L’altoforno 2 dell’ex Ilva di Taranto non sarà spento. Il Tribunale del Riesame ha accolto il ricorso presentato dai commissari dell’ex Ilva di Taranto in amministrazione straordinaria contro la decisione dello scorso 10 dicembre del giudice Francesco Maccagnano di respingere l’istanza di proroga dell’uso dell’Altoforno 2. Si facilita così la trattativa tra ArcelorMittal e Governo Conte 2? Andiamo per gradi.
LA DECISIONE
Il Tribunale del Riesame di Taranto, in sede di appello, ha accolto il ricorso presentato dai commissari dell’Ilva, annullando la decisione del 10 dicembre del giudice Maccagnano e il provvedimento connesso del 12 dicembre.
Il collegio di giudici (presidente Licci, relatore Caroli, a latere Lotito) ha accordato la facoltà d’uso dell’Altoforno 2, subordinata all’adempimento delle residue prescrizioni, in tutto o in parte non eseguite, e ha di fatto ha concesso ai commissari più tempo per mettere a norma l’impianto, in virtù di un contratto siglato con Paul Wurth da 11,5 milioni di euro.
STOP ALLO SPEGNIMENTO
Questo si traduce nel fatto che domani non partirà l’ultima fase dello spegnimento dell’altoforno, che una volta spento non sarebbe più potuto tornare al suo normale esercizio. Non si sarebbe più potuti tornare indietro, dunque.
LE DISPOSIZIONI DEL GIUDICE
Nella decisione di non spegnere l’Afo 2, il collegio dei giudici ha fissato a decorrere dalla data di deposito dell’ordinanza, “sei settimane per l’adozione dei cosiddetti dispositivi ‘attivi’; a decorrere dalla data del 19 novembre 2019 nove mesi per l’attivazione del caricatore automatico della massa a tappare; 10 mesi per l’attivazione del campionatore automatico della ghisa; 14 mesi per l’attivazione del caricatore delle aste della Maf (Macchina a forare, ndr) e sostituzione della Maf”.
Le modifiche sono quelle che se attuate in precedenza avrebbero evitato l’incidente mortale subito dall’operaio 35enne Alessandro Morricella, investito da una fiammata mista a ghisa incandescente.
LA VECCHIA SENTENZA
Lo scorso 10 dicembre il giudice Francesco Maccagnano aveva deciso per la fine definitiva delle attività, negando la proroga della facoltà d’uso davanti, secondo il magistrato, inutili gli adempimenti richiesti dalla Procura della Repubblica nel 2015 e poi attuati. La decisione estrema si sarebbe trasformata da misura cautelare in una sanzione anticipata.
IL RICORSO
L’amministrazione straordinaria, proprietaria degli impianti gestiti da ArcelorMittal, ha presentato ricorso lo scorso 17 dicembre e la questione è stata discussa nell’udienza del 30 dicembre.
TRATTATIVE ARCELORMITTAL-GOVERNO SEMPLIFICATE?
La decisione del giudice potrebbe vere effetti positivi, poi, nella ripresa delle trattative tra ArcelorMittal e governo, che entro il 31 gennaio devono trovare un’intesa vincolante per il rilancio del sito siderurgico tarantino, come previsto dal pre-accordo del 20 dicembre scorso.
STOP A CASSA INTEGRAZIONE STRAORDINARIA
E ancora. Accogliere il ricorso significa anche scongiurare il rischio che l’attuale cassa integrazione ordinaria per un numero massimo di 1.273 lavoratori potesse diventare cassa integrazione straordinaria per 3.500 addetti (secondo le intenzioni di ArcelorMittal in trattativa con il Governo).