Nei giorni scorsi, Donald Trump ha annunciato l’uscita dall’accordo sul nucleare iraniano e promesso l’introduzione di nuove sanzioni a Teheran. La decisione a stelle e strisce, però, non avrà conseguenze solo sul rapporto tra America e Iran, ma influenzerà i mercati mondiali. Anche l’Italia potrebbe risentire delle delle mattane dell’inquilino della Casa Bianca.
Eni, per esempio, potrebbe non poter più investire in Iran e secondo Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, le nuove sanzioni andranno a rivoluzione il mercato del petrolio. Il prezzo del greggio, infatti, potrebbe presto cambiare: l’Iran potrebbe diminuire drasticamente le esportazioni, portando a una riduzione significativa dell’offerta di greggio.
LE VECCHIE SANZIONI
Ad imporre le sanzioni all’Iran è stato Barack Obama nel 2012, facendo scendere le esportazioni di petrolio di Teheran a circa 1,5 milioni di barili al giorno. Tutto però è cambiato nel 2015, con la riabilitazione sul mercato di Teheran, grazie proprio all’accordo sul nucleare siglato il 14 luglio del 2015 a Vienna, dai Paesi del cosidetto 5+1, ovvero dai membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU con potere di veto (Regno Unito, Francia, Stati Uniti, Russia e Cina, più la Germania).
Il trattato, di 100 pagine e 5 allegati, prevedeva la rimozione delle sanzioni internazionali imposte all’Iran (eliminazione e non sospensione), a fronte di una serie di restrizioni al programma nucleare di Teheran.
Da quel luglio, la produzione è poi aumentata di oltre 1 milione.
CON DECISIONE TRUMP CAMBIA PREZZO PETROLIO
A distanza di 3 anni tutto sta per di nuovo cambiare. “Ci sarà un importante impatto sul prezzo del greggio, perché ora l’Iran sta esportando circa 2,6 milioni di barili (al giorno), ma se torniamo ai tempi delle prime sanzioni, l’Iran esportava 1,5 milioni di barili al giorno”, ha detto Claudio Descalzi a Hadley Gamble della Cnbc, in occasione dell’ADNOC Downstream Investment Forum ad Abu Dhabi.
Con l’imposizione delle nuove sanzioni, “ci sarà una mancanza di 1 milione di barili di greggio nel mercato e questo avrà un impatto sul prezzo del petrolio, e anche sul bilanciamento di diversi grezzi”, ha detto l’amministratore delegato. “Perché 1 milione va in Europa e il resto in Estremo Oriente”, ha spiegato Descalzi: la stragrande maggioranza delle esportazioni petrolifere iraniane, oltre 1,5 milioni di barili, va in Cina, India, Giappone e Corea del Sud. Il Giappone e la Corea del Sud, come scrive la Cnbc, proveranno a strappare agli Stati Uniti la possibilità di continuare ad acquistare greggio iraniano.
LA DOMANDA CRESCERA’
“Abbiamo una domanda che aumenta da 1,6 a 1,7 milioni di barili al giorno alla media annuale, quindi creeremo un’interruzione in termini di costi e prezzi”, ha spiegato il numero uno del Cane a sei zampe. “E quando abbiamo questo tipo di situazione, il paesaggio diventa molto incerto”.
INCERTEZZA NEGLI INVESTIMENTI
Fare una previsione su quelli che saranno i prezzi del petrolio è difficile e questo influenza anche gli investitori.
“Per l’energia devi fare grandi investimenti”, ha aggiunto Descalzi. “E quando c’è molta incertezza, l’investimento non è facile da realizzare, ma ci sono così tante altre questioni geopolitiche, che il panorama è molto difficile da capire dove stiamo andando”.
IMPATTO MINIMO SUI PREZZI?
C’è chi la pensa diversamente. Alcuni analisti, infatti, sono convinti che le nuove sanzioni avranno un impatto minino sul mercato del petrolio, dal momento che Trump potrebbe ridurre le spedizioni petrolifere iraniane da 300.000 a 500.000 barili al giorno, ben lontane dai 1 milione e mezzo milione di barili di petrolio decisi dal predecessore.
ALLA RICERCA DI UNA SOLUZIONE DIPLOMATICA
Conseguenze a parte, non tutto ancora è perduto. Tutti i firmatari dell’accordo sul nucleare (Germania, Francia, Regno Unito, Russia e Cina) hanno infatti promesso di continuare a rispettare l’intesa. “L’Europa è ancora d’accordo, quindi penso che la diplomazia possa trovare una soluzione, perché l’Europa è il più forte alleato degli Stati Uniti e l’impatto principale delle sanzioni iraniane sta andando in Europa, poiché l’impatto delle sanzioni russe è andando a colpire l’Europa “, ha affermato Descalzi.