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Difesa

Anche in Germania si protesta contro i rigassificatori

Dopo aver inaugurato tre rigassificatori a tempo di record, il governo Scholz si sta impantanando sul terminale galleggiante di Rügen. Tutti i dettagli nell'articolo di Pierluigi Mennitti da Berlino.

Neppure la Germania è immune dalle proteste per i rigassificatori. Dopo l’inaugurazione a tempi di record di tre impianti sulle coste settentrionali del paese, il piano del governo tedesco si sta incagliando sul quarto terminal galleggiante, quello previsto sull’isola di Rügen.

IL RIGASSIFICATORE DI RUGEN

Gioiello naturalistico sul Mar Baltico, meta ogni anno di turisti alla ricerca di orizzonti puliti, oasi ecologiche e vacanze verdi, l’isola di Rügen è riuscita finora a coniugare numeri sempre più alti di vacanzieri con la tutela delle sue specificità naturalistiche. Il turismo è la sua principale fonte di ricchezza economica, in un Land come il Meclemburgo-Pomerania Anteriore altrimenti povero di risorse autonome.

Qui il governo ha individuato il quarto sito per un rigassificatore galleggiante, che originariamente doveva essere gestito dal colosso energetico Rwe. Ma le proteste degli abitanti sono scattate immediatamente, sostenute dalla discesa in campo di agguerrite associazioni ambientaliste e anche dallo scetticismo di fondo del governo regionale a guida Spd. lo stesso partito che esprime il cancelliere a livello nazionale.

L’opposizione del governo del Land è una novità, dal momento che il Meclemburgo-Pomerania Anteriore ha una lunga storia legata al settore energetico. Lungo la costa baltica sulla terraferma, peraltro non troppo distante da Rügen, insiste uno dei tre rigassificatori galleggianti già entrati in funzione, quello di Lubmin. E Lubmin è anche il terminal tedesco dei gasdotti Nord Stream 1 e 2, messi fuori uso dall’attentato alle tubature del settembre 2022, di cui si cercano senza grande successo mandanti ed esecutori.

Nelle acque del Baltico sono attivi diversi parchi eolici offshore e la stessa presidente del Land, Manuela Schwesig, assieme a collaboratori, ministri e a un suo predecessore combattono ancora con l’accusa di aver favorito, anche con la creazione di una fondazione pubblica, gli affari di Gazprom in terra tedesca.

Insomma, se c’è un Land che ha dimestichezza con gli impianti industriali legati all’energia, questo è il Meclemburgo-Pomerania Anteriore. Ma nel caso del rigassificatore di Rügen anche Schwesig e i suoi ministri si stanno mettendo di traverso, seppure con una certa prudenza.

LE PROTESTE DELLA POPOLAZIONE

Chi invece non ha usato alcuna prudenza è la popolazione dell’isola, che è scesa in piazza ripetutamente, manifestando contro il progetto fin dal primo momento. Una protesta dopo l’altra, protrattasi dall’inverno alla primavera, che ha raccolto sempre più adesioni, fino a portare nelle piazze delle cittadine principali anche diecimila manifestanti. Sono numeri enormi per una piccola isola.

E così il governo nazionale è andato un po’ in affanno, perdendo la sicurezza che ne aveva accompagnato le mosse sul fronte del Gnl fino quel momento. Il primo luogo individuato dal ministero dell’Economia per il rigassificatore di Rügen era di fronte a Sellin, sulla costa orientale, una delle più famose località balneari dell’isola, fra i principali centri turistici. Ma le proteste hanno costretto il ministro Robert Habeck a cercare un’altra area e la scelta è caduta su Mukran, porto

industriale collegato alla cittadina di Sassnitz. Il problema è che anche Mukran si trova sulla stessa baia di Sellin, sulla quale si affacciano anche altre realtà turistiche dell’isola, come Prora – l’ex complesso vacanziero ideato sotto il nazismo, mai inaugurato, finito in rovina e da qualche anno recuperato e ristrutturato da un’azienda turistica – e Binz, altra famosa cittadina balneare.

E quindi anche questo ripiego non ha convinto né gli abitanti né le associazioni ambientaliste. Se i primi temono ripercussioni sul turismo, i secondi denunciano i rischi ecologici per le riserve naturalistiche al largo dell’isola.

IL GOVERNO SCHOLZ PROVA A TRATTARE

Il governo federale ha provato a trattare con i politici locali e con cittadini e ambientalisti. Olaf Scholz e Robert Habeck si sono recati personalmente sull’isola, il ministro ci è andato da solo anche una seconda volta, la settimana scorsa. Ma se le posizioni dei politici si sono ammorbidite, e ora alcuni ministri coinvolti puntano su contropartite come prezzi più bassi per l’elettricità o incentivi fiscali, gli abitanti non ne vogliono sentir parlare.

Nel frattempo Rwe, che ancora a marzo aveva avviato i lavori preliminari esplorativi per il posizionamento delle navi rigassificatrici, ha successivamente manifestato la volontà di sfilarsi dal progetto. Ora pare che il governo l’abbia accontentata. Da Berlino, fonte ministero dell’Economia, si fa sapere che il piano rimane, così come la località di Mukran ormai prescelta, ma che l’impianto sarà più piccolo. Un ridimensionamento che ridurrà la capacità annuale da 18 a circa 10 miliardi di metri cubi di gas. Nel frattempo Rwe è stata esonerata e le navi saranno gestite privatamente dalla società Deutsche Regas.

Il progetto – ha fatto sapere un portavoce del dicastero di Habeck – è stato inserito nella legge sull’accelerazione degli impianti di gas naturale liquefatto e l’obiettivo è che il terminal sia disponibile per la fornitura invernale all’inizio del 2024.

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