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Iren

Iren è un affare per Torino?

Il riacquisto del 2,5% di Iren avviene al costo di 2,53 euro ad azione. Una cifra superiore a quella della vendita, dello stesso 2,5%, decisa dalla sindaca Chiara Appendino. L'approfondimento di Repubblica

 

30 milioni di euro.

È tanto quanto costa il giochetto di azioni fra Città Metropolitana e Comune di Torino sull’ex municipalizzata di Torino.

Il costo – calcolato dal quotidiano Repubblica – deriva da scelte di vendita e riacquisto della partecipazione: il Comune di Torino, per far cassa, ha venduto nel 2018, il 2,5% di Iren, stessa partecipazione ora riacquistata da Città Metropolitana di Torino, che con il Comune faranno fronte comune nelle scelte dell’azienda. Andiamo per gradi.

IL RIACQUISTO

Partiamo dai fatti. Il 12 aprile Città Metropolitana di Torino, con il supporto di Intesa Sanpaolo, ha acquistato il 2,5% di Iren, la multiutility che si occupa di energia elettrica, gas, teleriscaldamento, servizi idrici integrati, servizi ambientali e tecnologici. Lo shopping è stato effettuato sul mercato, da investitori istituzionali.

LA VENDITA

Quel 2,5%, in realtà rappresenta la stessa quota che la sindaca Chiara Appendino, esponente del Movimento 5 Stelle, aveva deciso di vendere per far cassa nel 2018.

L’INCASSO DELLA VENDITA

Ai tempi a supportare il Comune di Torino nella vendita è stata Unicredit: la cessione avvenne al prezzo di 1,85 euro ad azione, a sconto del 4,4% sulla chiusura di Borsa. Grazie alla vendita, il Comune riuscì a portare nelle casse del Comune circa 60 milioni. La scelta, sottolinea Repubblica, depotenziava, però, “il portafoglio partecipazioni: il pacchetto di azioni Iren di Torino scende dal 16,3 al 13,80%, e la relativa erogazione di dividendi, nel giugno 2019 e in quello 2020, si ridurrà rispettivamente di 2,7 milioni e di 3 milioni”.

IL RIAQCUISTO

Depotenziamento che quest’anno ha spinto Città metropolitana a riacquistare quel 2,5%. Ma il prezzo del riacquisto è ben più alto: 2,53 euro ad azione, a premio dell’8,1% rispetto alla chiusura. Il costo dello shopping per le casse di Metro Holding Torino srl, veicolo della ex Provincia, pesa sulle casse ben 82,22 milioni.

I CALCOLI DI REPUBBLICA

I numeri parlano chiaro: il Comune di Torino ha incassato 60 milioni nel 2018, si è privato di cedole per 5,7 milioni e ora rispende 82 milioni. “Totale meno 27,7 milioni, che sommando un 1% stimato di commissioni pagate ad Unicredit per vendere e a Intesa Sanpaolo per comprare, portano lo sbilancio a 29 milioni”, scrive Repubblica.

LE MOSSE DI GENOVA

Ma Torino non è il solo. E anche a Genova ha sperperato denaro pubblico. “Volendo “sommare” altre perdite di soldi pubblici, si considerino i 10 milioni spesi dal Comune di Genova, socio di Iren e perfino sottoscrittore di un patto di sindacato con Torino, Reggio, Parma e decine di amministrazioni minori, per strapagare un analogo 2,5% di Iren comprato con blitz in Borsa il 18 dicembre, a soli 20 giorni dalla vendita del 2,5% torinese che alterava gli equilibri in Iren, dove fino ad allora i Comuni di Torino e Genova erano appaiati sopra il 16%. I genovesi strapagarono: 2,16 euro ad azione, un premio del 7,16% sui prezzi di Borsa con esborso di 70 milioni, 10 più di quanto appena incassato da Torino”, racconta Repubblica, aggiungendo: “Una telefonata avrebbe potuto far incrociare domanda e offerta: e trovandosi a metà strada, Torino avrebbe incassato 5 milioni in più, Genova speso 5 milioni meno. Ma incombeva il rinnovo del cda di Iren, e Appendino temeva colpi di mano. Quel cda, con ad il “genovese” Massimiliano Bianco ma presieduto dal “torinese” Renato Boero, si rinnova tra un anno”.

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