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Perché la rivoluzione dell’Ai ha bisogno di gas e cattura del carbonio

L'AI prometteva di ridurre le emissioni, ma i data center divorano energia: +400% entro il 2035. Rinnovabili e nucleare non bastano: serve anche il gas per evitare la deindustrializzazione.

L’Intelligenza Artificiale, salutata agli esordi come alleata nella lotta al cambiamento climatico, si sta rivelando un gigante dai piedi d’argilla sul fronte energetico. Se nel 2021 le stime indicavano l’AI come strumento per abbattere le emissioni del 5-10% entro il 2030, la realtà di oggi racconta una storia diversa. Nel solo 2024, i data center dedicati all’intelligenza artificiale hanno assorbito 415 TWh, pari all’1,5% del fabbisogno globale. Le proiezioni sono allarmanti: si prevede un balzo a 945 TWh nel 2030 e a 1.720 TWh nel 2035, un incremento del 400% in dieci anni che supera il consumo annuale dell’intero Giappone.

PRESSIONE CONCENTRATA SU USA, CINA E UE

Questo scenario, come evidenziato anche dall’ultimo World Energy Outlook dell’IEA, concentrerà la pressione su USA, Cina e UE, dove si localizzerà l’85% delle nuove installazioni.

In Italia, la situazione è già critica: a ottobre 2025 si contano 209 data center, di cui 73 a Milano, con richieste di connessione alla rete per oltre 66 GW, concentrate al Nord. Come riportato da Paolo Benanti sul Sole 24 Ore, questa fame di energia rischia di generare “costi sistemici” che si traducono in “aggravi per le famiglie” e fenomeni di “deindustrializzazione”, penalizzando i settori produttivi più energivori a causa dell’aumento dei costi.

RINNOVABILI E NUCLEARE: SOLUZIONI INSUFFICIENTI

Le risposte “digitali” (algoritmi più efficienti) e comportamentali non bastano a compensare una domanda fuori scala. Anche le rinnovabili, pur in crescita, mostrano i loro limiti: nel 2024 hanno coperto solo il 38% dell’aumento della domanda energetica, lasciando il resto a gas (28%), carbone (15%) e petrolio (11%). La non programmabilità di sole e vento e il ritardo sugli accumuli rendono queste fonti inadatte a garantire la continuità richiesta dai data center.

Il nucleare, spesso invocato come soluzione, sconta tempi lunghi di realizzazione. Inoltre, il parco reattori francese, cruciale per l’equilibrio elettrico europeo e italiano (fornisce il 15% della nostra elettricità), si avvia verso il fine vita entro il 2040, ponendo seri interrogativi sulla stabilità futura delle forniture.

IL RUOLO STRATEGICO DEL GAS E DELLA CCS

In questo contesto, il gas naturale emerge come l’unica fonte in grado di garantire stabilità e continuità, emettendo significativamente meno CO2 rispetto a carbone e petrolio. Da gennaio a ottobre, la produzione termoelettrica a gas in UE è cresciuta del 9% (+27 TWh), compensando le carenze delle rinnovabili.

Del resto, come ha ricordato qualche settimana fa l’AD di Snam Agostino Scornajenchi sul Corriere della Sera, «il 50% circa dell’energia elettrica è prodotto col gas proveniente da gasdotti, rigassificatori o stoccaggi, che oggi sono la vera batteria, perché erogano per 4 mesi e non solo per poche ore.” Le infrastrutture del gas sono inoltre pronte per accogliere vettori decarbonizzati come il biometano, in forte crescita in Italia (+18% nei primi 10 mesi del 2025), e per abilitare la tecnologia CCS (Carbon Capture and Storage).

La cattura della CO2 sta vivendo un momento di espansione, con 77 impianti operativi nel mondo (+54% in un anno) e una capacità destinata a quintuplicare entro il 2030. Un esempio concreto arriva dagli USA, dove Meta alimenterà un nuovo data center in Louisiana proprio con una centrale a gas dotata di CCS.

INVESTIMENTI NECESSARI PER EVITARE IL DECLINO

Tuttavia, il settore gas deve affrontare il declino naturale dei giacimenti, accelerato per shale gas e offshore profondo. Senza nuovi investimenti nell’upstream, il mondo rischierebbe di perdere ogni anno una capacità produttiva pari a quella di Brasile e Norvegia messe insieme.

Per reggere l’urto dell'”AI energy challenge” e garantire la sicurezza energetica, è dunque imperativo rilanciare gli investimenti nel gas, unica fonte capace di accompagnare pragmaticamente la transizione digitale ed ecologica.

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