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Israele

Israele gaserà l’Europa con i nuovi giacimenti?

Il ruolo dei giacimenti di gas Leviathan e Tamar in Israele. Ecco perché. L'articolo di Marco Orioles

 

Affamata di gas naturale proveniente da Paesi diversi dalla Russia, l’Europa farebbe bene a prestare attenzione a quello che succede in Israele, dove i giacimenti di Leviathan e Tamar hanno registrato un aumento record della produzione e dell’export che, in prospettiva, viste anche le considerevoli riserve giacenti in quei bacini, rappresenta per l’energivoro Vecchio Continente una promettente ancora di salvezza.

Aumento record della produzione

È un dettagliato articolo di Al-Monitor a informarci sui numeri e sugli indicatori esibiti dai giacimenti israeliani nel primo semestre 2022 che sono davvero rimarchevoli, sia in termini di produzione complessiva derivante dallo sfruttamento di Leviathan e Tamar, sia sotto l’aspetto delle entrate che ne ricava il governo e sia dei profitti ottenuti dagli investitori.

Complessivamente, nei primi sei mesi di quest’anno a Leviathan e Tamar sono stati prodotti 10,85 miliardi di metri cubi di gas, con un aumento del 21,9% rispetto allo stesso periodo del 2021, quando la produzione si era attestata su 8,9 miliardi di metri cubi.

Questa significativa produzione ha consentito sia di rafforzare i flussi diretti al fabbisogno interno, che nel periodo considerato hanno raggiunto quota 6,26 miliardi di metri cubi, sia la parte da destinare all’export, cresciuta sino a raggiungere i 4,59 miliardi di metri cubi e destinata per ora soprattutto ai mercati regionali come quelli di Egitto e Giordania.

Boom delle entrate dello Stato

L’aumento della produzione e della vendita del gas israeliano si è riverberato, ovviamente in modo positivo, sulle entrate derivanti dalle royalties.

Secondo i dati diffusi dal Dipartimento delle royalties del Ministero dell’Energia, e relativi sempre alla prima metà del 2022, gli incassi sono balzati in avanti del 48%, avendo raggiunto i 250 milioni di dollari contro i 165 raccolti nello stesso periodo del 2021. Inoltre, fa notare Al-Monitor, il favorevole tasso di cambio del dollaro ha ulteriormente rafforzato questo trend.

Gli investimenti sviluppati nei propri giacimenti si sono rivelati quanto mai proficui per Israele: stando ai dati del Ministero dell’Energia, dal 2004 ad oggi lo Stato ha incassato in royalties quasi tre miliardi di dollari.

Ma, come fa notare Amir Foster, direttore esecutivo della Israeli Natural Gas Trade Association, i flussi di cassa per lo Stato sono stati superiori, considerando che le royalties rappresentano solo una delle tre forme di prelievo effettuato sulle entrate del gas (le altre due sono la tassa sul reddito delle Compagnie proprietarie dei giacimenti e una tassa speciale aggiuntiva su petrolio e gas). Dall’insieme di queste tre fonti, lo Stato, secondo Foster, avrebbe incassato 5 miliardi di dollari.

Le previsioni che Foster fa per il futuro non possono che essere definite rosee, con entrate che raggiungeranno nel giro di cinque anni un importo mensile compreso in un range tra 202 e 237 milioni.

L’importanza di Leviathan e Tamar

Il solo giacimento di Leviathan, il più grande di Israele, ha consentito di raccogliere 137 milioni di dollari di royalties grazie soprattutto a un aumento della produzione che nel primo semestre del 2022 ha raggiunto 5,62 miliardi di metri cubi, pari ad un incremento del 27,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

Ben il 68% del totale della produzione di Leviathan è stato destinato all’export, che rappresenta il 77,4% del totale delle royalties raccolte dallo Stato.

Dati molto rilevanti si registrano anche sul fronte del giacimento di Tamar. Qui l’aumento della produzione ha raggiunto addirittura il 53,8%, mentre è boom delle royalties, che hanno raggiunto i 111 milioni di dollari per un aumento pari a ben l’85%.

Aumento considerevole dei profitti

I risultati della fiorente attività produttiva registrata nei giacimenti israeliani si misura anche con il corrispondente aumento dei profitti degli investitori.

In questo caso l’indicatore proposto da Al-Monitor sono i risultati del secondo quadrimestre per NewMed Energy, che controlla Leviathan per il 45,34%: sottratte le royalties, i profitti della Compagnia hanno registrato un aumento del 32%, dato che corrispondente a una cifra in dollari pari a 249 milioni, da mettere a confronto con i 189 milioni guadagnati nello stesso quadrimestre dell’anno scorso.

Complessivamente, nel primo semestre del 2022 NewMed Energy ha generato ricavi per 460 milioni di dollari, con un aumento del 23% rispetto al primo semestre dell’anno scorso.

Prospettive future: un segnale per l’Europa

I piani delle Compagnie che controllano i giacimenti israeliani vanno verso un’ulteriore espansione della produzione per andare incontro alla crescente domanda globale di gas naturale. E qui un analista delle Borse consultato da Al-Monitor intravvede prospettive quanto mai appetibili per l’Europa.

Secondo l’analista in questione, Israele è sul punto di compiere un “eclatante passo in avanti”. Nei prossimi sei mesi saranno prese le decisioni relative all’avvio della fase B dello sviluppo di Leviathan, che permetterà di passare dall’attuale soglia massima produttiva di 12 miliardi di metri cubi l’anno ai circa 21-22 miliardi.

Questi sostanziosi incrementi prospettano numerose opportunità in termini di export. Chi si accaparrerà il gas israeliano potrà contare tra l’altro, mette in rilievo l’analista, sulla stabilità delle forniture, in considerazione della presenza di consistenti riserve stimate in 1.000 miliardi di metri cubi, solo metà dei quali destinati al consumo interno.

Con un consumo annuale di 12 miliardi di metri cubi, Israele vede garantire le proprie esigenze energetiche per molti anni a venire. Ma anche per l’Europa i giacimenti israeliani potrebbero rappresentare un tassello importante della propria strategia di approvvigionamento, visto che, rileva l’analista, “nel giro di pochi anni … Israele sarà in grado di assicurare circa il 10% dei consumi di gas del continente”.

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