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Bonaccini. Salvini

In Emilia-Romagna consumato troppo suolo “alluvionabile”. I report e le parole di Bonaccini

L'Emilia-Romagna è la regione che nel 2021 ha consumato più suolo in territorio alluvionabile. I report e degli esperti e la posizione del presidente della regione, Stefano Bonaccini (Pd)

 

Il 7,6% del territorio nazionale è suolo urbanizzato, suolo consumato. Un dato che per essere capito meglio va tradotto in termini assoluti: circa 21.500 km2, di questi 5.400, un territorio grande quanto la Liguria, riguardano i soli edifici che rappresentano il 25% dell’intero suolo consumato. Il 2021 è stato un anno in cui la corsa al consumo di suolo è aumentata sfiorando i 70 km2 di nuove coperture artificiali. Nel 2021 la copertura del suolo ha viaggiato al ritmo di 19 ettari al giorno, il valore più alto negli ultimi dieci anni, e una velocità che ha superato i 2 metri quadrati al secondo. E l’Emilia-Romagna è tra le regioni che ha consumato più suolo nel 2021.

COS’È IL CONSUMO DEL SUOLO

Il consumo del suolo implica una variazione da una copertura non artificiale (suolo non consumato)a una copertura artificiale del suolo. A valutare lo stato del consumo del suolo nel nostro paese ci pensa il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) operativo dal 14 gennaio 2017, è una rete che coinvolge le 21 Agenzie Regionali (ARPA) e Provinciali (APPA), oltre a ISPRA.

IL CONSUMO DEL SUOLO NELLE AREE A RISCHIO IDROGEOLOGICO

Secondo l’ultimo report Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici. Edizione 2022 dello SNPA (Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente) il consumo del suolo non si ferma nemmeno in prossimità delle aree a rischio idrogeologico. “La percentuale delle aree occupate da superfici artificiali (suolo consumato) nelle aree a pericolosità idraulica  è pari al 6,4% in aree a pericolosità elevata (HPH – High Probability Hazard) allagabili con tempo di ritorno tra 20 e 50 anni, 9,3% in aree a pericolosità media (MPH – Medium Probability Hazard) allagabili per eventi con tempo di ritorno tra 100 e 200 e al 11,1% per le aree a bassa pericolosità (LPH – Low Probability Hazard) allagabili con tempo di ritorno superiore a 200 anni”.

NEL 2021 IN EMILIA-ROMAGNA CONSUMATI 501,9 ETTARI IN AREE A PERICOLOSITÀ IDRAULICA

Andando a guardare i dettagli regionali la Regione con la percentuale maggiore di suolo consumato in aree a pericolosità idraulica è la Liguria (23% nelle aree HPH) ma sono in situazioni critiche anche le Marche, il Trentino-Alto Adige, Veneto, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Abruzzo, Campania e Sicilia, che superano il 9% nelle aree a pericolosità media. In particolare, a livello nazionale nell’ultimo anno, 991,9 ettari sono stati artificializzati in aree a pericolosità idraulica media (MPH), di cui 501,9 solo in Emilia- Romagna, 74,3 in Veneto e 69,1 in Piemonte.

LA LEGGE SULLA TUTELA DEL SUOLO DEL 2017

E questo è un dato molto interessante perché nel dicembre 2017 l’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna ha approvato legge regionale EMILIA ROMAGNA 21/12/2017, N. 24 (Disciplina regionale sulla tutela e l’uso del territorio) il cui obiettivo era limitare il consumo di suolo, frenare l’espansione delle città in nome della rigenerazione urbana e della riqualificazione degli edifici, e anticipare l’obiettivo del consumo di suolo a saldo zero fissato per il 2050 dal settimo Programma di azione ambientale dell’Unione europea. Tra gli obiettivi della norma c’era il contenimento entro il 3% del territorio urbanizzato di nuovo consumo di suolo. Inoltre, il consumo di nuovo suolo doveva essere consentito solo per i progetti capaci di sostenere lo sviluppo e l’attrattività del territorio.

NEL 2021 IN EMILIA-ROMAGNA CONSUMATI ALTRI 658 ETTARI DI SUOLO

Gli incrementi maggiori di consumo di suolo nel 2021 sono avvenuti in Lombardia (con 883 ettari in più), Veneto (+684 ettari), Emilia-Romagna (+658), Piemonte (+630) e Puglia (+499). Inoltre, nella classifica nazionale dei comuni più urbanizzati troviamo Ravenna seconda solo a Roma per incremento consumo di suolo nel periodo 2020-2021, con 68,66 ettari di incremento nell’ultimo anno. Nella classifica relativa alla sola Emilia-Romagna, dietro Ravenna troviamo i comuni di Reggio nell’Emilia (35,44 ha) e Ostellato (30,26 ha).

LA DENUNCIA DI LEGAMBIENTE: LEGGE DEL 2017 INADEGUATA

“I dati del rapporto ISPRA – scrive Legambiente Emilia – Romagna – confermano anche l’inadeguatezza della legge urbanistica regionale sulla tutela e l’uso del territorio: il corretto recepimento della legge a livello comunale attraverso la stesura e approvazione dei PUG (Piano Urbanistico Generale) imporrebbe la soglia di consumo pari al 3% della superficie consumata al 2017. Rielaborando i dati ISPRA, si trova che tale soglia è già stata ampiamente superata da 21 comuni che hanno prorogato più volte l’approvazione del PUG. Questa è la prova ulteriore di come la legge 24/2017, così come è stata progettata, non ha posto un freno al consumo di suolo”.

L’OPERATO DI BONACCINI E SCHLEIN IN EMILIA-ROMAGNA

Il Corriere fa notare che la legge 24/2017 è stata varata durante il primo mandato di Stefano Bonaccini mentre l’accelerazione del 2021 è arrivata quando alla vicepresidenza della Regione c’era Elly Schlein, oggi segretaria del Pd. Tra le deleghe dell’ex vicepresidente c’era anche il cosiddetto patto per il clima, e cioè il «coordinamento delle politiche di prevenzione e adattamento ai cambiamenti climatici e per la transizione ecologica». Questioni che indirettamente impattano il consumo di suolo e delle piogge eccezionali degli ultimi giorni.

PILERI: “L’EMILIA-ROMAGNA È LA REGIONE CHE HA PIÙ ESERCITATO CONSUMO DI SUOLO NELLE AREE ALLUVIONALI”

Il criterio del 3% di suolo consumabile è stato contestato anche dagli esperti. “Li avvisai che con le medie che già avevano, il 3% avrebbe fatto loro consumare negli anni successivi la stessa misura di suolo dei precedenti, aggravando il bilancio delle aree impermeabili – ha detto al Fatto Quotidiano Paolo Pileri, ordinario di Pianificazione territoriale ambientale al Politecnico di Milano -. La regione che ha più esercitato consumo di suolo nelle aree alluvionali è l’Emilia-Romagna, che ha costruito, nel 2020 e ’21, nelle aree definite a ‘pericolosità idraulica’”. Il prof. Pileri invoca una legge nazionale sul consumo del suolo. “Le piogge si scaricano sui territori indipendentemente dai confini amministrativi con cui noi li gestiamo; quindi, chi se ne frega dei piani urbanistici di Ravenna o Faenza quando le azioni che loro scrivono nei loro piani urbanistici sono incomparabili con la scala degli eventi ambientali, dobbiamo metterci in testa che le trasformazioni del territorio non possono essere gestite dai piccoli piani comunali – dice ancora al Fatto -. Noi continuiamo a giocare con i piani urbanistici comunali: non funziona. In questa polverizzazione decisionale, il singolo capannone sembra non contare ma la somma di tutti i capannoni produce un disastro.

IL CONSUMO DEL SUOLO PER FINI COMMERCIALI

“L’accelerazione nel numero di ettari cementificati del 2021 marcia di pari passo con il rimbalzo dell’economia regionale dopo la pandemia – scrive il Corriere -: nel 2021 l’Emilia-Romagna era uno delle cinque regioni già tornate sui livelli pre Covid. Segno che, in attesa di diventare davvero circolare, l’economia continua a procedere in modalità lineare, cioè bruciando nuove risorse, terreni compresi”. Infatti, Legambiente, commentando il rapporto Ispra, fa notare che oltre agli insediamenti abitativi “preoccupa l’avanzata del settore commerciale, in particolare del comparto della logistica, che in assenza di un quadro normativo più stringente e vincolante rischia di esaurire le scorte di suolo consumabile sottolineate in precedenza”.

LA POSIZIONE DI BONACCINI, PRESIDENTE DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA

Sui temi in questione è stato sollecitato il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini (Pd), dal Corriere della sera di ieri: “Lei è stato accusato di aver cementificato il territorio”. Ha risposto Bonaccini: «Guardi, non ho davvero un solo minuto per rincorrere autentiche bufale che abbiamo già smentito, come quella sui 55 milioni che non avremmo utilizzato: chi la ripropone se ne assumerà le responsabilità nelle sedi dovute. Quanto alla cementificazione, invece, si tratta di un problema reale, che in Emilia-Romagna siamo stati i primi ad affrontare approvando cinque anni fa una legge regionale sul consumo di suolo a saldo zero: abbiamo già stoppato nuove pianificazioni urbanistiche per oltre 11mila ettari di suolo, con la previsione di depianificarne altrettanti. Si tratta di una cura dimagrante senza precedenti. Da qui ai prossimi anni la priorità saranno la rigenerazione e il recupero dell’esistente, niente nuove costruzioni o nuovi quartieri. Serve, però, di più: oltre a fermare il cemento, occorre un piano nazionale che adegui strutture e infrastrutture a eventi estremi». Avete ricevuto 190 milioni per fare 23 casse di espansione ma a regime ne funzionano solo 12. «Negli ultimi tre anni – ha replicato Bonaccini – abbiamo finanziato 4.557 interventi di difesa del suolo per più di un miliardo di euro: il 72% è stato ultimato. Quanto alle casse di espansione, 14 sono funzionanti, le altre nove sono o in progettazione o in esecuzione, o ancora in gara di appalto. Non sono certo dimenticate in un cassetto. Considerata anche la procedura prevista per ognuna: progettazione, appunto, valutazione di impatto ambientale, autorizzazione dell’ufficio Dighe e messa in opera».

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