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La Germania ha frenato (e ha vinto) il nuovo pacchetto Ue di sanzioni contro la Russia

Che cosa ha deciso l'Ue sulla Russia. Il punto di Sergio Giraldo tratto dalla newsletter Out

Se qualcuno avesse ancora bisogno di una plastica dimostrazione che “quando l’Italia ha un problema è un problema italiano, mentre quando la Germania ha un problema, è un problema europeo”, potrebbe approfondire quanto accaduto al tavolo delle trattative tra rappresentanti degli Stati membri incaricato di definire il quattordicesimo (!) pacchetto di sanzioni contro la Russia.

Settimane di tira e molla e stallo, non perché c’era la solita Ungheria “amica di Putin” a frenare, ma perché era Berlino a mettersi di traverso e la notizia è che ha prevalso.

Infatti è stata approvata la norma che vieta ai Paesi della Ue di riesportare il gas naturale liquefatto (GNL) che arriva nei porti europei dalla Russia e poi viene riesportato verso i mercati asiatici. In pratica finora la Russia ci ha usato come piattaforma commerciale, per un fatturato stimato di 8 miliardi di dollari. Con questa restrizione dovrebbe essere colpito circa un quarto di questo giro d’affari.

Ma è stata rimandata l’adozione della cosiddetta “No Russia clause” che avrebbe costretto le imprese esportatrici ad assicurarsi che i loro clienti non rivendessero poi le merci europee a clienti russi, sfruttando complesse triangolazioni. Una norma che esiste già, ma solo per particolari merci ma l’allargamento avrebbe danneggiato molte imprese tedesche costrette, dal timore di sanzioni, a inseguire anche le rivendite dei loro clienti. Così Olaf Scholz ha bloccato tutto, con disappunto dei Verdi.

“Riguarda l’economia tedesca, sono molto preoccupati”, ha riferito una fonte diplomatica a Politico.Eu.

Semaforo rosso anche sulla proposta della Commissione di impedire le triangolazioni dei beni di lusso (il cui export è oggi vietato in Russia) attraverso la fedele (a Putin) Bielorussia. Qualche miliardo di euro di prezioso fatturato di Audi, Mercedes e Bmw che né Berlino né Parigi vogliono perdere.

“Tengo famiglia”, avranno detto i tedeschi ai colleghi attoniti.

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