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Il cambiamento climatico esiste ma non è responsabile dell’alluvione in Romagna. Report

Che cosa emerge dallo studio del World Weather Attribution sull'alluvione in Romagna

 

“Il cambiamento climatico non ha avuto un impatto “significativo” sulla probabilità o sull’intensità delle recenti piogge”devastanti” e inondazioni” in Emilia-Romagna. A dirlo è uno studio condotto dalla Dr Clair Barnes, autrice dello studio e ricercatrice associata del Grantham InstituteImperial College London. L’evento meteorologico estremo che si verifica una volta ogni 200 anni e che ha causato 17 morti e 50.000 sfollati, non solo non sarebbe stato originato dal cambiamento climatico ma quest’ultimo non ha nemmeno avuto impatti sulla sua intensità.

LO STUDIO DEL WORLD WEATHER ATTRIBUTION

L’analisi è stata condotta da un team internazionale di scienziati del clima presso il World Weather Attribution. Lo studio voleva quantificare il ruolo svolto del cambiamento climatico nei nubifragi di maggio in Emilia-Romagna. Gli scienziati hanno utilizzato stazioni meteorologiche, concentrandosi sulle precipitazioni nel periodo dei primi 21 giorni di maggio 2023 in Emilia-Romagna e sulle precipitazioni massime accumulate in 21 giorni da aprile a giugno negli anni precedenti.

IL CAMBIAMENTO CLIMATICO NON HA RESPONSABILITÀ NELL’ALLUVIONE IN EMILIA-ROMAGNA

I risultati dello studio mostrano che il cambiamento climatico non ha apportato alcun “cambiamento significativo nella probabilità o nell’intensità di un tale evento”, in sostanza “non vi è effettivamente alcun aumento rilevabile delle forti precipitazioni in Emilia-Romagna in primavera”. Inoltre “nessuno dei modelli mostra alcun aumento o diminuzione significativa della probabilità o dell’intensità di questo tipo di evento di precipitazione”, ha detto la dott.ssa Clair Barnes, autrice dello studio e ricercatrice associata presso il Grantham Institute, Imperial College London.

È “RELATIVAMENTE INSOLITO” CHE LE PIOGGE ESTREME SIANO PIÙ PROBABILI A CAUSA DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO

Friederike Otto, docente senior presso il Grantham Institute dell’Imperial College di Londra, ha sottolineato come i dati raccolti restituiscano “chiaramente che in questa particolare regione, in questa particolare stagione, non vi è alcun aumento o diminuzione della probabilità che si verifichino piogge così abbondanti o dell’intensità”. E, inoltre, che è “relativamente insolito” che gli studi di attribuzione scoprano che le piogge estreme non sono state rese più probabili a causa del cambiamento climatico”.

IL MANIFESTO DELLA “WORLD CLIMATE DECLARATION”: 1500 SCIENZIATI CHE SOSTENGONO CHE L’EMERGENZA CLIMATICA NON ESISTA

Lo studio sembra confermare le tesi della World Climate Declaration. Un manifesto, firmato da più di 1500 scienziati di molte nazioni, che sostiene che non ci sia in atto una emergenza climatica e che l’impatto delle attività antropiche sul clima non sono tali da modificarlo. “La scienza del clima dovrebbe essere meno politica, mentre le politiche climatiche dovrebbero essere più scientifiche – si legge nel manifesto -. Gli scienziati dovrebbero affrontare apertamente le incertezze e le esagerazioni nelle loro previsioni sul riscaldamento globale, mentre i politici dovrebbero contare spassionatamente i costi reali così come i benefici immaginari delle loro misure politiche”.

MENO FIDUCIA AI MODELLI CLIMATICI PIÙ ATTENZIONE ALLA RILEVAZIONE EMPIRICA

I firmati, tra i quali anche numerosi scienziati italiani come Franco Prodi, Professore di Fisica dell’Atmosfera, Università di Ferrara, Alberto Prestininzi, Professore di Rischi Geologici dell’Università di Roma La Sapienza, Paolo Bonifazi, Ex Direttore dell’Istituto di Fisica dello Spazio Interplanetario (IFSI) dell’Istituto Nazionale Astrofisica (INAF) e Franco Casali, Professore di Fisica, Università di Bologna e Accademia delle Scienze di Bologna, sottolineano come “credere al risultato di un modello climatico è credere a ciò che i modellisti hanno inserito – si legge nel manifesto -. Questo è precisamente il problema dell’odierna discussione sul clima in cui i modelli climatici sono centrali. La scienza del clima è degenerata in una discussione basata su credenze, non su solide scienze autocritiche. Dovremmo liberarci dall’ingenua credenza nei modelli climatici immaturi. In futuro, la ricerca sul clima dovrà dare molta più enfasi alla scienza empirica”.

I FATTORI NATURALI E ANTROPICI CAUSANO IL RISCALDAMENTO E IL CAMBIAMENTO CLIMATICO

Gli scienziati evidenziano come il clima della Terra sia variato da quando il pianeta esiste “con fasi naturali fredde e calde. La piccola era glaciale si è conclusa solo nel 1850. Pertanto, non sorprende che ora stiamo vivendo un periodo di riscaldamento”. Inoltre il riscaldamento sarebbe molto più lento del previsto dall’IPCC. “Il divario tra il mondo reale e il mondo modellato ci dice che siamo lontani dal comprendere il cambiamento climatico”.

LA CO2 NON È UN INQUINANTE

Il manifesto ribalta anche il messaggio, martellante dagli anni ’90, per il quale la Co2 sia un inquinante. Per inciso uno dei maggiori responsabili del buco dell’ozono. “La Co2 non è un inquinante. È essenziale per tutta la vita sulla Terra – si legge nel manifesto -. La fotosintesi è una benedizione. Più CO2 è vantaggioso per la natura, rendendo più verde la Terra: più CO2 nell’aria ha promosso la crescita della biomassa vegetale globale. È anche un bene per l’agricoltura, aumentando i raccolti delle colture in tutto il mondo.

GLI SCIENZIATI SI OPPONGONO ALLA POLITICA DI “ZERO EMISSIONI DI CO2 ENTRO IL 2050”

Dunque, non essendoci alcuna emergenza climatica, il gruppo di 1500 scienziati si oppone “alla dannosa e irrealistica politica di zero emissioni di CO2 proposta per il 2050” perché “L’obiettivo della politica globale dovrebbe essere la “prosperità per tutti”.

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