L’annuncio della collaborazione tra Google DeepMind e Commonwealth Fusion Systems (CFS) sulla fusione nucleare, da poco reso noto, si inserisce dentro alcune tendenze più ampie, che vale la pena di riprendere.
In primo luogo, i termini economici e strategici, questa mossa riflette l’urgenza con cui le grandi aziende tecnologiche stanno cercando soluzioni di approvvigionamento stabili e massicce per i loro data center, anche attraverso scommesse di lungo e lunghissimo periodo.
D’altra parte, questa attenzione si riflette senz’altro nella filosofia del co-fondatore di DeepMind e oggi CEO di Google DeepMind, Demis Hassabis (nella foto). La startup nata a Londra nel 2010 è già nota per il suo impatto sulla scienza, di cui il Premio Nobel per la Chimica 2024 assegnato a AlphaFold è stato senz’altro il risultato più visibile. Hassabis stesso, in vari incontri pubblici, ha espresso la convinzione che la fusione nucleare e il solare saranno le due principali fonti di energia rinnovabile, pulita e quasi gratuita per i prossimi 20-40 anni. Risolvere il problema energetico, a suo avviso, porterebbe a un’era di “abbondanza radicale”, eliminando la scarsità di risorse e rendendo possibili soluzioni come la desalinizzazione a basso costo e la produzione illimitata di carburante per razzi interplanetari.
Va detto che la partnership tra Google DeepMind e CFS si inserisce in un contesto globale dove, più che in altre filiere, hanno una presenza anche gli europei. Si pensi alla startup tedesca Proxima Fusion, di cui è co-fondatore e CEO l’italiano Francesco Sciortino, che è il primo spin-out dell’Istituto Max Planck di fisica del plasma e che ha raccolto nel round Series A 200 milioni di euro col progetto di una filiera paneuropea attorno al suo stellarator. Di recente, questa e altre startup tedesche hanno esortato il governo tedesco a impegnare 3 miliardi di euro entro il 2029 per costruire impianti pilota, paventando il rischio che la Germania perda quest’opportunità senza un supporto pubblico in grado di incidere non solo sulla ricerca di base ma anche su un’applicazione commerciale su scala industriale. Il governo tedesco ha stanziato per ora fondi minori, ma comunque molto significativi.
La mossa di Google DeepMind si può inoltre considerare parte di un’altra tendenza più ampia: l’afflusso di ingenti capitali di rischio verso startup che vogliono applicare l’intelligenza artificiale alla trasformazione e accelerazione delle scoperte scientifiche in ambiti come la fisica, la chimica e la scienza dei materiali. Due esempi recenti sono Lila Sciences e Periodic Labs.
Lila Sciences è un laboratorio di intelligenza artificiale per la scienza fondato nel 2023 che ha recentemente superato una valutazione di 1,3 miliardi di dollari dopo aver raccolto 115 milioni di dollari da investitori, inclusa la divisione venture di NVIDIA. Lila vuole costruire “fabbriche scientifiche dell’intelligenza artificiale” con la generazione di dati scientifici proprietari attraverso esperimenti innovativi. Periodic Labs ha fatto parlare di sé, anche in un servizio dedicato sul “New York Times”, per via dei ricercatori che hanno lasciato OpenAI e Google DeepMind, come i co-fondatori, per impegnarsi in un nuovo progetto. Con 300 milioni di dollari in finanziamenti seed, Periodic Labs persegue la missione di accelerare la scienza con l’intelligenza artificiale.
In conclusione, l’impegno di Google DeepMind nella fusione nucleare si colloca nelle tendenze che abbiamo ricordato: la volontà di Hassabis di dominare, a livello pratico e comunicativo, i temi scientifici rispetto ai laboratori concorrenti, l’importanza dell’energia per il funzionamento dell’intelligenza artificiale, la diffusione sempre maggiore di tesi di investimento in cui l’intelligenza artificiale viene applicata a campi scientifici.
Quest’ultimo punto non va sottovalutato, per essere analizzato anche criticamente. Proprio quando cresce il dibattito sulla bolla per l’intelligenza artificiale, e mentre le aziende per assicurarsi ricavi e attenzione guardano anche ad applicazioni dell’intelligenza artificiale che confinano con un settore sempre florido come la pornografia, potrebbe diffondersi sempre di più lo “science-washing” a tutti i livelli. Anche per ripulirsi la reputazione.






