petroliferi.

Di hub del gas si parla dalla fine degli anni ’90, quando l’Europa voleva replicare l’esperienza positiva dell’unico grande hub mondiale, quello di Henry Hub in Louisiana, profondo sud degli Stati Uniti dove arriva una fitta rete di gasdotti e da cui partono i grandi gasdotti verso New York e Washington dove il gas viene consumato. È lì che nel 1990 la borsa Nymex lanciò il contratto a termine per il gas, il cui prezzo è diventato il riferimento per tutti gli Stati Uniti ed ora lo è anche per le esportazioni di GNL, molte verso l’Europa, fatte dai terminali del Texas. L’efficienza informativa dell’hub è stata ottenuta anche grazie allo straordinario aumento della produzione di gas da parte di migliaia di produttori, molti frackers, che danno spessore all’offerta e liquidità al mercato.

Minerbio, dove finisce il Transmed, è uno degli stoccaggi più grandi d’Europa, è collegato con il rigassificatore Adriatic LNG e presto sarà allacciato al nuovo rigassificatore di Ravenna. Da lì partono tutte le linee per i principali centri di consumo della Pianura Padana. Una volta vi convergeva anche molta dell’abbondante produzione nazionale, ma oggi è scesa a 3 miliardi metri cubi, il minimo dal 1954. È un sogno avere un Minerbio Hub per il gas, ma se volessimo realizzarlo occorre più produzione nazionale, il primo obiettivo che fu di Mattei prima ancora che partisse per l’estero.

(Estratto da un articolo pubblicato sul Sole 24 Ore)

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